Lavoratori, lavoratrici,
Federmeccanica ha scoperto le sue carte: ci vuole togliere salario (75 euro mensili da restituire), aumentare l’orario, imporre la massima produttività, impedire di organizzarci e difenderci sui luoghi di lavoro. E ricatta: o si fa il contratto che vogliamo noi, o niente contratto.
È una dichiarazione di guerra. I padroni si sentono forti per l’appoggio totale del governo Renzi e la complicità dei burocrati sindacali. Fim e Uilm, si sa, sono da tempo disposti ad accettare tutto. Ma anche la Fiom sostiene che il contratto deve rafforzare “la capacità competitiva delle imprese”, ed è pronta a cedere sulla flessibilità degli orari, a subordinare gli aumenti salariali ai profitti delle aziende, a subìre la limitazione del diritto di sciopero e di organizzazione sindacale, etc.
Ancora una volta, è la politica dei ‘sacrifici necessari’ per ‘salvare l’economia nazionale’. Ma negli ultimi venti-trent’anni, accettando di fare sacrifici, che risultato abbiamo raggiunto? Sono aumentati solo sfruttamento, disoccupazione, precarietà, arroganza padronale.
È venuto il momento di dire basta e affermare con la lotta le nostre necessità:
1) nessuna restituzione di salario ai padroni;
2) aumenti salariali del 5% della retribuzione minima mensile – per accrescere il salario reale e contrastare il ricorso agli straordinari; valore dei contratti e degli aumenti erga omnes, con minimi salariali non derogabili eguali per tutti senza distinzione di impresa, di appalto, di settore;
3) divieto totale dei sub-appalti – per rafforzare l’unità tra i lavoratori, oggi ostacolata dall’esistenza di tante posizioni lavorative diverse e frazionate;
4) riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario – per ridurre la fatica di chi lavora e far crescere l’occupazione. Per cominciare: 35 ore effettive per i turnisti, 37,5 per i giornalieri;
5) cancellazione delle norme e delle prassi che colpiscono le lavoratrici – a cominciare da quelle che colpiscono le lavoratrici al ritorno dalla maternità;
6) no al welfare aziendale e all’allargamento degli spazi della sanità e del sistema pensionistico privati, accettati anche dalla Fiom; rafforzamento del diritto alla salute e alla pensione nel quadro del sistema sanitario e pensionistico pubblico, ripulito dalle controriforme di questi anni;
7) una diversa impostazione dell’età pensionistica e del calcolo dei coefficienti che metta per la prima volta all’ordine del giorno il calcolo della vita media per tipologia di lavoro;
8) pieni diritti per tutte le organizzazioni sindacali, denuncia di tutte le forme di limitazione al diritto di sciopero, reintegro dei lavoratori licenziati per rappresaglia;
9) abolizione della legge Bossi-Fini, e di ogni discriminazione contro i lavoratori immigrati.
Ritiriamo la delega ai burocrati sindacali di Fim-Uilm e Fiom che ci hanno portato da una sconfitta all’altra. Respingiamo le loro piattaforme perché non ci difendono dall’attacco padronale e governativo. Attiviamoci, auto-organizziamoci, come stanno facendo i facchini della logistica, organizzati con il SI Cobas. Stringiamoci nella lotta su una piattaforma che esprima le nostre necessità. Formiamo un fronte unito di lotta con i lavoratori delle altre categorie in scadenza di contratto: i bisogni di fondo sono gli stessi. La nostra forza potenziale è grandissima. Mettiamola in moto! Ricacciamo in gola ai padroni la loro arroganza! UNITI SI VINCE!
Il comitato promotore del coordinamento nazionale di lotta tra i lavoratori metalmeccanici