Sullo sciopero generale dei sindacati di base del 27 ottobre

Pubblichiamo qui un po’ di documentazione sullo sciopero di venerdì 27 ottobre, organizzato da Si-Cobas, CUB, Sgb, Slai-Cobas e altri organismi del sindacalismo di base.

Giornali e tv hanno oscurato questa giornata di lotta, che il governo ha attivamente sabotato (in parte riuscendoci) portando d’imperio lo sciopero nei trasporti da 8 a 4 ore.
Nonostante questo, almeno in tre grandi città (Milano, Bologna e Napoli) ci sono state manifestazioni di piazza significative e combattive, con il motore caldo dei facchini della logistica a trainare il tutto e la presenza attiva di lavoratori di altri settori e molti studenti. La forte denuncia partita dai cortei non si è limitata allo sfruttamento e iper-sfruttamento del lavoro, ma ha preso di mira anche il Jobs Act, la cosiddetta alternanza scuola-lavoro (che è educazione al lavoro interamente gratuito), le politiche anti-proletarie del governo Gentiloni, il razzismo contro i lavoratori e le popolazioni immigrate, le guerre scatenate dal capitalismo in crisi.

Dallo sciopero del 16 giugno (logistica e trasporti uniti) e da quello del 27 ottobre viene una spinta, perciò, non solo ad un fronte sindacale di lotta unitario che risponda con forza alla violenza crescente degli attacchi del capitale (un compito dal quale i sindacati confederali si tengono lontani come fosse la peste), ma anche ad una risposta politica organizzata contro il governo, contro i poteri forti europei, contro i sotto-poteri altrettanto parassitari delle regioni e degli enti locali. Una risposta di classe, internazionalista, rivoluzionaria perché questo sistema sociale decadente e sempre più brutale e distruttivo non è riformabile, va solo spedito tra i ferrivecchi della storia.

COMUNICATO SI COBAS BOLOGNA
Bologna: a migliaia nel corteo del S.I. Cobas per lo sciopero generale

In circa 2.000 si sono dati appuntamento sotto le Due Torri , simbolo storico della città di Bologna nel giorno dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base per il 27 Ottobre.

Erano lavoratori e lavoratrici del S.I.Cobas impiegati nelle grandi multinazionali della logistica e dell’autotrasporto, come SDA, DHL, TNT, UPS, GLS insieme a centinaia di soci-lavoratori impiegati nelle cooprative aderenti a LEGACOOP e a quelli provenienti dal modenese e  impiegati nel settore della macellazione carni. Presenti anche le lavoratrici delle pulizie dei grandi alberghi e i lavoratori del pubblico impiego, della sanità e della scuola.

A raggiungerli delegazioni provenienti da Parma, Reggio Emilia.

Il concentramento è stato presto raggiunto da uno spezzone partito da Piazza Verdi e animato da Precari, Studenti Universitari e Medi in lotta contro l’alternanza Scuola-Lavoro, insieme ai protagonisti della Lotta per il Diritto all’Abitare. A questo punto il presidio si è trasformato in un incontenibile corteo   percorrendo la centralissima via Castiglione con in testa i lavoratori in lotta di SDA-Poste Italiane che nelle ultime settimane sono stati protagonisti di scioperi e picchetti quasi senza sosta a livello nazionale.

Giunta all’altezza dell’incrocio con piazza Minghetti la testa del corteo è avanzata verso le Poste centrali di Bologna con l’intento di denunciare l’atteggiamento di chiusura di Poste Italiane rispetto alla trattativa SDA in cui a lavoratori presenti da anni nei magazzini di SDA, si voleva applicare il Jobs Act con la scusa del cambio appalto!

Jobs- Act e mancata tutela dell’art.18 che solo le lotte reali dei lavoratori del S.I.Cobas  hanno impedito di applicare nell’ambito del settore dei Trasporti e della Logistica. E non stupisce infatti che sia stato proprio  il padrone statale a volere tentare questo arretramento in termini di diritti e che la trattativa abbia trovato proprio su questo punto i maggiori ostacoli fra le parti.

Il corteo determinato ha quindi avanzato verso le Poste trovandosi di fronte un cordone di polizia che  ha provato a impedirne l’avanzata , ma che è dovuto indietreggiare di fronte alla determinazione dei lavoratori che neanche per un secondo hanno pensato di non poter raggiungere l’entrata delle poste, loro diretta controparte. Il corteo, che vedeva anche la partecipazione del coordinatore nazionale di S.I. Cobas Aldo Milani, è poi proseguito attraversando il centro cittadino, sfilando per Piazza Maggiore dove si sono susseguiti numerosi interventi , per poi proseguire verso Questura e Prefettura ,imboccando infine via Marconi all’incrocio con via Ugo Bassi dove si è tenuto un nuovo blocco che ha visto le migliaia di lavoratori seduti in presidio a ricordare le forme di lotta che quotidianamente vengono poste in essere davanti ai loro magazzini.

Numerosi interventi dei lavoratori e delle realtà presenti hanno quindi accompagnato il corteo fin sotto la sede della CGIL, difesa da un ormai attempato servizio d’ordine, che è stata bersagliata da uno spontaneo  lancio di uova mentre le urla del corteo accompagnate dai tanti interventi al microfono  denunciavano l’inerzia dei confederali in tanti anni di sfruttamento e la collaborazione di questo sindacato con le principali committenti e cooperative del settore logistica-trasporti, ma anche le politiche antiproletarie del governo in carica guidato dal Partito Democratico. Il serpentone dei manifestanti ha poi proseguito fino a Piazza dei Martiri dove si è tenuto il comizio finale chiuso da un vibrante intervento di Aldo Milani.

Si è trattato  di una giornata pienamente riuscita sul territorio bolognese che tuttavia è stata completamente silenziata da media e stampa cittadina, probabilmente preoccupati che il modello di sfruttamento emiliano basato sulla collaborazione tra industriali, cooperative, Cgil e Partito democratico , possa venire messo in discussione nel dibattito pubblico, ma sappiamo fin troppo bene che queste mosse lasciano il tempo che trovano quando nelle contraddizione del reale, dentro i magazzini, in coda al centro per l’impiego, sul posto di lavoro e nei quartieri popolari i lavoratori e i proletari si organizzano.

SCIOPERO GENERALE DEL 27 OTTOBRE
UN PASSO AVANTI PER LA RIPRESA DEL CONFLITTO DI CLASSE
Comunicato Si-Cobas Milano

La giornata del 27 ottobre, sciopero generale del sindacalismo di base, è stata per la sezione milanese del S.I. Cobas una giornata densa di iniziative di lotta estese su tutto il territorio metropolitano, senza un momento di tregua per tutta la giornata.

Il rinnovo del CCNL della logistica e la situazione politica nazionale e internazionale, da un punto di vista proletario, sono stati gli argomenti cardine delle centinaia di assemblee che, nei luoghi di lavoro, hanno preceduto lo sciopero. In questo modo la totalità dei lavoratori iscritti ha potuto percepirne le motivazioni e si sono creati i presupposti per una giornata di lotta partecipata da migliaia di lavoratori coscienti e determinati.

Allo scoccare della mezzanotte sono iniziati blocchi in tre magazzini della provincia, TNT di Peschiera Borromeo, Esselunga di Macherio e Ceva di Melzo. In tutti questi magazzini si è scelto di dare una risposta netta alle politiche antisindacali messe in atto dai padroni. Alla TNT di Peschiera Borromeo nei giorni precedenti lo sciopero un lavoratore occupato da dieci anni come facchino nell’hub è stato licenziato per la tardiva applicazione di una normativa sui carichi penali, ignorata fino ad oggi; inoltre in uno dei magazzini del comprensorio alcuni capi hanno ripetutamente strappato i manifesti dello sciopero generale provocando la rabbia dei lavoratori che hanno bloccato gli accessi per quattro ore.

All’Esselunga l’azienda e la cooperativa si rifiutano di riconoscere il sindacato, mentre alla Ceva le condizioni di lavoro seppur progressivamente migliorate risultano ancora ben al di sotto di quanto  sarebbe dovuto agli operai.

Finiti i picchetti i pullman organizzati dal coordinamento hanno raccolto i lavoratori per portarli al corteo previsto alle 9,30 in piazzale Medaglie d’oro. Il clima sui pullman era di entusiasmo nonostante le ore passate nella notte fuori dai cancelli e la stanchezza accumulata. Tra i cori e le chiacchiere da parte dei presenti il pullman di Peschiera Borromeo si è mosso nel lento traffico di  Milano fino a destinazione. “Oggi è la nostra giornata, è come una festa, certo si lotta, ma quando il padrone ti sfrutta tutti i giorni dell’anno una giornata come quella di oggi ti fa sentire libero e tutti gli operai lo sanno”, così, tra le tante voci, quella di un delegato dell’SDA, ha descritto nel miglior modo il sentimento che ha animato le migliaia di operai in arrivo a Milano.

Alle 9,30 piazza Medaglie d’oro era già piena di persone. C’erano lavoratori con le famiglie al seguito, perchè “questa lotta è anche per loro, se non lottiamo oggi, domani i nostri figli avranno un mondo senza diritti”. I diritti di cittadinanza per tutti gli immigrati, a cominciare dai figli nati in Italia, sono stati un tema ricorrente nelle assemblee di coordinamento per lo sciopero e la composizione intergenerazionale del corteo ne è stata la riprova.

Con l’arrivo di 7 pullman da Brescia e altri da Piacenza, Bergamo e Genova la piazza non poteva più contenerci, è partito così il corteo di 3000 persone e tra slogan e canti di lotta ci si è mossi verso il  centro. I delegati dei coordinamenti provinciali hanno gestito la testa del corteo, mentre si sono ripetuti interventi di lavoratori e solidali che hanno richiamato i contenuti sindacali e politici della giornata di lotta.

Si è arrivati così in piazza del Duomo dove nel frattempo erano confluiti gli altri sindacati di base. La piazza si è riempita di lavoratori, ma ancora una volta ad è emersa la carica dei facchini della logistica che irrompendo nel clima statico degli altri settori lavorativi tra canti e slogan, ha lanciato un forte segnale a tutti i presenti: l’unità di classe è possibile solo nelle lotte e non nelle discussioni tra vertici sindacali.

Tra gli interventi dei segretari delle sigle sindacali, quello del coordinatore nazionale del S.I. Cobas Aldo Milani, ha indicato i temi attorno ai quali si devono concentrare le nostre lotte se si vuole realmente portare avanti una politica proletaria e anticapitalista: la necessità di radicalizzare lo scontro nelle lotte sindacali senza avere paura di utilizzare metodi radicali, ma tradizionali del movimento operaio, come i picchettaggi, l’obiettivo della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario come risposta di classe all’attacco padronale a diritti e salari e al rifiuto del Job’s act e la lotta in SDA; il no alle guerre imperialiste e l’unità di classe con i proletari immigrati vittime nei paesi d’origine, nel mar Mediterraneo e nei lager di Stato in Italia e Libia.

Nel pomeriggio una delegazione di facchini ha partecipato insieme al collettivo “Milano in sciopero” ad un’iniziativa informativa all’Iper Portello e ad un corteo interno al supermercato per sensibilizzare i lavoratori a lottare per ribellarsi a condizioni indegne di lavoro ormai diffuse nel settore della grande distribuzione.

Si è chiusa così la giornata. Ora più forti e consapevoli di prima ci apprestiamo a lottare contro SDA per tutelare i posti di lavoro, i diritti acquisiti e l’art. 18 e a riorganizzarci per impedire il rinnovo del contratto nazionale della logistica nei termini negativi che vorrebbero padroni e sindacati complici (CGIL – CISL -UIL). I lavoratori che ormai da un decennio accendono la scintilla della lotta di classe nei magazzini del settore logistico non si faranno incalzare da padroni e servi, altre giornate di sciopero generale sono alle porte, la lotta non finisce qui.

SCIOPERO GENERALE! RILANCIAMO LA LOTTA DI CLASSE!
Csa Vittoria: sul corteo dello sciopero generale del 27 a Milano

Una splendida dimostrazione di forza e di orgoglio operaio e proletario si è avuta in piazza in occasione dello sciopero generale di venerdì scorso. Qualche migliaio di persone (duemila solo nello spezzone SI Cobas) ha bloccato la città con due cortei che si sono poi congiunti in Duomo, riempiendo la piazza delle rivendicazioni e delle lotte dei lavoratori in corso e preannunciando le battaglie future. Così come Milano, anche le altre principali metropoli sono state attraversate dalla determinazione operaia, non più comprimibile nell’angolo in cui padronato e governi la volevano costringere schiacciandolo con il peso della crisi sistemica del capitale. Un protagonismo che si è riversato nelle strade, dando un segnale univoco e chiaro.

E’ stata infatti una giornata che ha dato un segnale di unità, dimostrando che è possibile superare steccati e parzialità e che occorre più che mai un passo diverso per dare un forte peso alle rivendicazioni salariali e vertenziali e per riprendersi la dignità. Questa la vera discontinuità rispetto al passato, che ha avuto inizio con lo sciopero generale del giugno scorso dei trasporti e della logistica, che è appunto rappresentata dal tentativo politico di ricomporre, dopo anni di frammentazione, le sigle del sindacalismo conflittuale in un’unica piattaforma di lotta.

Ma non si pensi che si tratti di solo di lotte vertenziali o di rivendicazioni dal corto respiro e di poca prospettiva. Ormai infatti i cortei hanno ripreso a parlare di “classe” e di lotte per riprendersi il futuro, rifiutando un presente basato su sfruttamento intensivo, tagli e crisi che preludono a licenziamenti e disoccupazione, Jobs Act…Questo quanto ci restituisce questa importante giornata di lotta: l’unità e il conflitto di classe sono gli unici strumenti per dare una risposta più complessiva e intrinsecamente politica all’attacco che quotidianamente il padronato conduce nei confronti del lavoro.

Il percorso è appena cominciato. Sta a tutti, sindacati di base, realtà politiche, militanti, comprendere che lo sforzo è grande ma necessario. Ribadiamo infatti ciò che già scrivevamo nel lancio dello sciopero: è ora e tempo di porsi l’obiettivo di avere un ruolo politico di organizzazione e direzione delle lotte, per dare concretezza di obiettivi e prospettive più generali all’intera classe e ai settori sociali che vogliano farsi carico di una risposta alla riorganizzazione padronale facendo vivere, vertenza su vertenza, lotta dopo lotta, a partire dai bisogni materiali di milioni di uomini donne e giovani proletari, un immaginario di trasformazione rivoluzionaria dell’esistente.

Questo il compito che ci aspetta.

I compagni e le compagne del C.S.A. Vittoria

27 ottobre a Napoli: un segnale importante
Si Cobas Napoli – Caserta

Nella giornata dello sciopero generale del sindacalismo di base anche la piazza napoletana ha risposto con una giornata di lotta importante e significativa.

Nelle settimane successive l’assemblea di Milano, le forze sociali e politiche proletarie della città hanno costruito lo sciopero con due iniziative.

Dall’alba del 27 lavoratori SiCobas della TNT, delegazioni di altre vertenze (Fiat, movimento disoccupati 7 Novembre) e solidali  (Laboratorio Politico Iskra, Napoli Direzione Opposta, FIR, Ex-Opg Occupato) hanno bloccato l’asse mediano per circa 2 ore interrompendo il flusso delle merci in entrata e in uscita dalla zona ASI di Teverola-Carinaro, per poi spostarsi fuori  il magazzino della TNT fino alle 9:00 in risposta ai tentativi in atto in queste settimane da parte della cooperativa Alice di annullare le conquiste strappate in questi anni dal SI Cobas e svuotare i contenuti dei due accordi  nazionali “Fedit”.

Poche ore dopo due cortei (uno partito da Piazza Garibaldi e composto da lavoratori SI Cobas, CUB e SGB, licenziati, disoccupati del Movimento di Lotta “7 Novembre”, precari e studenti della zona flegrea, lavoratori e braccianti immigrati provenienti da Castelvolturno, l’altro dal resto del movimento studentesco cittadino) sono confluiti su Corso Umberto, unendosi e formando un unico corteo di circa 3000 persone che si è diretto all’interno del Porto di Napoli sfilando per oltre un’ora in solidarietà ai licenziati dei Terminal container Conateco e Soteco.  Giunti a Piazza Municipio, mentre il grosso del corteo si scioglieva, il SI Cobas assieme a un gruppo di solidali si  recava nell’adiacente via Medina per sostenere la trattativa, fissata alle ore 13,00, dei licenziati Hitachi con l’agenzia interinale Quanta: quest’ultima, intimorita dal corteo, in un primo momento aveva deciso di annullare l’incontro adducendo ridicole e pretestuose ragioni di “ordine pubblico”, grazie alla determinazione dei lavoratori e dei compagni ha infine accettato di ricevere la delegazione del SI Cobas che ha ribadito che una soluzione per i 4 licenziati può esserci solo a condizione di garantire loro una ricollocazione stabile e a salario pieno.

Questo dato fotografa una significativa evoluzione del livello di coordinamento tra le varie realtà che hanno aderito alla giornata di mobilitazione, basato sulla condivisione degli obiettivi (bloccare la produzione e la circolazione di merci) e delle parole d’ordine (su tutte il NO al Jobs Act e allo sfruttamento gratuito nelle scuole spacciato per “alternanza scuola-lavoro) e ha consentito un’ottima riuscita dell’intera giornata di mobilitazione. La straordinaria partecipazione studentesca allo sciopero del 27 ottobre su contenuti chiaramente classisti indica come l’unità di lotta tra studenti e lavoratori sia oggi un obbiettivo non solo praticabile, ma anche necessario.

Un segnale importante, sopratutto per la città di Napoli che rispecchia a pieno le diversità del Sud rispetto il resto del Paese per la composizione di classe e del sistema produttivo, se si considera ad esempio l’esercito disarmato di oltre un milione di disoccupati campani: 650 mila i disoccupati che hanno smesso di cercare lavoro e 400 mila quelli ancora in cerca di occupazione (Inps 2016) parallelamente al; crollo dei contratti a tempo indeterminato di 55 mila posti di lavoro tra il 2015 e il 2016; boom impressionante dei voucher (+ 43,7 per cento in un anno, dati Cgil Campania) da 2,9 milioni del 2015 ai 4,2 milioni del 2016; Programma nazionale “Garanzia giovani” che apriva le porte a tirocini retribuiti con fondi pubblici nelle aziende, terribilmente fallito.

A questi dati impietosi si affianca lo sfascio del trasporto e della sanità pubblica e la precarietà permanente in cui versano migliaia di lavoratori delle aziende partecipate dagli enti locali. Un disastro di dimensioni colossali che chiama in causa non solo le evidenti responsabilità della Regione a guida PD , ma anche l’opportunismo di una giunta comunale che nei giorni di festa evoca “rivoluzioni arancioni” ma quotidianamente si dimostra ogni giorno di più supino ai vincoli e ai parametri di stabilità voluti dai padroni e imposti dall’UE e dal governo Gentiloni.
In questo quadro, tante realtà (pur provenienti da esperienze diverse) si sono nuovamente interrogate sulle pratiche dello sciopero classiche e sul come questo si possa declinare anche dal punto di vista cittadino e metropolitano. Una giornata di confronto e condivisione che può rappresentare un momento importante per una ripresa della mobilitazione nel mondo del lavoro e del non lavoro in grado di contrastare sfruttamento, precarietà, disoccupazione, licenziamenti indiscriminati in un quadro più complessivo di opposizione alle politiche europee e nazionali di massacro e rapina sociale, collegato  allo sciopero nazionale.

Un segnale di unità vera che mette al centro l’importanza e la necessità di convergere in appuntamenti di sciopero unitari che blocchino davvero il paese e che siano capaci di inaugurare una nuova stagione di lotta e partecipazione di tutti i settori sfruttati: lavoratori, precari, disoccupati, settori proletarizzati dalla crisi.

In quest’ottica, il SI Cobas, anche nelle città dove più debole è la spinta del movimento dei facchini, si caratterizza sempre più come elemento di coagulo e punto di riferimento per le lotte reali e i settori più avanzati della classe.

Il riuscito sciopero alla FCA di Melfi, promosso da operai non aderenti alle sigle promotrici della giornata del 27, è una chiara dimostrazione di come i contenuti di questo sciopero andassero ampiamente al di la degli steccati di sigla e dalle logiche di autorappresentazione dei ceti sindacali, ed è un ottimo viatico per una ripresa della mobilitazione anche nel gruppo Fiat, roccaforte del Modello-Marchionne dove già nelle prossime settimane si annunciano nuove ristrutturazioni antioperaie a partire dallo stabilimento di Pomigliano d’Arco.

Come sempre, noi dopo lo sciopero non torniamo a casa ne ci rintaniamo nelle nostre sedi in attesa del prossimo “evento nazionale”. Il movimento dei facchini della logistica ci ha dimostrato ed insegnato che con la lotta quotidiana è possibile scardinare i piani del capitale e le sue stesse leggi, e l’offensiva padronale in corso da due mesi in SDA contro un movimento operaio che ha osato imporre con la lotta la disapplicazione del Jobs Act in centinaia di magazzini dimostra quanto alta sia la posta in gioco nella partita che nelle prossime settimane vedrà misurarsi il SI Cobas coi padroni della logistica sia sulla vertenza alla SDA di Carpiano che sul rinnovo del CCNL. Vincere ancora una volta è possibile, e si tratterebbe di una vittoria di tutto il movimento di classe: in un quadro di debolezza del fronte operaio quale quello attuale, più si estende e si rafforza l'”anomalia” presente nella logistica, più questa anomalia potrà essere capace di fungere da esempio vincente per le altre categorie e gli altri settori.

Lo sciopero del 27 è stato purtroppo in parte “azzoppato” dalle precettazioni imposte da Del Rio nei cosiddetti “servizi di pubblica utilità” (in primis i trasporti e il pubblico impiego: ciò da un lato è la riconferma dei piani del governo e dei padroni tesi a svuotare e rendere innocuo e inoffensivo lo strumento dello sciopero; dall’altro impone una severa e profonda riflessione all’intero mondo del sindacalismo di base, a partire dal cartello di sigle promotrici del 27 ottobre, sulla necessità di trovare strumenti di lotta adeguati per aggirare e forzare la camicia di forza delle normative antisciopero.

La grande partecipazione e attenzione che abbiamo registrato allo sciopero del 27 ottobre ci carica di compiti e responsabilità che vanno ampiamente oltre i nostri confini e il nostro attuale perimetro di azione: per questo, già nelle prossime settimane lavoreremo alla costruzione di momenti di confronto e di lotta unitari, partendo dall’assunto che l’unità dei lavoratori e delle lavoratrici  non si proclama ma si costruisce quotidianamente, stando fianco a fianco nelle lotte e dotandosi di piattaforme e contenuti capaci di contrastare realmente l’attacco dei padroni e dei loro governi: questa è la sfida che i nostri militanti a Napoli accettano insieme a tanti proletari e tanti altri compagni e compagne.

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