Il sistema Fincantieri: schiavismo, razzismo, mafia, tangenti ai dirigenti

Questa presa di posizione, che pubblichiamo in italiano e in inglese, e’ stata distribuita ai lavoratori Fincantieri – dipendenti diretti e lavoratori degli appalti – lo scorso 27 novembre. A questo link e’ possibile scaricare il volantino originale, tradotto anche in romeno e in albanese; qui e’ invece disponibile la versione in arabo.

La coraggiosa denuncia di alcuni operai bengalesi e albanesi ha costretto la magistratura e la guardia di finanza di Venezia ad aprire un’inchiesta sulla Fincantieri di Marghera, e a scoprire quello che noi denunciamo da anni.

  1. Schiavismo e supersfruttamento: operai e operaie pagati anche 3-4 euro l’ora; orari di lavoro di 10, 12, 14 ore al giorno; niente ferie, niente malattia, straordinari non pagati, poche misure di sicurezza sul lavoro.
  2. Razzismo: la gran parte di questi operai e operaie sono immigrati da tutto il mondo, costretti ad accettare queste infami condizioni per ottenere o conservare il permesso di soggiorno, o sono immigrati dal Sud Italia per sfuggire alla disoccupazione. Fincantieri ne approfitta.
  3. Mafia: diversi titolari delle ditte di appalto e sub-appalto appartengono a giri mafiosi, e sono mafiosi i metodi con cui vengono ricattati gli operai per costringerli ad accettare buste paga false, e a lavorare tanto e velocemente – per questo alcuni di loro assumono anche droghe.
  4. Tangenti e corruzione – 12 tra i massimi dirigenti dello stabilimento e del gruppo (Quintano, De Marco, Reatti, Cardella, etc.) sono accusati di avere imposto ai padroni delle ditte di appalto e sub-appalto un sistema di tangenti in denaro (fino al 10% del valore delle commesse) e in regali (orologi con brillanti, smartphone, champagne, penne Montblanc, tablet).

La Fincantieri, a cominciare dal superboss Bono, fa finta di niente. Con i mezzi finanziari che ha, è sicura di insabbiare l’inchiesta. Intanto, tutti gli accusati restano ai loro posti.

Fim e Uilm, più servili che mai, restano mute. La Fiom chiede a Fincantieri di rispettare gli “accordi di legalità” che per Bono&Co. sono solo carta straccia – la cosa non serve a nulla.

È grave, però, anche il silenzio e la passività degli operai italiani dipendenti diretti di Fincantieri. Se credono di difendere in questo modo la propria condizione, si sbagliano di grosso. Certo, qualcuno diventerà capo-reparto, ma un passo dopo l’altro super-sfruttamento e metodi mafiosi toccheranno anche a loro!

Una sola è la via da battere: organizzarsi, auto-organizzarsi, lottare uniti contro questo sistema, operai degli appalti e operai Fincantieri, prendendo esempio dalle lotte dei facchini e dei driver immigrati e italiani della logistica, organizzati intorno al SI Cobas e altri sindacati di base, che con il loro coraggio e i loro scioperi hanno migliorato molto la loro condizione.

***

The Fincantieri System

Due to some Bengali and Albanian workers’ courageous denunciation, the judicial authority and the finance police were recently forced to open up an inquiry into Marghera’s Fincantieri, resulting in what we’ve actually been denouncing for years.

  1. Slavery and super-exploitation: women and men working for as little as 3-4 euros per hour 10 to 14 hours a day with no leave benefits nor sick pay, and working unpaid overtime with few safety measures.
  2. Racism: Fincantieri takes full advantage of these workers being immigrants from all over the world forced by the Italian state legislation to accept whatever infamous working condition in order to get or keep their residence permits, which, essentially, also applies to vulnerable Southern Italians escaping from unemployment.
  3. Mafia: several subcontractor and sub-subcontractor companies belong to mafia organizations. Just as mafia type is the blackmailing of workers into accepting fake pay slips ands frantically toiling for long hours, sometimes resorting to yaba pills Hitler’s drug.
  4. Bribery and corruption – twelve Marghera’s Fincantieri top executives, the likes of Quintano, De Marco, Reatti and Cardella, have been accused of setting up a bribery system forcing subcontractors and sub-subcontractors to give them money (as much as up to 10% of an order) as well as expensive presents including diamond watches, smartphones, Champagne wine, Montblanc pens, tablets and so forth.

Fincantieri and its boss Bono have turned a deaf ear. They are confident they can pay a jolly lot of hush money and cover up the investigation. Meanwhile, all accused managers are comfortably retaining their positions. More servile than ever, FIM and UILM unions are keeping their mouths shut, while FIOM has humbly asked Fincantieri to stick to “legality protocols”, which Bono & Co. regard as little more than toilet paper – a request of no use at all.

However, Fincantieri’s Italian direct employees’ silent and apathetic attitude is just as worrying. They would be awfully wrong if they believed they’re defending their conditions in this way. Some might be promoted to be a foreman all right, but little by little their turn will come for super-exploitation and mafia style methods.

There is no other way but workers’ organization: their self-organizing and fighting against the Fincantieri system – both contract workers and Fincantieri direct employees together. They can now follow the example of immigrant and Italian porters and drivers’ struggles in the logistic sector, for they have managed to improve their conditions greatly by organizing themselves around the Si-Cobas and other rank-and-file unions and relentlessly and bravely going on strike.

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri – piazzale Radaelli 3, Maghera

comitatopermanente@gmail.com

 

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