Altri 750 miliardi sulla schiena dei lavoratori di tutta Europa (e non solo)!

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Ci siamo: il progetto della Commissione von der Leyen è diventato realtà. Ci vorrà ancora qualche mese, e si abbatterà sulle schiene dei lavoratori di tutta Europa e sulle schiene degli oppressi dei paesi dominati e controllati dall’Unione europea, un macigno dal terribile peso di 750 miliardi di nuovo debito di stato che dovremo ripagare per decenni, con gli interessi – a meno che non rovesciamo il tavolo e facciamo a pezzi il suddetto progetto.

Dovremo ripagare a chi? Elementare: ai padroni dei debiti di stato. Cioè a quella masnada (detta élite) di banchieri, finanzieri, imprenditori, speculatori “puri”, super-burocrati civili e militari super-pagati, capi mafia, etc., che hanno nella loro disponibilità, in ogni paese europeo, la quasi totalità dei titoli di stato, che ora si arricchiscono di una nuova figura: i titoli del debito UE, di questo finto-vero-finto super-stato.

Gli europeisti – quelli che sognano un’Europa potente, unita, super-armata, capace di competere da pari a pari con Stati Uniti e Cina, o almeno di non sfigurare davanti alle due maggiori potenze – hanno di che gioire. Appena passata l’ebbrezza della “storica decisione”, in Italia, come del resto altrove, hanno tirato fuori i coltelli per contendersi in una lotta all’ultimo furto (maxi-furto) la massima fetta possibile dei 209 miliardi assegnati all’Italia. Non è neppure escluso che proprio per effetto del furioso scontro che si è innescato per la spartizione del bottino, a cui anche l’opposizione di centro-destra guarda assatanata (“vogliamo la nostra parte!”, siamo tutti fratelli d’Italia, no?), il governo Conte 2 possa saltare per aria. Nulla è escluso, quanto agli equilibri politici. La sola cosa da escludere, sul piano sociale, è che dalla suddetta “storica decisione” ne possa trarre beneficio la massa dei lavoratori salariati autoctoni e immigrati, e dei finti lavoratori/lavoratrici autonomi. Per loro è in arrivo un’altra raffica delle famigerate “riforme”, la cui durezza sarà proporzionale al gigantesco sforamento del deficit previsto per il 2020 (+25 punti di Pil, almeno), e al nuovo, non meno vertiginoso, balzo dell’indebitamento dello stato. I 750 miliardi del prestito UE, i 209 miliardi per l’Italia, dovranno uscire dai loro muscoli, dai loro nervi, dalle loro ossa, dai loro cervelli, e costeranno decine di migliaia di vite. Loro, cioè: noi.

Ce ne sarebbe abbastanza, per chi dice di riconoscersi nelle necessità delle classi lavoratrici, per lanciare un urgente appello ad un fronte di lotta comune di tutti i lavoratori e le lavoratrici di Europa – di comune lotta frontale ai propri governi, ai propri stati, all’Unione europea e ai grandi usurai padroni del debito di stato, denunciando la natura di classe del debito di stato/UE, avanzando con forza le proprie rivendicazioni a difesa della salute, dell’occupazione e del salario, per la drastica riduzione del tempo di lavoro, a fronte dell’incremento devastante della disoccupazione alle porte, e ponendo la questione di una patrimoniale straordinaria pesante alla scala europea sulle ricchezze accumulate dalla classe sfruttatrice in decenni di speciale torchiatura e svalorizzazione del lavoro.

Ed invece, se un Landini non batte ciglio davanti alla decisione dell’UE di scagliare questo macigno addosso alla classe-che-vive-di-lavoro (salariato) e nella sua imperturbabilità da bonzo, propone altri patti (a perdere) sia al governo che alla Confindustria, tutto ciò che arriva dall’extra-sinistra è una serie di maledizioni verso la Germania, i tedeschi, gli avidi paesi del Nord dell’Europa, in una serie di esibizioni sconce di sotto-nazionalismo che al confronto un ciarlatano come Paragone sembra un vero capo politico (a proposito, “compagni” rosabruni, ora che un partito anti-euro è stato fondato, perché non correte ad iscrivervi? un po’ di vergogna? e perché mai? non state forse ripetendo da anni, senza nessuna vergogna, le argomentazioni del duo salviniano Bagnai-Borghi?). Ancora con la nenia dell’Italia colonia/semi-colonia, che – guarda caso, come ha provato di recente in un pregevole testo, dati alla mano, D. Moro – è arrivata al massimo dell’esportazione di capitali e della proiezione mondiale del capitale nazionale proprio nel ventennio dell’euro? Ancora a frignare sull’egoismo di questi e di quelli (stranieri, si capisce), come se i rapporti tra stati capitalistici e banche potessero essere regolati da qualcos’altro che il nudo interesse monetario e i rapporti di forza? Ancora, indecentemente, a imprecare contro lo “straniero”, dimenticando sempre il ruolo determinante del capitale di “casa nostra” nella fissazione delle regole europee come regole anti-operaie? Avete mai sentito parlare di Draghi, Monti, Prodi, Ciampi, Amato, Berlusconi, etc. etc.? Vi siete mai chiesti a che livello di profondità è arrivata la spoliazione delle popolazioni dei Balcani per opera di Unicredit, tanto per dirne una? O quanto l’Eni, la Finmeccanica e le altre grandi industrie di stato c’entrino nelle sventure terribili che affliggono le popolazioni del Libano, dell’Iraq, della Palestina, della Libia, della Siria, dell’America del Sud? Sognatori di un’Europa euro-mediterranea, guidata dal capitalismo italiano, che possa contendere spazi di mercato e di dominio all’Europa franco-germanica, l’imperialismo è sempre l’imperialismo degli altri, vero?

Altri, invece, molti anche nel sindacalismo cosiddetto di base, fanno finta di non capire quello che sta avvenendo, la cauzione posta con l’ulteriore carico da 750 miliardi sulla vita dei lavoratori nei prossimi decenni, sono affari che “non ci riguardano”, non ci sporchiamo le mani con faccende da capitalisti… li senti, e non sai se è più infantilità o economicismo, o l’una e l’altra cosa insieme, e all’ennesima potenza.

Per quanto ci riguarda, ci permettiamo di riproporre tale quale quello che scrivemmo mesi fa (il 28 maggio, per l’esattezza) su questo sito non appena la von der Leyen presentò la sua proposta. Una posizione di principio? Certo. Ma insieme una precisa rivendicazione politica, riguardante l’intera classe e il suo rapporto con la classe sfruttatrice (e il resto della società), interamente consegnata alla ripresa in grande della lotta di classe degli sfruttati che noi, con certezza incrollabile, attendiamo. E che altrove – vedi Stati Uniti, vedi America del Sud, vedi Libano, vedi Iraq, vedi India… – già è in corso, nonostante la pandemia. Per chi volesse ulteriori dettagli, siamo qui.

Recovery Fund: altri 750 miliardi sulle spalle dei lavoratori!

Il gran giorno degli europeisti è arrivato: ieri, 27 maggio la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha presentato la sua proposta per il Recovery Fund su cui si dovrà pronunciare il vertice dei capi di Stato e di Governo previsto per metà giugno. Con questa “storica” decisione, se verrà approvata, l’Unione europea aggiungerà al già pesantissimo debito pubblico esistente un nuovo colossale fardello di 750 miliardi di euro che, al pari di quello pregresso, graverà sulle spalle dei proletari di tutta Europa (e non solo), cui toccherà di assicurarne la remunerazione e il rimborso.

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