Di seguito una sintesi dei diversi punti toccati durante l’intervista, che può essere ascoltata in versione integrale a questo link: https://revolutionaryleftradio.libsyn.com/ukraine.
1- Presentazione del Fronte dei lavoratori dell’Ucraina
E’ un’organizzazione giovane che nella crisi della sinistra in Ucraina, oggi particolarmente drammatica, vuol formare un partito di avanguardia per i lavoratori. Fa agitazione principalmente attraverso i social networks ed un sito internet. Stabilisce rapporti internazionali. Organizza circoli di studio, svolge attività di difesa legale, vuol fare un’azione di tipo umanitario.
2 – Sulle cause dell’invasione russa
La guerra come prosecuzione della contesa imperialistica sulle ricche risorse del pase, nonché sulla sua forza-lavoro e la residua industria di era sovietica. L’invasione come tentativo del capitalismo monopolistico russo di riprendere la posizione di forza persa nel 2014 con il riorientamento verso Occidente della politica ucraina. Sull’interesse statunitense ad indebolire la Russia, e in genere sulla guerra in Ucraina come preludio di una nuova guerra mondiale.
3 – Sulla responsabilità dell’espansione ad Est della NATO
Se vi da un lato tale responsabilità, è d’altra parte centrale la chiave di lettura della contesa tra forze imperialiste.
4 – Sull’impatto della guerra sul sentire della gente
Viene evidenziato un drastico cambiamento: dalla scarsa popolarità di Zelensky, la cui elezione è essenzialmente dovuta all’ostilità per Poroschenko, e dalla sostanziale tolleranza verso il mondo russo, ad una violenta presa dell’ideologia nazionalista reazionaria dopo il 24 febbraio, con la russofobia come attitudine mainstream. La percezione della gente comune circa la leggittimità della difesa di fronte all’attacco russo come base del lavaggio del cervello nazionalistico del governo. Sulla conseguente giustificazione delle nefandezze compiute anche dalle forze ucraine e sulla caccia alle streghe contro chi dissente.
5 – Sul radicamento e l’influenza dell’estrema destra
L’estrema destra ucraina ottiene una straordinaria popolarità a seguito dell’invasione russa. Oltre alla presenza mediatica viene sottolineatà la capacità organizzativa nell’estrema destra, ben espressa dalle unità militari Aidar e Azov. C’è una penetrazione dell’estrema destra nell’esercito. Si sottolinea come essa venga finanziata dagli oligarchi portando l’esempio paradossale del magnete ebreo Kolomoyskyi. L’estrema destra è tuttavia debole politicamente: prevalenza del partito populista Servitori del popolo (il partito di Zelensky). I neonazisti come cani da guardia al guinzaglio degli oligarchi.
6 – Sull’azione di comunisti, socialisti e anarchici contro i fascisti
Impossibilità di un’azione che non sia di agitazione per via della forza e della popolarità dei fascisti. Condanna dei socialdemocratici come “opportunisti”. Gli anarchici con l’invasione russa sono spesso passati dallo scontro fisico contro i fascisti all’adesione al nazionalismo borghese.
7 – Sul rapporto tra i fatti del 2014 ed il conflitto nel Donbass con la guerra odierna
L’Ucraina è dopo il 1989 è una periferia in mano ad oligarchi, clan e mercenari che diviene oggetto della contesa tra imperialismo occidentale e russo. La dinamica interna dipende dall’orientamento dei segmenti della borghesia nazionale ora verso Occidente, ora verso la Russia. In particolare, per tutto un periodo preponderanza dei filorussi, malgrado la vittoria del filoccidentale Yuschenko nel 2005, confermata nel 2010 dalla vittoria di Janukovich. Si accumulano contraddizioni, esplodono con Maidan nel 2014. Maidan come colpo di stato che segna la vittoria dei clan filoccidentali. Si evidenzia il nesso tra affermazione al potere, da ultimo nel campo occidentale, ed accumulazione della ricchezza, come documentato dalle classifiche di Forbes. Infine, il conflitto nel Donbass come conseguenza di Maidan: forte di un movimento separatista – non si tratta di “repubbliche popolari” – la regione, tra le più industrializzate, torna ad essere appendice economica della Russia; Stato ed oligarchi ucraini cercano di tenerla legata a sé con la forza.
8- Riguardo a Zelensky
Un comico che mediante un’operazione di marketing vince con un programma populista per poi mostrare il suo vero volto: ribadisce la linea filoccidentale, senza impegnarsi per la cessazione del conflitto nel Donbass; con la guerra introduce il divieto di sciopero ed emendamenti reazionari al codice del lavoro, come la possibilità della giornata lavorativa di 12 ore con fino a 6 giorni di lavoro settimanale, l’estensione del lavoro notturno, l’introduzione della libertà di licenziamento e sospensione del pagamento dei salari. In generale, la guerra ha permesso la decapitazione del già debole movimento operaio, con la crescita dell’esercito salariale di riserva che sottrae forza contrattuale. Parallelo affossamento della condizione degli studenti mediante il taglio dei sussidi, e speculare sostegno alle imprese con ogni sorta di concessione fiscale. Inoltre, inflazione selvaggia. Infine, la dozzina di partiti messi al bando non erano per lo più agenti del Cremlino. Nel complesso, drastica compressione delle libertà. Ne è all’oscuro non solo il pubblico occidentale per via della mitizzazione di Zelensky, ma anche la popolazione ucraina.
9 – Sull’impatto della messa al bando di partiti sulla sinistra
I partiti banditi, filorussi, non possono essere definiti di sinistra, si fa l’esempio del Partito socialista ucraino. Sebbene il criterio repressivo sia la vicinanza alla Russia, la sinistra dovrebbe stare all’erta perché la logica è identificare il comunismo con l’imperialismo russo; le truppe di occupazione russa aggravano la situazione sbandierando la simbologia sovietica. Il comunista viene dunque presentato come il nemico esterno che usurpa la popolazione ucraina.
10 – Sulla possibile fine della guerra, sulla soluzione reputata migliore per la sua fine, sul contributo che dovrebbero dare i compagni dell’Occidente.
Alla luce della situazione di stallo, a cui come già in passato può seguire un’esplosione di violenza bellica, impossibile dire della fine della guerra. Evidenziati i problemi dei soldati ucraini; scarseggiano viveri, medicinali, attrezzature ed armi, per le quali sono interamente dipendenti dall’Occidente. Inoltre, amputazione o blocco di regioni produttive ed industrie cruciali. Crollo del PIL, inflazione galoppante: una “crisi brutale”. Si soppesano tali dure condizioni materiali, che dovrebbero vincere sulle idee nazionaliste, con la ad oggi vicente propaganda; nella popolazione vi è disponibilità al sacrificio, che, si spera, sarà infine premiato con un ritorno alla normalità. Analoghe difficoltà sul fronte russo. Indisponibilità a combattere nelle “repubbliche popolari”, i cui soldati sono i più male in arnese. Difficoltà dell’economia russa, malgrado il suo riorientamento verso l’Asia. Accenno allo scetticismo della Cina. Viene riportata la testimonianza di un compagno del Russian Labour Front circa le difficoltà dell’industria locale, rimasta priva di semilavorati e materie prime fondamentali. Ancora, vien fatto un invito a prepararsi a fronteggiare un’ondata repressiva, che, al di là di chi vincerà la guerra, sarà diretta contro le forze marxiste. Viene ribadita la necessità dell’agitazione e dell’organizzazione delle “masse”, ammettendo la propria inesperienza. Appello rivolto ai compagni occidentali affinché aprano gli occhi alla gente riguardo alla reale situazione dell’Ucraina, allo scopo di esercitare una “pressione internazionale sui governi” e creare migliori condizioni per l’agitazione; segue una specifica proposta di collaborazione con sindacati e forze politiche marxiste occidentali rispetto al lavoro di organizzazione dei lavoratori emigrati in Europa. Richiesta finale di contributi per finanziare degli aiuti umanitari, la cui finalità politica è migliorare la propria reputazione ed avere il poso della situazione.
11 – Osservazioni finali
Si tratta di una guerra imperialista, in cui su entrambi i fronti hai una solida direzione borghese; supportare uno qualunque dei due fronti significa dunque tradire la rivoluzione, né, rispetto al fronte ucraino, si può seriamente parlare di una guerra di liberazione nazionale. Si nota viceversa la forza di tendenze fasciste. La parola d’ordine è dunque: no war, but class war. In chiusura critica ai comunisti “rinnegati” e valorizzazione della lettura critica della realtà insegnata da Marx ed Engels. Seguono informazioni pratiche per contattare ed aiutare economicamente l’organizzazione.