Prima che si consumi il delitto perfetto. Fuori subito Alfredo Cospito dal 41 bis! – Il Rovescio

Riprendiamo da Il Rovescio questo grido di lotta perché chi può e deve farlo, provveda immediatamente a liberare il compagno Alfredo Cospito dalla condanna a morte del 41 bis. (Red.)

Miei signori, avete torto!
Il delitto perfetto
non è privilegio
del criminale.
Ma del boia.

Il delitto davvero perfetto
è quello finanziato dallo Stato.
Il perfetto assassino
è un funzionario con l’auto di servizio.

La giustizia è un lupo
con la sola differenza
che i lupi sono meno feroci.

Certo, anche i lupi spezzano
bianchi colli,
ma non ululano mai sui cadaveri:
siamo servitori della legge.

(Stig Dagerman, Il delitto perfetto, «Arbetaren», 29 gennaio 1953)

Oggi cadono cinquantatré anni dalla strage di Stato di Piazza Fontana. Il lavoro infame di impedire a qualsiasi costo ogni trasformazione rivoluzionaria della società, cominciato con quei diciassette morti e ottantotto feriti, non si è mai fermato. Oggi cadono cinquantatré giorni dall’inizio dello sciopero della fame di Alfredo Cospito e trentacinque da quello di Anna Beniamino.

In questo Paese, insanguinato dai massacri organizzati e diretti dai funzionari statali dei vari Uffici per gli Affari Riservati, gli unici condannati per «strage politica» – «una strage senza strage attribuita senza prove» – sono due compagni anarchici, parte di quel movimento rivoluzionario che alla violenza indiscriminata dello Stato contro gli oppressi ha contrapposto e contrappone la violenza discriminata contro gli oppressori.

Si può trovare un esempio di falsificazione ideologica e materiale della storia più ripugnante sul piano etico, più sfacciato su quello giuridico-istituzionale e più pericoloso sul piano delle lotte? È come se, grazie alla sproporzione delle forze in campo, la controrivoluzione poliziesca, giudiziaria e mediatica degli ultimi cinquant’anni dispiegasse il suo programma per intero: legislazione di guerra; carcere di guerra; gestione militare del conflitto sociale. A questo mira l’estensione ad libitum del 41 bis, con i suoi effetti sul resto delle carceri, sulle aule di tribunale e nelle piazze.

O si resiste o si capitola.

Se il nostro dovere è innanzitutto quello di salvare la vita di due compagni, il cui stato di salute è già allarmante, in questa battaglia si gioca tanto della libertà di tutte e di tutti. Chi lo ha capito, in Italia e in giro per il mondo, sta dando alla parola «solidarietà» cuore, gambe, fuoco. Chi non lo vuol capire, o si limita a riportare qualche altrui comunicato di sostegno senza muovere un dito, non venga domani a blaterare di «fronti comuni contro la repressione».

Per alcuni è affinità con i compagni prigionieri. Per altri è condivisione di uno stesso ideale. Per altri ancora è posizionamento in un comune orizzonte di trasformazione rivoluzionaria della società. Per tutti dovrebbe essere questione di autodifesa collettiva.

Prima che si compia il delitto perfetto; prima che i lupi in toga e in uniforme ululino ancora una volta sulla pelle di un compagno e di una compagna, poche parole.

Per le anime ardenti: all’azione!

Per le donne e gli uomini che non hanno smarrito il senso del giusto: mettete qualcosa in questa battaglia affinché qualcuno non debba metterci tutto!

Per i «funzionari con l’auto di servizio»: guai a voi!

Stragista è lo Stato!

Fuori subito Alfredo dal 41 bis!

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