Con un linguaggio semplice e schietto i compagni del Collettivo Sumud denunciano le azioni repressive dello Stato. La caratteristica della sproporzione tra l’entità del reato, spesso solo dimostrativa, e la pena inflitta non è una sorpresa: il terrorismo di Stato si manifesta esattamente con la tattica che mira a colpire indiscriminatamente, senza un criterio preciso in modo che nessuno possa sentirsi al sicuro, al riparo sotto le sue “normali”, ipocrite leggi del cosiddetto stato di diritto.
Pertanto pubblichiamo volentieri l’appello dei compagni del Sumud, scritto in un linguaggio privo dei nuovismi in voga in certi ambienti che vorrebbero gareggiare in radicalismo solo verbale, convinti come siamo che con loro si possa innalzare il livello del confronto politico – in particolare sul nesso che corre tra la repressione statale sui militanti anticapitalisti e la repressione padronale e statale sui proletari combattivi e le loro organizzazioni -, confronto politico che è la premessa per una solidarietà che non sia semplicemente formale.
La politica repressiva del governo Meloni è un’accelerazione di un processo già in atto da tempo, e che accompagna l’aumento della tensione sociale tenendo conto della possibilità di un risveglio di massa delle lotte per prevenirla e scoraggiarla .
Quanto ai partiti ed ai sindacati concertativi, il Patto di Pacificazione firmato poco più di cent’anni fa è stato tacitamente rinnovato e anche chi fa le opposizioni da varietà, nel parlamento come nei sindacati concertativi, dovrebbe
averlo capito da tempo. (Red.)
Contro la repressione di stato e padroni
Contro il governo Meloni
Solidarietà a Juan
28 anni di carcere per una vetrina infranta.
Questo è ciò che rischia il compagno anarchico Juan Sorroche, attualmente rinchiuso nella sezione Alta Sicurezza del carcere di Terni.
Nell’estate del 2018 un petardone scoppiato durante la notte infranse la vetrina della sede della Lega Nord di Villorba. I giudici della Corte d’Assise di Treviso hanno classificato l’atto come “attentato a fini terroristici” e condannato il presunto autore -Juan- a 28 anni di carcere. Il prossimo 28 marzo si terrà, qui a Venezia, il riesame del caso, e ci sembra doveroso spendere due parole a riguardo.
Il vento che spira negli ultimi mesi, porta con sé un’aria sempre più malsana. La mancata revoca del 41 bis e il successivo ritrasferimento dall’ospedale al carcere, costituiscono di fatto una condanna a morte per Alfredo Cospito da parte dello Stato, che mostra totale impassibilità di fronte alle molteplici manifestazioni, all’ampia e diffusa mobilitazione nazionale, alle raccolte firme e alle varie condanne del dibattuto dispositivo da parte di organizzazioni per i diritti dell’uomo, uccidendo cosi un suo prigioniero politico.
Non che abbiamo mai nutrito particolare fiducia nei confronti dello Stato, ma la decisione di mantenere Alfredo al 41 bis serve per preservare un’aura di intoccabilità intorno allo Stato e ai suoi organi fondanti, quelli repressivi, ma soprattutto va letta anche in chiave vendicativa. Lo Stato lo vuole morto perché, grazie al suo sciopero della fame, per la prima volta è stato bucato il velo di silenzio sul regime carcerario 41bis, mostrando alla collettività questa forma di tortura legalizzata.
Purtroppo, però, Alfredo non è il solo. Negli ultimi mesi il clima repressivo nei confronti di chi mette in discussione il potere costituito, si è fatto sempre più pesante: perquisizioni, misure cautelari, fogli di via e arresti, anche nei confronti di chi non porta avanti pratiche strettamente “d’attacco” e “violente”.
Chi invece attacca direttamente il potere, i suoi luoghi e le sue infrastrutture, tramite l’azione diretta, riceve condanne pesantemente sproporzionate in confronto all’entità dei fatti. Juan, appunto, rischia 28 anni di carcere per avere distrutto una vetrina. Così facendo, sotterrando con il carcere a vita chi porta avanti pratiche d’azione diretta, lo Stato vuole colpire ed intimorire tutte quelle persone che, fuori dai percorsi istituzionali e pacificati, tentano di creare un’alternativa al presente stato delle cose. Colpendo sensazionalmente Alfredo, Juan, Anna, e tutti gli altri, lo Stato colpisce tutti noi. Proprio per queste ragioni, la lotta contro la repressione, contro il carcere e soprattutto la solidarietà ai compagni e alle compagne anarchicx deve essere portata avanti da tutti e tutte noi che sentiamo necessario impegnarci per creare un’alternativa a quanto esiste, ognunx come meglio crede.
L’azione attribuita a Juan, un attacco contro la sede della Lega, è stata portata a termine da un singolo, ma chi, nel profondo, non la condivide? Certo, probabilmente in molti non ne condividono i mezzi, o mettono in dubbio la finalità del gesto; e questo è più che legittimo, ma non è un qualcosa di profondamente legittimo il provare a “far tornare i conti”?
Al momento dei fatti, nel 2018, la Lega era una delle due forze di governo con i 5 Stelle. Senza fare una parabola storica troppo ampia, pensiamo si possa affermare con tranquillità che la Lega, tra tutti i vari partiti dell’arco parlamentare, quantomeno durante quel periodo, è stata la vera minaccia per tutto ciò per cui i compagni e le compagne lottano da sempre. Questo non significa che ci siano partiti migliori di altri, li odiamo tutti egualmente, dal momento che sono solo diverse sfaccettature di un sistema che produce morte, sfruttamento, catastrofi climatiche, malessere mentale per i giovani, e avanti così. Però, la Lega di allora, come Fratelli d’Italia oggi, hanno la capacità di aggredire in maniera uniforme tutte le varie realtà di resistenza, che non si arrendono a questo sistema. Ed è proprio da tutti coloro che fanno parte di queste diverse forme di resistenza che si deve alzare un compatto muro di solidarietà che riesca ad opporsi al nulla che avanza.
È impossibile riassumere in poche righe lo schifo che ha fatto la Lega al governo. Blocchi per le navi delle ong che operano per salvare i migranti in mare, la forte repressione del movimento no TAV, i decreti sicurezza – che proponevano fino a sei anni di reclusione per dei blocchi stradali – ect. Per non parlare del razzismo istituzionalizzato, dell’omofobia dilagante tra i vari ministeri, del feticismo per le divise e “l’ordine” che esse proteggono.
La Lega è nemica proprio di tuttx: delle lotte contro il cambiamento climatico, di quelle contro le grandi opere che devastano i territori, delle lotte sociali e per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. È nemica di chi prova a salvare le vite umane di chi attraversa il mare in cerca di una speranza, visto che i luoghi da cui proviene sono devastati da guerre ed estrattivismo bianco ed occidentale. È nemica di chi lotta per l’uguaglianza di genere, per l’autodeterminazione dei corpi e l’aborto libero. È nemica di tutte quelle identità non conformate al sistema capitalistico, identità che la Lega, e tutto questo governo, vogliono eliminare.
Potremmo andare avanti per molto, ma pensiamo sia chiaro, la Lega è nemica di tuttx noi. Un “noi” generico e ampio, ma che esiste, anche se informalmente. E questo “noi” dovrebbe imparare che la solidarietà, oltre che essere un’arma, deve essere soprattutto un percorso collettivo attraversato da chiunque creda sia giusto opporsi.
Anche se l’azione l’avesse compiuta davvero Juan, e l’avesse fatto da solo, è un’azione che centomila volte, in maniera diversa, è stata riprodotta nelle piazze, nei cortei, nelle assemblee, insomma in tutte quelle situazioni che alla Lega non si arrendevano.
Questa azione riguarda tuttx, e ora tuttx dobbiamo impegnarci per portare solidarietà a questo compagno che rischia 28 anni di galera per una vetrina infranta.
Costruiamo allora un percorso di solidarietà ampio e diffuso, proprio come deve essere ampio e diffuso l’odio per questo sistema! Alla loro repressione la risposta più forte deve essere la nostra solidarietà! Anche nelle situazioni e nei momenti più difficili la rivolta è sempre la risposta più efficace!
Pensiamo ai reclusi nel Centro Permanenza e Rimpatrio di Torino, un vero e proprio lager dove non esistono diritti e le persone migranti che vi sono detenute sono riuscite tramite la ribellione a farne chiudere delle parti, in protesta alle tremende condizioni di vita (cibo scaduto, massiccia somministrazione di psicofarmaci, mancanza di acqua calda, pestaggi) fino ad iniziare anch’essi uno sciopero della fame!
Nel frattempo, muoiono centinaia di persone nei nostri mari, e lo Stato italiano se ne lava le mani, mentre il ministro dell’interno commenta con una disumanità indescrivibile gli eventi, dicendo che queste persone non sarebbero dovute nemmeno partire. Nel frattempo, vengono riaperti casi giudiziari riguardanti eventi di 50 anni fa. Nel frattempo, la guerra alimentata ogni giorno dalle armi europee e americane infuria producendo morte e distruzione. Nel frattempo, lo Stato italiano cerca di fare piazza pulita di ogni forma di dissenso sociale e di aggregazione alternativa. In questo momento quindi il nostro compito non può che essere quello di creare percorsi di solidarietà sempre più estesi e diffusi!
La volontà dello Stato di creare la figura dei “pericolosi terroristi anarchici” non serve ad altro che creare divisione tra chi si oppone a questo sistema, separando i buoni dai cattivi, al fine di indebolire la nostra opposizione. È una tecnica molto vecchia e che non può passare. Con pratiche diverse, la lotta è una e deve essere solidale! Non cadiamo nel tranello dello Stato e della sua retorica, solidarizziamo sempre!
Al fianco di chi lotta, contro galere e repressione, solidarietà a Juan!