
Riprendiamo dal sito Combat-COC questo ben documentato articolo sulle crescenti sinergie tedesco-ucraine nell’industria degli armamenti, giustamente ridenominata dai compagni che scrivono: industria della morte. C’è di sicuro anche questo fattore dietro il progressivo allentamento del ruolo di freno agli “aiuti” bellici a Kiev svolto in un primo momento dal cancelliere tedesco Scholz rispetto all’assatanata ministra degli esteri Baerbock: gli “aiuti” debbono essere in primi luogo incentivi, profitti – meglio ancora se super-profitti – assicurati, al capitale germanico. Una regola, del resto, universale.
Di quale atroce auto-inganno cadono vittime i lavoratori e le lavoratrici ucraine se si illudono che le sinergie tedesco-ucraine nell’industria bellica, o le gigantesche forniture di armi da parte degli Stati Uniti e dei paesi europei, serviranno alla difesa della loro vita e della loro libertà. (Red.)
Abbiamo sostenuto che la guerra in Ucraina è una guerra imperialista per lo sfruttamento della classe lavoratrice e delle risorse naturali ucraine.
La rapina era già in corso da anni, con i capitali occidentali ad occupare spazi ceduti dai gruppi capitalistici russi – e ucraini – in difficoltà.
La Germania aveva tenuto una posizione attendista, non volendo guastare i rapporti con la Russia, principale fornitrice di energia e acquirente di macchinari, oltre che terreno di investimento.
Con la guerra Russia/NATO in Ucraina la Germania è stata costretta (dagli USA) a tagliare parte dei rapporti economici con la Russia, ma in cambio pretende la fetta più grande della torta ucraina, e non sta a guardare.
Il settore che più tira di questi tempi è quello degli armamenti: domanda e profitti sono assicurati. In Ucraina armi e munizioni sono certamente gli articoli più richiesti e … consumati (insieme alle casse da morto).
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