In Italia si va in carcere per una manifestazione studentesca – Fronte della gioventù comunista

Stato e Governo stanno dalla parte degli industriali responsabili del sistema di sfruttamento che ha portato alla morte di Lorenzo e Giuseppe durante il loro periodo di alternanza scuola-lavoro.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato che il FGC ha emesso per i gravi atti di repressione della Questura di Torino nei confronti dei manifestanti del 18 febbraio a Torino, con l’invito a tutti i giovani e agli studenti che hanno animo, a ritrovarsi in piazza allo sciopero del 20 prossimo. L’intensità della guerra in Ucraina ed il crescente impegno in essa dell’Italia devono spingere gli studenti e i giovani ad innalzare il livello della loro unità con il proletariato combattivo, andando ben oltre la semplice solidarietà e la lotta comune contro il peggioramento delle condizioni economiche. (Red.)

In Italia si va in carcere per una manifestazione studentesca. Comunicato nazionale sulla grave operazione repressiva contro il movimento studentesco a Torino.

Ieri, giovedì 12 maggio, a Torino la Questura ha effettuato un’operazione repressiva che ha portato all’attuazione di varie misure cautelari per 11 persone – di cui 3 arrestati, 4 ai domiciliari e 4 con l’obbligo di firma – per aver manifestato e protestato davanti alla sede di Confindustria durante il corteo che il 18 febbraio ha portato in piazza più 10.000 studenti.

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A Torino, Milano e Napoli la polizia attacca i cortei studenteschi, ma non riesce a disperderli

Napoli

La giornata di lotta studentesca per protestare contro la morte di Lorenzo Parelli e contro “l’alternanza scuola-lavoro”, ha visto due protagonismi contrapposti.

Da un lato settori studenteschi non numerosissimi ma incazzati e combattivi nelle principali città, affiancati da gruppi di disoccupati, di precari e in qualche caso, come a Milano, di proletari della logistica, a denunciare un andazzo della scuola sempre più aziendalista e subordinata agli interessi padronali attraverso la fornitura di lavoro gratuito spremuto in modo cinico fino anche alla morte.

Dall’altro forze di polizia intente – su ordini univoci dall’alto, evidentemente – a intimidire i dimostranti con aggressioni a freddo per impedire loro di manifestare la propria rabbia davanti alle sedi di Confindustria, degli uffici scolastici o di altri luoghi istituzionali (“assassini, assassini”, il coro più ripetuto nelle varie piazze).

Roma, Torino, Milano, Napoli – stesso scenario. Dicono bene i compagni del Fronte della gioventù comunista presenti oggi in diverse piazze: “il governo difende il lavoro minorile gratuito a colpi di manganello“. Non c’è alcun bisogno che al ministero dell’interno ci sia un Salvini perché si faccia uso dei manganelli. Da anni c’è una donna di potere con una lunga esperienza di repressione, che sa fare il suo mestiere in maniera altrettanto, se non più, scientifica. Ed è in sella un governo – che senza avere alcun bisogno di imbarcare la Meloni e FdI – è determinato a colpire ogni embrione di lotte autentico: com’è accaduto nelle scorse settimane alle lotte contro FedEx, contro Unes, ai militanti no Tav solidali con gli emigranti e, a Trieste, ad un movimento “no green pass” che rischiava di collegarsi con l’iniziativa del sindacalismo conflittuale con, e subito dopo, lo sciopero dell’11 ottobre.

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