
Dobbiamo fare di tutto per sottolineare l’aspetto della ‘guerra santa’
(D. Eisenhower sulla lotta al nazionalismo arabo)
Svolgiamo qui alcune considerazioni sugli attentati jihadisti di Parigi e Bruxelles e il loro retroterra medio-orientale, che forse saranno poco popolari data l’infezione arabofobica e islamofobica da cui è affetta la sinistra, inclusa buona parte di quella che si vuole antagonista, comunista, e perfino internazionalista. Ma la sola cosa che ci preme è contribuire a inquadrare gli avvenimenti in corso da un punto di vista di classe, denunciare e contrastare le nuove aggressioni in atto ai lavoratori e ai popoli di Libia, Iraq e Siria da parte del governo Renzi e degli altri governi europei, e lavorare ad avvicinare, a unire i proletari autoctoni e i proletari provenienti dai paesi arabi e islamici (e i loro figli) che i potentati dell’imperialismo, approfittando dei suddetti attentati, vogliono allontanare e scagliare gli uni contro gli altri. Tutto il resto, per noi, non conta.
È guerra? Certo, ma da 200 anni (almeno).
E l’ha scatenata l’Europa colonialista e imperialista.
Gli editoriali bellicisti delle scorse settimane e degli scorsi mesi hanno sostenuto pressoché unanimi la tesi: “dobbiamo rispondere con la guerra alla guerra che ci è stata dichiarata dai bastardi islamici” invertendo così il rapporto qualitativo e quantitativo tra cause ed effetti. Noi partiamo, invece, dalle cause, quindi dall’azione dell’imperialismo europeo e occidentale. Non da Parigi 13 novembre 2015 o da Bruxelles 22 marzo 2016, ma dall’Iraq 1991 e dall’Afghanistan 2001. E lo facciamo servendoci dell’articolo di Nafeez Ahmed, Unworthy victims: Western wars have killed four million Muslims since 1990 pubblicato su www.middleeasteye l’8 aprile 2015, che sulla base di studi statunitensi, britannici, australiani, dà conto dei risultati delle guerre condotte dalle armate occidentali contro le popolazioni di Iraq e Afghanistan dal 1990. Andate a leggerlo e fatelo conoscere!
Lo sintetizziamo qui egualmente per i più pigri. Almeno 200.000 morti iracheni nella prima ‘guerra del Golfo’ (1991). 1.700.000 uccisi, sempre in Iraq, dall’embargo ONU degli anni seguenti, di cui la metà bambini. I dati sono di fonte ONU, e se lo dice l’assassino, c’è da credergli. Il prof. Nagi della Washington University ha scovato un documento segreto della DIA (Defense Intelligence Agency) statunitense che espone un piano dettagliato per “degradare completamente il sistema di trattamento delle acque dell’intera nazione per un decennio”. Per Nagi le sanzioni ONU sono state un mezzo per “liquidare una significativa parte della popolazione dell’Iraq” attraverso la diffusione su larga scala, per lungo tempo, di malattie ed epidemie – sanzioni, ricordiamolo, approvate dai miserabili governi italiani dell’epoca (Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema). Non bastando un tale trattamento umanitario, è sopraggiunta la seconda ‘guerra del Golfo’ nel 2003 con l’occupazione dell’Iraq da parte delle ‘nostre’ armate e la susseguente ‘pacificazione’ del paese con il massacro di 1 milione di iracheni.
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