Governo Meloni all’opera: si comincia dagli emigranti…

Mercoledì 26 ottobre – ore 18

Non ancora ricevuta la fiducia al Senato, non ancora completato il Consiglio dei Ministri (la squadra), e già fremono. Sono all’opera, pronti. Da dove volevate che cominciassero se non dagli emigranti e dagli immigrati?

Ecco: il neo ministro Piantedosi ha firmato la direttiva che blocca l’ingresso delle navi delle Ong nelle acque territoriali italiane e così le due navi, Ocean Viking e Humanity One, che hanno soccorso 326 migranti, gireranno per il Mediterraneo per chi sa quanto.

Per gli appassionati della legalità riportiamo in breve gli elementi di contestazione alle due navi che non sono “…in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. Dunque, le due navi non avrebbero avvisato le Autorità Italiane, cosa che i comandanti delle navi smentiscono. Dal punto di vista del diritto internazionale il ministro ha torto e, come se non bastasse, non crediamo nemmeno che abbia i pieni poteri per un’azione del genere visto che il Consiglio dei Ministri non si è ancora insediato, che il Governo a quest’ora non ha ancora avuto la fiducia dal Senato, tutto in barba alla legalità. A proposito, la direttiva del neoministro è un copia-incolla dei decreti Salvini.

Ma perché tanto rumore attorno alle Ong, dato che il grosso degli sbarchi avviene con barchini e gommoni? I migranti salvati dalle Ong non superano il 10% del totale senza contare gli immigrati che arrivano per altre rotte. La manovra è del tutto propagandistica e vuole replicare le analoghe imprese di Salvini che gli diedero pubblicità per mesi, condite di vittimismo a volontà nei confronti dell’Europa matrigna, e la patente di difensore dei confini, dell’italica identità, della lotta ai trafficanti di esseri umani (!).

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Melilla (Marocco), San Antonio (Texas), Mediterraneo: le stragi senza fine degli emigranti. Occidente assassino!

Nell’arco di pochi giorni tre orrende stragi hanno riportato alla luce quella guerra agli emigranti che gli stati di tutto il mondo conducono senza pause da decenni. E che sta diventando sempre più crudele specie ai confini (esternalizzati) dell’Unione europea e degli Stati Uniti.

Melilla (Marocco)

Alle prime ore del giorno di venerdì 24 forse duemila emigranti, molti dei quali sudanesi, hanno organizzato un assalto di massa alle recinzioni che a Melilla separano l’enclave coloniale spagnola dal territorio marocchino. A distanza di giorni non si riesce a conoscere esattamente neppure il numero delle vittime, mentre i governi fratelli di Madrid e di Rabat cercano di accreditare perfino la spudorata tesi di morti “da calca”. Le associazioni degli emigranti parlano, invece, di sanguinosa repressione da parte della polizia del Marocco, con l’attiva complicità delle omologhe forze spagnole. I morti sono almeno 23, quasi certamente 36 (o di più ancora?), e centinaia i feriti.

Primo video (El Pais).

Secondo video (idem).

Il premier spagnolo Sánchez ha chiamato in causa le “mafie internazionali” specializzate nel traffico di esseri umani, congratulato dai suoi amici marocchini con i quali a sua volta si è congratulato. Ma il portavoce dei manifestanti, Husein, lo ha azzittito: “noi sudanesi non abbiamo mafie. Ci uniamo. Non paghiamo niente, siamo arrivati qui gratis; abbiamo solo usato la testa e abbiamo escogitato un buon piano [per lasciare il Marocco] perché abbiamo sofferto molto. Il mafioso è Mohamed VI, che ha preso tutti i soldi [che Bruxelles dà a Rabat per il controllo e la cura dei migranti irregolari] ed è scomparso. Dato che abbiamo subito diversi raid alla recinzione, sappiamo molto bene cosa stanno facendo le autorità marocchine in termini di abusi e violazioni dei diritti umani”.

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