Contro il razzismo democratico – SI Cobas / Comitato di lotta di Viterbo

Foto di un CPR (luoghi di amena villeggiatura per immigrati istituiti dalla legge Turco-Napolitano, sebbene con il nome di CPT)

Oggi a Viterbo, in un’ora alquanto insolita (14-16) se si vogliono fare iniziative partecipate, l’Arci e altre associazioni hanno indetto sotto la prefettura un presidio contro la soppressione della “protezione speciale” – una questione intorno alla quale la “opposizione di sua maestà” al governo Meloni, Pd-5Stelle e satelliti vari, sta facendo un baccano demagogico (e puramente mediatico) senza minimamente chiamare in causa la legislazione e le prassi dell’Unione europea e dell’Italia democratica che da decenni rendono la vita difficile, quando non impossibile, e la schiavizzazione e la morte piuttosto “facile”, alla massa degli immigrati e delle immigrate che non hanno santi in paradiso (il 99% o giù di lì).

Ci fa piacere, perciò, pubblicare il testo giustamente polemico, tagliente dei compagni del SI Cobas e del Comitato di lotta di Viterbo che ricorda alcune cose fondamentali, e rilancia alcune rivendicazioni di lotta altrettanto fondamentali. Perciò: ovviamente contro le odiose misure del governo Meloni, senza però dimenticare per un solo attimo chi governa l’UE, e quali splendidi esempi di razzismo democratico abbia dato il centro-sinistra italiano a partire dalla Turco-Napolitano. (Red.)

Pubblicità

Una foto oscena – Djarah Kan

D’istinto ci è venuto in mente lo stesso pensiero. Ma preferiamo che ad esprimerlo sia Djarah Kan, una scrittrice di origini ghanesi che sulla propria pagina Instagram, a commento di questa vomitevole istantanea Ansa da Addis Abeba, scattata nella scuola coloniale italiana Galileo Galilei per bambini etiopi “scelti”, ha scritto :

“Che scatto osceno…

“Una cosa che ho imparato da bambina nera poverissima e coccolata anche dai peggiori fascisti è questa: sei carinissima finché sei un esemplare di piccola taglia perché non riconosci il bene dal male, non sai cosa voglia dire giustizia ed equità, e inoltre non hai la più pallida idea di cosa sia il fascismo, o il razzismo, o il capitalismo rapace e più furioso che spolpa il tessuto della tua gente da secoli, fino al midollo, lasciando in terra solo le ossa e la disperazione di chi vive con l’incubo di essere stato maledetto dalla povertà.

Continua a leggere Una foto oscena – Djarah Kan

7 maggio 2016. Al Brennero c’eravamo tutti e tutte – Il grimaldello

Riceviamo da Genova e volentieri pubblichiamo questa denuncia delle compagne e dei compagni de Il grimaldello contro un’altra sentenza “esemplare” che punisce insieme un corteo contro il razzismo di stato in solidarietà con i fratelli di classe immigrati, e il “mancato ravvedimento” degli imputati. (Red.)

Il 17 marzo, presso il tribunale di Bolzano, è stata emessa la sentenza d’appello del processo per la manifestazione contro le frontiere del maggio 2016 al Brennero.

Se c’è stato un generale abbassamento delle pene (da 150 a 123 anni complessivi, con 8 assoluzioni per avvenuta prescrizione del reato), il bilancio è comunque pesante (teniamo presente che il processo era in abbreviato). 28 tra compagne e compagni hanno ricevuto pene sopra i 2 anni, mentre 5 compagni hanno preso più di 4 anni (la condanna più alta è stata a 5 anni e 1 mese di carcere) per concorso in resistenza aggravata, violenza, lesioni ecc. Non ha retto, come già in primo grado, l’accusa di devastazione e saccheggio.

Altro elemento significativo è che il giudice ha negato a tutte e tutti coloro che ne hanno fatto richiesta la possibilità di accedere alla cosiddetta riforma Cartabia. Benché la data della sentenza fosse stata rinviata formalmente per consentire a imputati e imputate di ricorrere alla nuova legge, la richiesta di accedervi è stata negata con il pretesto dei precedenti penali e della “pericolosità sociale” di imputate e imputati. Ma c’è un dato ancora più emblematico: l’argomento principale per il rigetto delle “pene sostitutive” è stata la mancata abiura delle proprie condotte da parte degli imputati. La natura sempre più apertamente premiale delle sentenze non vale solo per la magistratura di sorveglianza, ma anche per i tribunali ordinari. A fare la differenza sul tipo di pena non è tanto il reato in sé, ma il “ravvedimento” o meno dell’accusato.

Per più di 30 imputati e imputate, quindi, potrebbero aprirsi in futuro le porte del carcere.

Questa sentenza non fa che prolungare la violenza strutturale del razzismo di Stato, quell’insieme di leggi, pratiche neo-coloniali, detenzione amministrativa e dispositivi polizieschi che producono stragi, morti in serie e un’umanità costretta in condizioni di semi-schiavitù. Dalla raccolta nei campi ai tanti settori dell’“economia informale”, dal ricatto del permesso di soggiorno – che pesa sulla logistica, sull’edilizia, sulla ristorazione, sui “lavori di cura”… – al grasso mercato degli affitti in nero, il terrore esercitato dalle frontiere è parte strategica quanto innominabile dello sfruttamento capitalistico.

123 anni di carcere per un corteo ci dicono in modo plateale che siamo in guerra, che i margini del dissenso consentito si restringono e che il conflitto non negoziato è una diserzione dal fronte da punire in modo esemplare.

Il muro anti-immigrati al Brennero – che la polizia austriaca aveva definito una mera “soluzione tecnica”… – non è stato costruito. Forse grazie anche a chi quel 7 maggio 2016 si è battuto con generosità e coraggio.

Solidarietà alle compagne e ai compagni condannati.

Stati Uniti: nel 2022 la violenza della polizia ha toccato il suo record storico, di Sonali Kolhatkar (italiano – English)

Diciamolo subito: la logica di questo articolo (la riduzione dei fondi alla polizia) non è la nostra. Ma l’articolo fornisce elementi molto utili per comprendere cosa sta accadendo in questa materia – la violenza omicida classista e razzista della polizia amerikana – sotto l’amministrazione Biden, che pure aveva in qualche misura occhieggiato al grande movimento di lotta nero e multirazziale dell’estate 2020, Black Lives Matter. “Business as usual”, tutto come prima, anzi: più di prima (sotto l’amministrazione Trump). Come, del resto, in materia di persecuzione contro gli immigrati privi di documenti o desiderosi di entrare negli Stati Uniti.

Per i milioni di giovani e meno giovani degli Stati Uniti protagonisti di BLM o partecipanti ad esso, una importante lezione. Non è con il voto che si spazzerà via la violenza di stato e quella privata dalla società statunitense in evidente processo di decomposizione (ad oggi, 24 gennaio 2023, oltre 40 sparatorie ‘di massa’ con morti e feriti dall’inizio dell’anno…), né le sue altre innumerevoli patologie sociali. Non è questione di spostamento di fondi, di rettifica dei bilanci federali o locali, ma di un sistema sociale produttore di violenza e di morte su scala inesorabilmente crescente, che ha fatto il suo tempo e va rovesciato.

Per chi guarda da fuori degli Stati Uniti, una ragione in più per respingere al mittente la demagogia dei portatori di libertà e di diritti nel mondo intero a suon di B-52, missili Sea Sparrow, veicoli Bradley, portaerei e quant’altro. Quale che sia il potere del dollaro (declinante anch’esso, peraltro), la perdita di attrattiva del “modello amerikano” nel mondo è definitiva. (Red.)

Click here to read the original English versione of Kolhatkar’s article.

Il 2022 è stato l’anno più letale mai registrato negli Stati Uniti per quanto riguarda i decessi per mano delle forze dell’ordine. Secondo il database delle sparatorie della polizia del Washington Post, l’anno scorso le forze dell’ordine hanno ucciso 1.096 persone. L’anno precedente ci sono stati 1.048 morti per mano della polizia, 1.019 l’anno prima, 997 l’anno prima ancora e così via.

E’ molto probabile che questi numeri siano sottostimati. Secondo Abdul Nasser Rad, direttore generale della ricerca e dei dati di Campaign Zero, che gestisce Mapping Police Violence, il Washington Post “enumera solo gli incidenti in cui un agente di polizia scarica la propria arma da fuoco e la vittima viene uccisa”. Ciò significa che, per esempio, non vengono conteggiati eventi come l’uccisione di Eric Garner a New York nel 2014 e l’uccisione di George Floyd in Minnesota nel 2020, poiché entrambi i decessi sono avvenuti per asfissia.

Al contrario, Mapping Police Violence include qualsiasi azione compiuta da un agente delle forze dell’ordine che si traduca in un evento fatale. Ad esempio, il progetto di Rad ha concluso che la polizia ha ucciso 1.158 persone nel 2021, contro le 1.048 del Post (i risultati finali per il 2022 non sono ancora disponibili).

Continua a leggere Stati Uniti: nel 2022 la violenza della polizia ha toccato il suo record storico, di Sonali Kolhatkar (italiano – English)

Il razzismo di stato by Meloni, tra la tragedia e la farsa

Era fin troppo facile prevedere che l’immigrazione sarebbe stata uno dei “grandi temi” su cui il piccolo, infame governo Meloni avrebbe mostrato di che eroica pasta è composto. Guerra a tutto campo agli emigranti e agli immigrati!

Ed eccolo, forte del decreto-Piantedosi controfirmato da Mattarella, esibirsi nell’ennesima sceneggiata di stato contro i perfidi attentatori al benessere e alla felicità degli italiani: le donne, i minori, gli emigranti stremati in fuga dai kampi e dai trafficanti libici protetti e finanziati dal duo Minniti&Salvini, o dalla Tunisia ridotta alla fame dai suoi creditori internazionali (occidentali, e chi se no?). Le navi delle ong (per le quali non abbiamo particolare simpatia, costituendo l’ipocrita lato “umanitario” di un’Unione europea non meno infame dell’esecutivo Meloni) dirottate di qua e di là verso porti scelti, per un dispetto da vili, tra i più lontani possibili.

Ansiosa di far grande l’Italia con imprese ancor più memorabili, la Meloni si è arrischiata a posizionarsi in prima fila nell’offrire alla Cina, con Bruxelles, vaccini euro-statunitensi, e nel dar mandato a mass media e autorità sanitarie italiane di mettere i cinesi sul banco degli untori. Con tanto di indagini sulle acque reflue “in presenza di cinesi”, e la pretesa di imporre tamponi obbligatori alla partenza dalla Cina (come si trattasse della Cina in ginocchio del 1900 da saccheggiare e incendiare a volontà). Per questa via il razzismo di stato dalla tragedia dei barconi si volge in farsa.

Ricordate l’aprile 2007, con la sindaca di Milano Moratti determinatissima a “non tollerare zone franche” nella “sua” città e a sfrattare i commercianti cinesi dal centro città (via Sarpi) confinandoli in periferia solo perché un paio di vigili urbani se l’erano vista brutta in quella strada per una contravvenzione contestata? 24 ore dopo, sulla e dentro la Chinatown milanese sventolavano le bandiere nazionali cinesi che sembrava d’essere sulla Tien An Men, mentre l’arrogante sciura si scapicollava in una marcia all’indietro talmente precipitosa da cadere nel ridicolo. Questa volta il governo italiano s’è espresso con le scuse del suo ministro degli esteri (“non volevamo offendere nessuno, dio ne guardi, era solo una carineria”), mentre quello cinese ha replicato alle provocazioni con un qualsiasi portavoce: “Vaccini vostri? Non se ne parla, abbiamo i nostri”. Tamponi obbligatori? “Non ci sono ragioni scientifiche, solo politiche” – tradotto: pagliacci, toglietevi dai piedi. E occhio alle ritorsioni.

Si tratti di tragedie vere in cui muoiono a centinaia e migliaia gli emigranti, o di farse in cui “noi italiani” facciamo sbellicare il mondo dal ridere, il razzismo di stato svolge comunque la sua funzione: indicare i “nostri” nemici al di fuori dall’Italia, in Africa, in Medio Oriente, in Cina, in Russia. Ed invece il nostro nemico è qui, ed è proprio quello che ci addita i nemici esterni.

Milano, 12 aprile 2007