Fermiamo le guerre in corso e in preparazione! Dibattito pubblico. Mestre, 30 gennaio, h 15.30

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DIBATTITO PUBBLICO A MESTRE (VE)
SABATO 30 GEN. H. 15.30, CENTRO CANDIANI 1° PIANO

Partecipano_ Comitati No Trident (Napoli), Donne in rete per la pace, Donne No Dal Molin (Vicenza), Collettivo Pax Christi (Marghera), Comitati No Muos (Sicilia), Il cuneo rosso (rivista)

Organizza_ Comitato permanente contro le guerre e il razzismo – Piazzale Radaelli 3, Marghera comitato.permanente@gmail.com

Nessuno pensa alla guerra, alle bombe lanciate sulle case e sui luoghi di lavoro, alle carneficine di uomini, donne e bambini che avvengono ogni giorno in Medio Oriente. E in questi anni ben pochi hanno pensato alle decennali guerre scatenate dall’Occidente nei quattro angoli del globo quando hanno visto arrivare nelle loro città centinaia e migliaia di profughi. Alla guerra, qui in Italia e in Europa, non si riesce a pensare neanche quando si sentono rombare i motori dei caccia, carichi di morte, partiti dalle basi militari dietro casa. Alla guerra si è pensato solo quando a Parigi, il 13 novembre, un gruppo di jihadisti ha sparato nel mucchio. Solo allora i ‘nostri’ governanti hanno urlato scandalizzati: “Siamo in guerra”.

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Se trionfa l’islamofobia ne pagheranno il prezzo tutti gli immigrati e i lavoratori europei. Intervista con P. Basso

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Pubblichiamo qui di seguito l’intervista fatta dal sito argentino Ideas de Izquierda a P. Basso, della redazione del Cuneo rosso, sulla situazione degli immigrati in Europa dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi.

Domanda – Quali effetti hanno avuto gli attacchi jihadisti di Parigi lo scorso 13 novembre sulla condizione degli immigrati in Europa?

Risposta – Di sicuro effetti pesanti, negativi, perché il governo francese, gli altri governi europei e l’Unione Europea hanno colto immediatamente l’occasione propizia per intensificare i loro attacchi contro l’intero campo delle popolazioni immigrate. I mass media europei, pressoché alla unanimità, hanno diffuso questo messaggio: bisogna chiudere le frontiere dell’Europa e tenere gli immigrati che già sono in Europa sotto il più stretto controllo perché sono un pericolo per la ‘nostra sicurezza’ e le nostre libertà. Naturalmente i più stigmatizzati e demonizzati sono stati gli arabi e gli ‘islamici’, ma l’islamofobia che oggi impazza in Europa, coinvolge, in un modo o nell’altro, anche tutte le altre nazionalità.

D. – In particolare: com’è cambiata la politica dell’Unione europea nei confronti dei rifugiati? In una precedente intervista tu hai messo in evidenza il contrasto tra i paesi che vogliono rifugiati in quanto forza lavoro qualificata a basso prezzo (la Germania, ad esempio) e i paesi che sono per una totale chiusura delle frontiere. Sembra che questo contrasto si sia acuito, e che anche in Germania e nei paesi scandinavi cresca il ‘partito’ della chiusura totale delle frontiere. E’ così? E se è così, perché è avvenuto questo cambiamento?

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