28 anni più 3 per due ordigni rudimentali, con zero feriti; Askatasuna; Collot ed altro: “giustizia” borghese da primi tempi di guerra

Atti repressivi di differente portata, ma uniti da un filo nero: l’intensificazione della repressione nei confronti di ogni forma di azione che possa dare fiato all’antagonismo di classe o, almeno, alla solidarietà di classe.

Tutto nell’arco di 4 giorni.

Il 9 luglio, a Treviso, la Corte di Assise condanna l’anarchico spagnolo Juan Antonio Sorroche Fernandez a 28 anni di carcere (il compagno è già recluso a Terni) più 3 anni di libertà vigilata per avere piazzato due ordigni rudimentali davanti alla sede della Lega Nord a Fontane di Villorba (Treviso). Non stiamo ora a dire che non la pensiamo come lui e i compagni anarchici della Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale che rivendicò l’atto, sul valore e la funzione di questi gesti separati dai movimenti reali (o da essi non sostenibili). Ci interessa altro qui, mettere in luce la provocatoria enormità della pena inflitta a Sorroche Fernandez ricordando le circostanze dei fatti.

Era il 12 agosto 2018. Solo uno dei due ordigni esplose, ma doveva trattarsi di una ben modesta esplosione se gli stessi investigatori ammettono che “non era stata udita da nessuno”, e quindi – come scrive perfino la stampa corriva – “l’attentato, se concepito con la teoria del doppio colpo, era fallito”. 28 anni più 3 di carcere per un’attentato fallito…

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Abd Elsalam, a Piacenza un altro operaio assassinato in nome del profitto

cvc

Nei giorni scorsi ai magazzini GLS a Piacenza è stato assassinato Abd Elsalam Ahmed Eldanf, un operaio egiziano, padre di 5 figli, e un altro facchino è stato ferito. È stato ucciso a un picchetto organizzato dall’USB, mentre protestava contro la precarietà degli appalti e per il rispetto degli accordi contrattuali, costantemente messi in discussione dalla GLS. È stato schiacciato da un tir guidato da un crumiro, istigato dai dirigenti GLS a sfondare il picchetto per ripristinare la macchina, inceppata, dei profitti aziendali. Tutto è avvenuto sotto l’occhio delle forze dell’ordine, presenti in questa occasione, come in tante altre, fuori e dentro le fabbriche, a difesa degli interessi delle imprese.

Ad Ahmed, a sua moglie, alla sua famiglia, come ai tanti altri nostri compagni di lavoro che ogni giorno vengono ammazzati nelle fabbriche, nei campi, nel sistema degli appalti-subappalti-cooperative, in Italia come nel mondo, va la nostra calda solidarietà di classe!

Le istituzioni locali e nazionali e i loro tirapiedi nei mezzi di informazione e nella magistratura stanno tentando di minimizzare l’episodio dando tutta la colpa al camionista, per sviare l’attenzione dai veri responsabili di questo assassinio: le grandi imprese, i padroni delle cooperative, e il governo che dà loro carta bianca. Sperano che la morte di Ahmed sia presto dimenticata, e con essa gli scioperi proclamati dai lavoratori della logistica da multinazionali come SDA, BRT, GLS.

Questa propaganda fa a cazzotti con la realtà! Continua a leggere Abd Elsalam, a Piacenza un altro operaio assassinato in nome del profitto