L’attacco alle lavoratrici e ai lavoratori ha fatto negli ultimi anni un duplice salto di qualità, col Covid dimostrando gli effetti del sistema capitalista a livello globale e l’incapacità da parte del sistema di farvi fronte, e più recentemente con la guerra che non è un fenomeno nuovo, ma che oggi ci riguarda direttamente, con la partecipazione diretta dell’Italia e la forsennata propaganda che l’accompagna.
Quindi il primo punto che vorrei mettere in luce è che la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori oggi più che mai non può limitarsi a rivendicazioni sindacali o di movimento, ma, per essere efficace, deve attrezzarsi anche sul piano politico e ideologico, poiché siamo sotto pressione per pagare non solo i costi della crisi ma anche quelli della guerra, spinti a vedere nei proletari degli altri paesi non solo dei concorrenti, ma anche dei nemici, nel tentativo di renderci non solo narcotizzati e polverizzati, ma subordinati e arruolati.
Il secondo punto da mettere a fuoco è l’aumento esponenziale del controllo e della subordinazione delle donne e l’azione per normalizzare il loro essere riproduttrici, merce di scambio e prede di guerra. Se questo controllo è un tema ricorrente nell’azione dei governi, bisogna dire che lo è molto meno nell’azione dei sindacati e dei movimenti. Io credo che sia necessario in mezzo a tanta geopolitica e in previsione dello sciopero del 20 maggio, porre l’attenzione sulla guerra interna, che ha presentato anch’essa un salto di qualità, che va visto e ricompreso nelle motivazioni dello sciopero.
Continua a leggere Dagli Stati Uniti due nuovi atti di guerra contro le donne – Comitato 23 settembre