Di base in base, la fitta rete militare Usa-Nato in Italia, di Antonio Mazzeo

Riprendiamo volentieri dal blog antimilitarista di Antonio Mazzeo questo aggiornamento, come al solito molto dettagliato e preciso, della “fitta rete militare USA-NATO in Italia”, contenente le ultimissime sull’arrivo di nuove bombe nucleari USA in Europa e in Italia, ad Aviano e a Ghedi. Altri passi importanti nella mobilitazione di guerra, da denunciare nei prossimi mesi sulla più larga scala possibile.

Una sola precisazione, per noi fondamentale.

In sacrosante denunce di questo tipo, che sono interamente nostre, non sempre è messo in chiaro con la dovuta forza (non ci riferiamo qui in prima istanza a Mazzeo) che l’Italia è parte integrante, organica, di punta, di questa macchina di morte e di questa industria di morte che proteggono gli interessi della sua classe dominante, di questo Occidente che va alla guerra. Rispetto agli indiscussi capibanda del Pentagono e di Wall Street, l’Italia, lo stato italiano, il capitalismo imperialista italiano, non svolge il ruolo di infimo picciotto: è un’azionista di minoranza dell’impresa, certo, ma un’azionista a tutti gli effetti, intento a lucrare, con ogni mezzo e a costo di qualsiasi massacro, la sua quota di profitti del capitale globale. Ribattere questo chiodo non sarà mai superfluo davanti alle sirene “sovraniste” che vorrebbero un’Italia resasi indipendente dagli USA e dalla NATO diventare d’incanto “forza di pace e di giustizia” nel mondo, specie nel “giardino di casa” mediterraneo dove continua a seminare, in proprio, da sovrana nello spargimento del sangue “di colore”, la morte tra gli emigranti.

Contro i suonatori di queste sirene che vanno piagnucolando sull’Italia-colonia, ricordiamo che l’Italia liberale/monarchica, da sovrana predatrice intenzionata a recuperare i suoi storici ritardi, si appropriò della costa somala (1889-1891), dell’Eritrea (1890), di una concessione a Tientsin in Cina (fu il premio di consolazione per aver contribuito a macellare i rivoltosi Boxers con i suoi ‘eroici’ 83 ufficiali, 1882 soldati e 178 quadrupedi), della Libia e delle isole del Dodecaneso (i “Possedimenti italiani dell’Egeo”) con la guerra all’impero ottomano iniziata nel 1911, e – dopo aver cambiato alleanza dalla Germania/Austria alla Francia/Gran Bretagna – mise le sue grinfie sull’Albania meridionale (tanto per cominciare, non riuscendo ad appropriarsi della Dalmazia). Mentre l’Italia fascista/monarchica, più che mai sovrana artefice del proprio destino di presunta erede di Roma imperiale, portata a termine la “civilizzazione” sterminista in Libia sulla scia dei liberali, mosse guerra all’Abissinia (Etiopia) nel 1935-36, incorporò a sé l’Albania (1939) e durante la guerra mondiale, occupò insieme alle armate naziste parti della Jugoslavia, della Russia, della Grecia, della Tunisia e dell’Egitto.

Essendo più recenti, le formidabili imprese civilizzatrici compiute dalla NATO, sempre con l’attiva complicità di Roma predona, dell’Italia imperialista divenuta insostituibile portaerei dell’Alleanza atlantica nel Sud dell’Europa a guardia del Medio Oriente e dell’Africa, dovrebbero essere le più note. Tra esse, mai dimenticare la distruzione dell’ex-Jugoslavia, e il ruolo che vi ebbero i centro-sinistri Mattarella e D’Alema, e al loro seguito i komunisti alla Marco Rizzo e certi collitorti dell’area “green”!!

Da ciò deriva che spezzare il vincolo della NATO e dell’industria di morte fiorentissima in Italia (Leonardo, Fincantieri, Telespazio, etc. vi dicono qualcosa?) se non è una presa in giro per raccattare qualche voto in più da anime belle e ingenue, equivale ad una dichiarazione di guerra al capitalismo italiano e occidentale, ad un punto del programma comunista rivoluzionario. Come è detto nella risoluzione seguita al Convegno del 16 ottobre contro la guerra in Ucraina: “lottiamo per la chiusura di tutte le basi USA e NATO, per l’uscita dell’Italia dalla NATO e da ogni alleanza imperialista transnazionale, che intendiamo come parte integrante e irrinunciabile della lotta rivoluzionaria per una società socialista e il potere dei lavoratori, e non come riposizionamento e riorientamento della politica estera dell’Italia capitalistica.” (Red.)

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Alea iacta est. Il dado è tratto. Le nuove bombe nucleari USA a caduta libera saranno dislocate in Europa entro la fine del 2022 con tre mesi di anticipo sul cronogramma fissato da Washington con i partner NATO. Si tratta di una prova di forza che alimenterà pericolosamente le già forti tensioni con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Saranno un centinaio circa le armi che verranno ospitate nei bunker di cinque paesi: Belgio (base aerea di Kleine Brogel), Germania (Buchel), Paesi Bassi (Volkel), Turchia (Incirlik) e Italia (gli scali di Aviano-Pordenone e Ghedi-Brescia). Le nuove bombe saranno le B61-12, variante ammodernata delle più antiche B61. Esse avranno una potenza distruttiva regolabile, con quattro opzioni selezionabili a seconda dell’obiettivo da colpire. “L’impiego operativo, quindi, può essere calibrato a seconda dell’effetto desiderato e dell’importanza dell’obiettivo”, scrive Difesaonline. Rispetto alla bomba “madre”, le B61-12 saranno guidate da un sistema satellitare e potranno penetrare nel sottosuolo per esplodere in profondità.

La National Nuclear Security Administration, l’ente del Dipartimento dell’Energia USA che si occupa delle scorte di armi nucleari, ha reso noti nel novembre 2021 i cacciabombardieri che saranno impiegati per sganciare le nuove armi atomiche: i Panavia PA-200 “Tornado”, gli F-15 “Eagle”, gli F-16 C/D “Fighting Falcon”, i B-2 “Spirit”, i B-21 “Raider” e i nuovi F-35A “Lighting II” acquistati pure dall’Aeronautica militare italiana e schierati nella base di Amendola (Foggia).

A Ghedi ed Aviano dovrebbero essere ospitate complessivamente dalle 30 alle 50 bombe B61-12 e nei due scali NATO sono in via di completamento i lavori di “rafforzamento” dei bunker atomici. Ghedi è sede del 6° Stormo dell’Aeronautica italiana con i “Tornado” nucleari, ma si sta addestrando da tempo all’impiego dei cacciabombardieri F-35 di quinta generazione. Ad Aviano le nuove bombe saranno impiegate dai cacciabombardieri F-16 dell’US Air Force. Nella base friulana sono state ampliate le piste e realizzati nuovi hangar e centri di manutenzione velivoli. Aviano è utilizzata pure dai grandi aerei cargo che trasportano i parà della 173^ Brigata aviotrasportata di US Army verso i maggiori scacchieri di guerra internazionali (recentemente in Iraq e Afghanistan, oggi in Europa orientale e in Africa).

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Solidarietà e vicinanza ad Antonio Mazzeo – Osservatorio repressione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa dichiarazione di Antonio Mazzeo in occasione di una udienza (avvenuta il 13 dicembre) del processo in cui è imputato, a Messina, per diffamazione a mezzo stampa. Abbiamo idee molto diverse dal pacifismo militante a cui il compagno Antonio appartiene, così come sulla Costituzione, et. etc., ma la sua incriminazione per avere denunciato un episodio di militarizzazione della scuola primaria riguarda tutti coloro che si battono contro il processo di militarizzazione della società che avanza, senza interruzioni, da molti anni e ha conosciuto nell’ultimo triennio, prima con la pandemia, poi con lo scoppio della guerra in Ucraina, un vero e proprio salto di qualità. Anche in questo caso: chi tocca uno, tocca tutti. (Red.)

SOLIDARIETA’ E VICINANZA AD ANTONIO MAZZEO.

A processo Antonio Mazzeo. Aveva denunciato la militarizzazione nella scuola primaria

Antonio Mazzeo, insegnante, giornalista, attivista pacifista e antimilitarista sarà processato per aver stigmatizzato il Sì all’Esercito in una scuola primaria “contro gli assembramenti anti-Covid”. Diffamazione a mezzo stampa. È il reato di cui dovrà rispondere martedì 13 dicembre alle ore 9 nell’udienza dibattimentale davanti al Tribunale di Messina. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal Pubblico ministero, dott.ssa Anna Maria Arena. Antonio Mazzeo ha curato nel libro “Umanità a perdere. Sindemia e resistenze” il capitolo “Militarismo e militarizzazione in tempi di pandemia”. Ad Antonio tutta la nostra solidarietà e complicità.

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Guerra in Ucraina: la cobelligeranza dell’Italia si rafforza con il sistema di spionaggio AGS, di Antonio Mazzeo

Riprendiamo dal blog del compagno Antonio Mazzeo questa nota sull’ulteriore partecipazione dell’Italia alla guerra contro la Russia in Ucraina costituita dalla completa messa in opera di un sistema di sorveglianza terrestre della NATO (attraverso grandi droni) basato a Sigonella. Del resto, non da oggi l’Italia, con la NATO e l’UE, è attivamente in guerra, ciò che riescono a non vedere solo i ciechi volontari. Lo è con la fornitura massiccia di armamenti al governo ucraino, con il piano di riarmo e con l’aumento delle spese militari, con le sanzioni tese a strangolare l’economia della Russia, con le migliaia di militari già stanziati con i contingenti NATO in Romania e nei Paesi Baltici, con l’immonda propaganda russofobica, con le politiche interne verso un’economia di guerra, ed ora anche con questo sofisticato sistema di spionaggio. (Red.)

UCRAINA. ITALIA COBELLIGERANTE. GIUNTO A SIGONELLA SISTEMA AGS PER SPIARE LA RUSSIA

Escalation USA e NATO nel conflitto Russia-Ucraina mentre a Sigonella diviene pienamente operativo l’AGS – Alliance Ground Surveillance, il sistema avanzato di sorveglianza terrestre dell’Alleanza Atlantica basato su cinque grandi droni d’intelligence. A renderlo noto il colosso aerospaziale statunitense Northrop Grumman, ideatore e main contractor dell’AGS.

“La Nato AGS Management Agency (NAGSMA) ha ricevuto in consegna il sistema completo per la piena operatività dei velivoli a pilotaggio remoto assegnati alla AGS Force”, ha annunciato il 7 aprile 2022 la vice presidente e direttrice generale dell’azienda, Jane Bishop. “Questo sistema è da oggi nella principale base operativa di Sigonella, in Sicilia, e rappresenta una pietra miliare del programma Nato AGSEsso è stato predisposto specificatamente per l’Alliance Ground Surveillance e realizzato unicamente secondo le richieste Nato per assicurare ai 30 paesi membri dell’alleanza la consapevolezza delle situazioni critiche d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento ISR”. (1)

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Niscemi, sabato 8 agosto: la polizia spara lacrimogeni contro i No Muos, di Antonio Mazzeo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa testimonianza di A. Mazzeo da Niscemi su un intervento della polizia contro la dimostrazione del movimento No Muos dello scorso sabato 8 agosto. E’ cambiato il governo (da centro destra a centro-sinistra), è cambiato il ministro degli interni, non è cambiato nulla per quel che riguarda l’azione statale contro le lotte. Un impegno d’onore era, un impegno d’onore resta. Specie quando c’è di mezzo la Nato. Poi, se qualcuno – come noi – definisce lo stato democratico un apparato della repressione di classe, è ideologico…

Mi chiamano da parte mentre ascoltavo gli interventi a fine corteo. “Antonio, ho sentito che stanno preparando i lacrimogeni”. Mi sembra impossibile. Non ci sono state tensioni nel corso della manifestazione. Centinaia di persone con bandiere e striscioni colorati, gli antichi slogan anti-yankee e diverse famiglie con bambini e palloncini al seguito. Mi avvicino al cancello principale dove ragazze e ragazzi battono ritmicamente con il palmo l’inferriata. Dall’altra parte il nervosismo è evidente, ci sono i celerini in tenuta antisommossa e una riproduzione in salsa italiana del VII cavalleggeri.

Francamente il tutto mi sembra scenograficamente rituale e non riesco a immaginare che si pensi davvero di punire l’appuntamento No MUOS con l’ennesima stupida prova di forza istituzionale. C’è però un tizio in camicia azzurra, testa calva e barbetta alla moda, che si mostra scomposto e pronuncia proprio la parola lacrimogeni. Non lo conosco ma credo sia il funzionario PS a cui è stata delegata la gestione della piazza. Dentro e fuori dalla base militare USA decine di agenti in polo e borsello filmano ossessivamente ogni dettaglio. Un mastino stile robocop si affianca al capo in camicia azzurra con un candelotto in mano. “Ok. Andiamo!”.

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Da Aviano a Sigonella, l’Italia è sempre più base d’attacco della NATO

Come c’era da aspettarsi, lo scoppio di una crisi economica di portata devastante sta fornendo propellente a volontà ad una nuova corsa universale alle armi, e ad un’intensa attività delle grandi potenze sul piano diplomatico e su quello militare. Ovviamente è della partita, e in modo attivo, anche l’Italia. L’Italia del governo Pd-Cinquestelle-Italia viva-Liberi uguali-Sinistra italiana (non dimenticate questa appendice del governo, a cui sono legati gli ex-disobbedienti e l’Adl-Cobas).

Due fatti di questa settimana lo segnalano. Li richiamiamo qui perché rischiano di passare, indebitamente, in sordina.

Il primo fatto è stato annunciato così da quello che, con la direzione dell’ultra-sionista e ultra-atlantista Molinari, è ormai diventato il primo organo di stampa del bellicismo anti-russo, anti-cinese e anti-arabo (al secolo il giornale di centro-sinistra la Repubblica) : La soglia di Aviano per arginare i russi nel Mar Nero. Si tratta di questo: per effetto della crescente pressione del Pentagono e di Trump contro la Germania, lasceranno a breve il suolo tedesco 11.900 militari e due comandi statunitensi: l’Us Africa Command (che ha il suo raggio d’azione in 30 paesi) e l’Us European Command (che controlla le operazioni militari in 51 paesi). Quest’ultimo andrà di sicuro in Belgio, il primo forse a Napoli, forse in Spagna (c’è contesa tra i due stati).

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