31 MARZO: CON LA LOTTA DEI PORTUALI! NO ALLA GUERRA DEL CAPITALE! NO AI TRAFFICI D’ARMI! – SI Cobas Genova

La nave Bahri fa di nuovo scalo a Genova, portando nelle sue stive armamenti micidiali che alimenteranno il genocidio delle popolazioni sottoposte a bombardamenti devastanti, come avvenuto in Yemen, con migliaia di morti, distruzioni massicce delle infrastrutture di base (fognature, acquedotti, ospedali), sviluppo di epidemie (il colera in Yemen ha già fatto stragi di massa).

A foraggiare questo traffico infame sono tutti gli Stati, con in testa gli USA e i paesi europei, fra i quali uno dei primi posti è occupato dall’Italia, che ipocritamente “ripudia la guerra”… ma esporta armi alla grande e alimenta robustamente i conflitti quando servono gli interessi delle sue multinazionali, delle sue banche, dei suoi “oligarchi” (eh si, gli “oligarchi” ci sono anche qui…).

Continua a leggere 31 MARZO: CON LA LOTTA DEI PORTUALI! NO ALLA GUERRA DEL CAPITALE! NO AI TRAFFICI D’ARMI! – SI Cobas Genova

Repressione statale 3 – Operazione Collettivo autonomo lavoratori portuali, Genova

Oggi è uscita una conferenza stampa del CALP e di Genova Antifascista che riportiamo integralmente. Chi tocca uno tocca tutti. Solidali con i compagni e le compagne. Di seguito video e testo di accompagnamento del CALP. Di seguito il comunicato di solidarietà di USB nazionale.

Collettivo Comunista Genova City Strike-NST

La Digos ha perquisito le case di alcuni compagni del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova (CALP) su ordine della Procura. I reati contestati riguardano la attività sindacale e antimilitarista in porto, con preciso riferimento alle lotte nei confronti delle navi saudite Bahri con i suoi carichi di armi pesanti e esplosivi destinati alla guerra in Yemen e in Siria.
Dallo sciopero indetto due anni fa per bloccare un carico destinato alla guerra in Yemen su una Bahri, a oggi, passando per la manifestazione di un anno fa contro il transito di esplosivi a bordo di un’altra Bahri dagli USA diretto alla guerra siriana, gli armatori sauditi attraverso l’agenzia genovese Delta e il Terminal GMT avevano chiesto a più riprese alla Procura la testa dei portuali del CALP. Per quale colpa?
La colpa di avere messo in pratica in questi due anni, con le associazioni e i movimenti contro la guerra e per i diritti civili ciò che il Parlamento ha approvato poco dopo lo sciopero nel porto di Genova del 2019 e confermato alla fine del 2020: lo stop alla vendita di bombe e missili ad Arabia e Emirati, utilizzati per colpire la popolazione civile in Yemen.

Continua a leggere Repressione statale 3 – Operazione Collettivo autonomo lavoratori portuali, Genova

Sulla guerra e la “Lettera aperta” dei lavoratori della Delta – Calp Genova

Riceviamo dal Collettivo autonomo lavoratori portuali di Genova, e volentieri pubblichiamo.

Navi delle armi a Genova, il Collettivo Autonomo Lavoratori ...

[Fonte: CALP, Working Class birra e guai]

Il 20 maggio 2019, un anno fa, per la prima volta un carico militare destinato alla Guardia Nazionale saudita è stato bloccato nel porto di Genova grazie all’iniziativa di lavoratori portuali e tanti compagni e compagne, cittadini e cittadine, che sono accorsi al presidio al Genoa Metal Terminal, dove ormeggiava la Bahri Yanbu. Accanto al presidio, non meno importante, uno sciopero proclamato dalla CGIL-Filt. Le ragioni erano piuttosto semplici, quasi banali: non voler collaborare al grande meccanismo della guerra. Le navi della compagnia nazionale saudita Bahri, infatti, hanno sempre trasportato – e a volte imbarcato anche qui a Genova – mezzi militari ed armi verso Oriente, e in particolare verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi, coinvolti (da aggressori) nel conflitto in Yemen.

Perché specificare tutto questo, ad un anno di distanza? A chi si è interessato della Bahri e della lotta contro il traffico di armi in questi mesi queste righe risulteranno quasi noiose: è stato tutto detto e ridetto più volte da noi, da altri, dalla stampa, persino dal Papa. Eppure c’è qualcuno che ancora non ha capito bene o fa finta di non capire o, che è peggio, vuole profittare di un periodo così particolare come questo – in cui il ricatto sulle condizioni di lavoro si fa più pesante – per mistificare e stravolgere la realtà.

La settimana scorsa i “lavoratori di DELTA Agenzia Marittima” hanno indirizzato una lettera aperta a vari organi istituzionali locali, e a tutti i lavoratori del porto di Genova (qui il link).

Continua a leggere Sulla guerra e la “Lettera aperta” dei lavoratori della Delta – Calp Genova

Note sulla crisi economica I – Il “cigno nero” e’ qui.

Crisi, guerra e prospettive dello scontro di classe
Che sia il canto del cigno del capitalismo decadente!

Image result for black swan crisis

Versione scaricabile .pdf

Indice:

  • Un castello di carte
  • La guerra del petrolio
  • L’esaurimento della “spinta propulsiva” cinese
  • L’acuirsi dello scontro fra le grandi potenze
  • Le prospettive dello scontro di classe

Un castello di carte

Sotto la sferza dell’epidemia di coronavirus, una nuova crisi produttiva e finanziaria del sistema capitalistico internazionale è tornata a farsi estremamente vicina e, mai termine fu più appropriato, virulenta.

Se a dar fuoco alle polveri nel 2007/2008 sono stati i mutui sub-prime, oggi è il covid-19 ad aprire le danze, cioè uno shock esogeno, anche se tale aggettivo è corretto solo se utilizzato in senso stretto, cioè prescindendo da tutte le devastazioni che il modo di produzione capitalistico ha inferto all’ambiente naturale, nel senso più ampio del termine e che, negli ultimi decenni, si sono estese e approfondite con una progressione esponenziale.

In ogni caso, il coronavirus ha svolto la funzione di detonatore di contraddizioni e problemi che l’economia capitalistica porta in grembo da tempo e che, a dispetto del suo andamento ciclico – fatto di recessioni/crisi finanziarie e riprese successive e nonostante la situazione diversa in cui si collocano le differenti aree – si caratterizza per una difficoltà crescente della riproduzione capitalistica a scala globale,  che ha la sua radice nella crescente difficoltà di valorizzazione, della quale i più sofisticati artifici della finanza speculativa e l’impiego di tutte le risorse delle Banche Centrali, capaci di creare denaro – ma non valore – dal nulla non riescono a venire a capo.

Il crollo delle Borse mondiali, iniziato nelle piazze asiatiche nelle scorse settimane ed estesosi ora a tutto il mondo occidentale, da Wall Street ai mercati finanziari europei (Milano, “centro epidemico”, è addirittura sprofondata fino al record negativo di tutti i tempi: -17% in un solo giorno, ma anche Londra, Francoforte, Parigi e New York hanno subito perdite pesantissime), segnala con una potenza dirompente che una nuova edizione della crisi sistemica del capitalismo mondiale bussa alle porte, ridicolizzando le letture minimaliste che appena qualche giorno fa i portavoce del capitalismo globale si affannavano a proporre. Continua a leggere Note sulla crisi economica I – Il “cigno nero” e’ qui.

Tutta la nostra solidarietà alle piazze arabe in rivolta!

SI Cobas nazionale, 21 dicembre 2019

النسخة العربية

Da molti mesi, da Algeri a Khartum, da Beirut a Baghdad, le piazze arabe sono in rivolta.

Centinaia di migliaia, milioni di dimostranti, in grande maggioranza giovani proletari e semi-proletari, con la forte presenza e l’altrettanto forte protagonismo delle donne, sono scesi in campo per farla finita con i loro regimi politico-militari-confessionali, accusati di impoverire e opprimere le classi popolari ad esclusivo beneficio di piccole élite di profittatori e dei capitalisti stranieri.

Ancora una volta con la loro “marcia del ritorno”, la nuova coraggiosa sfida a Israele,  sono stati gli irriducibili palestinesi di Gaza a dare l’avvio ad un seguito di movimenti sociali che sono in continuità con le grandi sollevazioni del 2011-2012. La terribile repressione di quelle sollevazioni avvenuta in Egitto, in Siria, in Bahrein, in Arabia saudita, etc. non è riuscita a intimidire a lungo le masse sfruttate e oppresse del mondo arabo.

Ed eccole di nuovo in campo, a ribellarsi ad una condizione di disoccupazione e di impoverimento diventata insostenibile, all’imposizione di nuove tasse volute dal FMI, al dispotismo, alla brutalità, alla corruzione dei propri governi, al saccheggio delle ricchezze dei loro paesi da parte delle multinazionali.

La grande novità di queste sollevazioni del 2018-2019 rispetto a quelle precedenti è che la sfiducia di massa verso i poteri costituiti coinvolge in pieno anche i militari e le formazioni islamiste, viste ormai quasi ovunque per quello che realmente sono: non l’alternativa, ma una componente organica degli apparati di potere che difendono gli interessi dei più ricchi, dei grandi parassiti di stato, dei pescecani dei capitali globali che imperversano in questa regione strategica del mondo. Continua a leggere Tutta la nostra solidarietà alle piazze arabe in rivolta!