Da Bonomi un nuovo attacco ad alzo zero. A seguire, la Cisl …

Ora che il “formidabile rimbalzo” del 2021 si è esaurito, né il governo né i sindacati possono permettersi di intralciare il cammino dei padroni verso il totale accaparramento dei fondi del PNRR e l’ulteriore compressione del costo della forza-lavoro. Una dichiarazione di guerra a operai e salariati.

È in arrivo da ovest (Stati Uniti), da est (Russia) e da nord (Germania) una nuova recessione di portata imprevedibile. Che infliggerà altri colpi all’economia italiana già scossa dall’aumento dei costi di produzione e dalla perdita di mercati causati dalla guerra in Ucraina. Davanti a questi eventi, il presidente di Confindustria Bonomi non ha perso tempo ed è ripartito all’attacco, rispolverando l’arroganza del suo discorso di investitura di due anni fa.

Leggi anche: La grande camorra lombarda all’attacco. Sul nuovo boss della Confindustria (17 apr. 2022).

Ha perfino scomodato il grande fiorentino, per lanciare un vile messaggio da industrialotto padano assatanato di guadagni mai bastevoli: noi “eroi civili”, padroni del vapore, non daremo aumenti salariali. Dalle nostre tasche non uscirà un euro. Se vuole, li dia lo stato tagliando il cuneo fiscale, ovviamente senza aumentare le tasse a miliardari e milionari. Il che significa: tagliando le residue prestazioni di welfare attraverso una truffaldina partita di giro, che aumenta di poco i salari nominali per ridurre altrettanto, o più, i salari reali – com’è avvenuto finora con i precedenti tagli del cuneo fiscale.

A maggior ragione, niente salario minimo. Neanche nei termini moderati dei 5 Stelle. Non se ne parla. I salari li decide sua maestà il mercato. Stato, partiti, sindacati non devono interferire. Sono fonti di “infezione”. Gli associati di Confindustria ne stiano alla larga.

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I “bellissimi sogni” di Bonomi, l'”uomo necessario” a realizzarli (Draghi), l’11 ottobre per cominciare a infrangerli

Bonomi: fine Draghi, stay a long time. The premier: the government will not  raise taxes, money

L’assemblea generale di Confindustria di giovedì 23 settembre ha incoronato Draghi, l'”uomo necessario” per realizzare quelli che un euforico Bonomi ha chiamato “i nostri bellissimi sogni”.

Raramente, in passato, la storica organizzazione del padronato industriale aveva conferito un mandato altrettanto incondizionato ad un suo governo: “noi imprese non esitiamo a dire che ci riconosciamo nell’esperienza di questo governo e ci auguriamo che continui a lungo e torniamo ad esprimergli con forza raddoppiata tutto il nostro apprezzamento”.

Dopo aver liquidato il blocco dei licenziamenti come una sciocchezza e quota 100 come un furto, Bonomi ha regalato qualche scampolo dei “bellissimi sogni” padronali: via l’Irap sulle imprese; taglio di 10-13 miliardi al cuneo fiscale, cioè: al welfare pubblico; riforma degli “ammortizzatori sociali” introducendo una forma di assicurazione privata pagata dai lavoratori; collocamento della forza-lavoro affidato ancor più di oggi alle agenzie interinali; privatizzazione generalizzata dei servizi pubblici locali (trasporti, etc.) per sfondare nei “troppi settori dell’economia italiana sottratti alla logica della concorrenza e del mercato”; “un maggiore accesso dei privati nell’offerta di servizi sanitari”; subordinare in modo ancor più stretto gli istituti tecnici e la scuola superiore agli ordini delle aziende. Queste le “riforme strutturali” che ora si debbono fare, maledette e subito: “basta rinvii, basta veti, basta giochetti”; le “bandiere di partito” debbono ritirarsi in buon ordine davanti al partito trasversale dei padroni. E, naturalmente, “green pass” super-obbligatorio.

E’ lo sviluppo che lo esige! Lo sviluppo dei profitti e della produttività del lavoro. Non per un solo anno, ma per un lungo periodo, con l’auspicio di un’era Draghi.

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Rotte le trattative dei metalmeccanici. La parola deve passare alla lotta! (SI Cobas)

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Lo stallo delle trattative sui rinnovi contrattuali non viene dal nulla, ma è il prodotto di un’offensiva padronale di lunga durata tesa a scardinare definitivamente impianto e significato dei CCNL, e a cancellare l’organizzazione operaia sui luoghi di lavoro.

Proprio mentre scrivevamo quest’articolo, abbiamo appreso della rottura delle trattative sul rinnovo del CCNL metalmeccanici, con l’abbandono del tavolo da parte di Federmeccanica e la proclamazione di 6 ore di sciopero da parte di Fiom, Fim e Uilm, suddivise in 2 ore di fermo nell’immediato sotto forma di assemblea e 4 di sciopero nazionale di categoria per il prossimo … 5 novembre.

Nel rilevare come anche di fronte a uno schiaffo di tale violenza per i vertici confederali la prudenza non sia mai troppa, va altresì evidenziato che in diverse fabbriche sono partiti scioperi spontanei non appena si è diffusa la notizia della rottura delle trattative.

Per comprendere la dinamica che ha portato a questo esito occorre però riavvolgere il nastro degli eventi degli ultimi due anni, al fine di comprendere il reale nodo della questione.

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Bonomi, Confindustria: li vogliamo lavoratori-soldati

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Si è appena insediato il nuovo presidente di Covindustria, Carlo Bonomi, forte di un 99,9% di consenso. Il suo discorso di insediamento merita un breve commento perché esprime al meglio la feroce determinazione con cui il padronato punta alla ripresa. A riprendere a macinare profitti dopo il tracollo economico di questi mesi.

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La grande camorra lombarda all’attacco. Sul nuovo boss della Confindustria

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Stamattina è festa, festa grande, euforia, nelle redazioni di Libero e del Giornale per l’elezione di Bonomi a presidente di Confindustria. Dopo mesi in cui la Lombardia – la regione più ricca di Europa – ha squadernato davanti al mondo intero la cinica criminalità dei suoi sciur Brambilla e l’altrettanto cinica connivenza dei clan leghisti e berlusconiani che trafficano da decenni al Pirellone (che ci sia un nesso tra le due cose?), è venuto il momento della riscossa. La Lombardia si riprende la Confindustria. La Lombardia riparte. Chi produce torna protagonista. Il Nord industriale rialza la testa contro il burocratismo romano. E via di questo passo, a passo di carica.

Bonomi li ha galvanizzati. L’orchestra padronale suona la sua musicaccia ai massimi decibel. Anche il Corriere, che con il suo stile grande borghese non può confondersi con i plebei alla Feltri, trasuda contentezza. “Via libera per moda e auto”. L’emergenza da coronavirus è ormai alle spalle. Dalla contabilità dei morti alla ben più entusiasmante contabilità dei profitti.

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