Ora che il “formidabile rimbalzo” del 2021 si è esaurito, né il governo né i sindacati possono permettersi di intralciare il cammino dei padroni verso il totale accaparramento dei fondi del PNRR e l’ulteriore compressione del costo della forza-lavoro. Una dichiarazione di guerra a operai e salariati.
È in arrivo da ovest (Stati Uniti), da est (Russia) e da nord (Germania) una nuova recessione di portata imprevedibile. Che infliggerà altri colpi all’economia italiana già scossa dall’aumento dei costi di produzione e dalla perdita di mercati causati dalla guerra in Ucraina. Davanti a questi eventi, il presidente di Confindustria Bonomi non ha perso tempo ed è ripartito all’attacco, rispolverando l’arroganza del suo discorso di investitura di due anni fa.
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Ha perfino scomodato il grande fiorentino, per lanciare un vile messaggio da industrialotto padano assatanato di guadagni mai bastevoli: noi “eroi civili”, padroni del vapore, non daremo aumenti salariali. Dalle nostre tasche non uscirà un euro. Se vuole, li dia lo stato tagliando il cuneo fiscale, ovviamente senza aumentare le tasse a miliardari e milionari. Il che significa: tagliando le residue prestazioni di welfare attraverso una truffaldina partita di giro, che aumenta di poco i salari nominali per ridurre altrettanto, o più, i salari reali – com’è avvenuto finora con i precedenti tagli del cuneo fiscale.
A maggior ragione, niente salario minimo. Neanche nei termini moderati dei 5 Stelle. Non se ne parla. I salari li decide sua maestà il mercato. Stato, partiti, sindacati non devono interferire. Sono fonti di “infezione”. Gli associati di Confindustria ne stiano alla larga.
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