Mancava la pietra tombale sulle illusioni dei proletari britannici di migliorare la propria condizione con una semplice scheda deposta nell’urna (anni fa) per dire “sì alla Brexit”, ed è puntualmente arrivata prima ancora di quando noi – i soli a prevederne lo scontato esito finale – prevedessimo.
L’ha posta Huw Pill, capo economista della Banca d’Inghilterra con il seguente messaggio, contenuto in un podcast apprestato da lui per la Columbia Law School: “Brits need to accept they are now poorer”, i Britannici [inutile dire: anzitutto i lavoratori britannici] debbono accettare di essere ora più poveri. Perché? Per una ragione elementarissima, che a suo tempo richiamammo: perché uscire dall’UE non poteva significare uscire dal mercato mondiale e dalle sue immodificabili leggi. E nel mercato mondiale, nell’economia mondiale e nella politica mondiale sono accadute negli ultimi anni, ricorda Pill con la smisurata profondità degli economisti, tre cosucce: la pandemia, la guerra in Ucraina (con il balzo all’in su dei prezzi dell’energia determinato in larga parte dall’imposizione statunitense all’intera Europa, UE e non UE, di rompere i rapporti di fornitura con la Russia e piegarsi ad acquistare il costosissimo gas liquefatto made in the Usa), la scarsità dei raccolti agricoli (la Gran Bretagna importa il 50% del suo fabbisogno alimentare). Insomma: dove credevate di essere andati con la grande trovata della Brexit, poveri fessi che ci avevate creduto?
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