Repressione statale 3 – Operazione Collettivo autonomo lavoratori portuali, Genova

Oggi è uscita una conferenza stampa del CALP e di Genova Antifascista che riportiamo integralmente. Chi tocca uno tocca tutti. Solidali con i compagni e le compagne. Di seguito video e testo di accompagnamento del CALP. Di seguito il comunicato di solidarietà di USB nazionale.

Collettivo Comunista Genova City Strike-NST

La Digos ha perquisito le case di alcuni compagni del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova (CALP) su ordine della Procura. I reati contestati riguardano la attività sindacale e antimilitarista in porto, con preciso riferimento alle lotte nei confronti delle navi saudite Bahri con i suoi carichi di armi pesanti e esplosivi destinati alla guerra in Yemen e in Siria.
Dallo sciopero indetto due anni fa per bloccare un carico destinato alla guerra in Yemen su una Bahri, a oggi, passando per la manifestazione di un anno fa contro il transito di esplosivi a bordo di un’altra Bahri dagli USA diretto alla guerra siriana, gli armatori sauditi attraverso l’agenzia genovese Delta e il Terminal GMT avevano chiesto a più riprese alla Procura la testa dei portuali del CALP. Per quale colpa?
La colpa di avere messo in pratica in questi due anni, con le associazioni e i movimenti contro la guerra e per i diritti civili ciò che il Parlamento ha approvato poco dopo lo sciopero nel porto di Genova del 2019 e confermato alla fine del 2020: lo stop alla vendita di bombe e missili ad Arabia e Emirati, utilizzati per colpire la popolazione civile in Yemen.

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Sulla guerra e la “Lettera aperta” dei lavoratori della Delta – Calp Genova

Riceviamo dal Collettivo autonomo lavoratori portuali di Genova, e volentieri pubblichiamo.

Navi delle armi a Genova, il Collettivo Autonomo Lavoratori ...

[Fonte: CALP, Working Class birra e guai]

Il 20 maggio 2019, un anno fa, per la prima volta un carico militare destinato alla Guardia Nazionale saudita è stato bloccato nel porto di Genova grazie all’iniziativa di lavoratori portuali e tanti compagni e compagne, cittadini e cittadine, che sono accorsi al presidio al Genoa Metal Terminal, dove ormeggiava la Bahri Yanbu. Accanto al presidio, non meno importante, uno sciopero proclamato dalla CGIL-Filt. Le ragioni erano piuttosto semplici, quasi banali: non voler collaborare al grande meccanismo della guerra. Le navi della compagnia nazionale saudita Bahri, infatti, hanno sempre trasportato – e a volte imbarcato anche qui a Genova – mezzi militari ed armi verso Oriente, e in particolare verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi, coinvolti (da aggressori) nel conflitto in Yemen.

Perché specificare tutto questo, ad un anno di distanza? A chi si è interessato della Bahri e della lotta contro il traffico di armi in questi mesi queste righe risulteranno quasi noiose: è stato tutto detto e ridetto più volte da noi, da altri, dalla stampa, persino dal Papa. Eppure c’è qualcuno che ancora non ha capito bene o fa finta di non capire o, che è peggio, vuole profittare di un periodo così particolare come questo – in cui il ricatto sulle condizioni di lavoro si fa più pesante – per mistificare e stravolgere la realtà.

La settimana scorsa i “lavoratori di DELTA Agenzia Marittima” hanno indirizzato una lettera aperta a vari organi istituzionali locali, e a tutti i lavoratori del porto di Genova (qui il link).

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