Il cammino di A. Soumahoro è quello dell’Usb

Sta suscitando un po’ di rumore l’uscita di A. Soumahoro dall’Usb. Su di essa ci sono arrivati feroci messaggi concentrati sulla figura di questo ‘personaggio’, che non intendiamo pubblicare. Si tratta di compagni di base dell’Usb delusi dalla cosa, e di altri mai appartenuti all’Usb che, però, lo hanno conosciuto da vicino.

Per noi l’accanimento contro l’individuo A. Soumahoro è privo di senso. Tanto più se accompagnato dall’accusa di tradimento. Non c’è nessun tradimento. La decisione di Soumahoro, il suo “cammino”, spinge alle sue logiche conseguenze la politica che l’Usb ha seguito in questi anni nelle campagne con i braccianti immigrati – una politica che ha articolato in quel settore l’orientamento generale di questo organismo sindacale. Non per caso il saluto che gli ha rivolto la direzione dell’Usb, condito con gli auguri per “i successi che merita” (era ironico?), gli riconosce il merito di aver “seguito e organizzato con grande capacità e dedizione” l’intervento dell’Usb tra i braccianti.

Che tipo di intervento è stato?

Lo lasciamo dire a un dettagliato report dal campo di Campagne in lotta sui fatti avvenuti a Venosa, Borgo Mezzanone (FG), San Ferdinando (RC), Rosarno, Saluzzo e Roma (nei rapporti con il ministero degli interni…), che pubblichiamo piu’ sotto.

L’Usb ha in ogni circostanza privilegiato il rapporto con le autorità locali, regionali, di governo e con il sistema dei mass media rispetto al faticoso e rischioso lavoro di organizzazione e di sostegno all’auto-organizzazione dei braccianti. Di più: ha agito in modo sistematico per assumersi in esclusiva la “rappresentanza” dei braccianti e, là dove necessario, non ha esitato a contrastare e depotenziare il processo di auto-organizzazione, e a marginalizzare i suoi primi protagonisti quando non è riuscita a integrarli nella propria logica di sindacato votato alla mediazione con le istituzioni, sempre e comunque. La critica più pungente, forse, è quella di usurpazione nei confronti di momenti di lotta a cui l’Usb era stato estraneo, e di pompieraggio nei confronti dei momenti di lotta più accesi, agendo in certi casi come “braccio operativo” delle istituzioni, d’intesa con sindaci e polizia (un vizietto che si è palesato anche a Piacenza nelle lotte della logistica, dove l’Usb ha raccolto fuoriusciti o espulsi dal SI Cobas e li ha organizzati anche in funzione sabota-scioperi). Del resto, dopo l’assassinio di Soumaila Sacko, che non era un iscritto né un delegato Usb come millantato (e come abbiamo creduto anche noi), l’Usb, che pure lo rivendicava come suo militante, neppure accennò a uno sciopero in cui fosse coinvolta tutta l’organizzazione. Solo fiaccolate, appelli e processioni… in attesa di essere ricevuti dagli interlocutori “che contano”, e di mettere in piedi squallide sceneggiate televisive come la visita di Fico alla tendopoli di San Ferdinando.

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Rignano, Empoli: delitti di stato e di mercato

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Altro che caporali, si tratta dei generali
Nel giro di poche ore, due braccianti del Mali morti nel Ghetto di Rignano (Foggia), andato a fuoco o, più probabilmente, mandato a fuoco dalla polizia (vedi qui sotto il primo comunicato di “Campagne in lotta”), e due senza fissa dimora, quasi certamente immigrati, morti carbonizzati in un casolare abbandonato vicino Empoli.

La guerra di stato contro i lavoratori immigrati, condotta con ogni mezzo (la repressione anzitutto, ma anche l’emarginazione sociale), continua a mietere vittime anche sulla terraferma, mentre non si riesce a tenere il conto degli emigranti dall’Africa e dal Medio Oriente che perdono la vita nel Mediterraneo (almeno 326 nei primi 50 giorni dell’anno, il 300% in più del 2016).

Intorno alla tragedia di Rignano anche stavolta, puntuale, è scattata la manfrina massmediatica sui caporali – come ogni volta che un barcone carico di emigranti affonda, parte in automatico il nastro pre-registrato sui (piccoli) trafficanti di uomini. Sarebbe tutta colpa dei caporali e degli scafisti! Ma in nessun esercito si è mai visto i caporali dettare le leggi, né in nessun mare di questo mondo le barchette civili comandare sulle marine militari (tanto più se targate NATO).

Ciò che queste nauseanti manfrine cercano di coprire sono le responsabilità, i delitti dei generali e degli ammiragli, dei grandi poteri che presiedono all’export-import di manodopera immigrata da super-sfruttare: le grandi imprese dell’agribusiness e di tutti gli altri settori (nomi come Coca Cola, Lega Coop, Fincantieri vi dicono niente?), i grandi proprietari terrieri, i governi, gli stati, le polizie e le cosche della criminalità organizzata transnazionale al servizio degli interessi capitalistici. Al servizio del mercato globale, che è il grandissimo trafficante di uomini e donne dei paesi dominati trasformati in merce a basso costo.

E’ a difesa di questi interessi che il governo Gentiloni ha varato proprio nei giorni scorsi un decreto d’urgenza che, sotto il nome sommamente ipocrita di “nuovo modello d’accoglienza”, ha istituito dei tribunali speciali in materia di immigrazione funzionanti con regole speciali che riducono drasticamente i diritti degli immigrati (ciò che la Lega e, nella sostanza, anche la banda di Grillo propugnavano da tempo), ha trasformato il diritto di asilo in uno status da comprare con il lavoro gratuito e altre forme di umiliazione, ha normalizzato e istituzionalizzato il lavoro gratuito degli immigrati – introducendo nel mercato del lavoro un contingente di manodopera totalmente (e forzatamente) gratuita, che servirà a svalorizzare ulteriormente il lavoro degli immigrati regolari e dei lavoratori autoctoni. La sorte dei lavoratori immigrati e dei lavoratori autoctoni è, infatti, indivisibile perché la schiavizzazione degli uni prepara, in tempi successivi e forme più o meno analoghe, la schiavizzazione degli altri.

Ecco perché quanti sono solidali con le popolazioni immigrate, e in particolare con i lavoratori e le lavoratrici immigrate, debbono fare ogni sforzo per rivolgersi ai lavoratori autoctoni e invitarli a scuotersi dalla loro passività o, peggio, dalla loro aperta connivenza con gli schiavisti. Senza nessuna illusione nelle istituzione democratiche, centrali o locali, che ci sono state, ci sono e ci saranno nemiche, tanto nella repressione diretta quanto nella disinformazione e nella diffusione di menzogne. Solo la lotta unitaria e organizzata contro lo sfruttamento e il super-sfruttamento del lavoro e contro il razzismo di stato, al di là dei settori e delle nazionalità, ci restituirà la nostra forza e la nostra dignità.

Riportiamo qui sotto due comunicati di Campagne in Lotta.

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Sgombero al Gran Ghetto di Rignano: Dopo il corteo, i morti di stato
Questa notte un nuovo gravissimo episodio è accaduto al Ghetto di Rignano. Due persone sono morte in un incendio. Dalla notte del 28 Febbraio è in atto una maxi-operazione di sgombero che sta coinvolgendo più di 700 persone. Dopo la prima giornata, in cui 100 persone sono state deportate in due strutture site nel territorio del comune di San Severo, la polizia ha avuto difficoltà a procedere con lo sgombero.

Nonostante i tentativi di deportazione forzata, e le false promesse di documenti e lavoro a chi avesse lasciato volontariamente il Ghetto, i lavoratori e le lavoratrici lì presenti non hanno accettato di lasciare le loro case senza una reale alternativa immediata e praticabile. Intanto perché i posti disponibili nelle due strutture non sono sufficienti per tutte e tutti, e poi perché senza un sistema di trasporto da e per i luoghi di lavoro abbandonare il ghetto significa perdere qualsiasi possibilità di sostentamento, per quanto misera. Per non parlare della condizione delle donne, che hanno ancora meno opportunità di reddito al di fuori del sistema dei ghetti. Ma a tutti coloro che sono rimasti è stato impedito di accedere alle loro case, anche solo per recuperare gli effetti personali, ed hanno passato notti all’addiaccio.

Per questo nella giornata di ieri, 2 marzo, si è mosso un corteo spontaneo che dal Ghetto ha raggiunto la Prefettura al centro di Foggia. I manifestanti hanno ottenuto che una delegazione fosse ricevuta dai rappresentanti del governo e della polizia, ma l’esito dell’incontro è stato negativo, e la Prefettura ha confermato la volontà di procedere allo sgombero. Stanotte ci sono state nuove tensioni, fino ad arrivare allo scoppio di alcuni incendi. In uno di questi sono morte carbonizzate due persone, ancora da identificare.

L’incendio, secondo i tanti lavoratori lì presenti che ce l’hanno testimoniato, è stato appiccato dalle forze dell’ordine, con la finalità di intimorire ulteriormente i presenti a lasciare quel posto. E’ praticamente impossibile in queste ore documentare quanto sta accadendo, perché è impossibile a chiunque superare i cordoni di sicurezza della polizia. Nemmeno la stampa ha facoltà di esercitare il diritto/dovere di cronaca. Ma gli abitanti del ghetto si rifiutano di consegnare i loro morti alle autorità fino a quando non emergerà la loro versione dei fatti. Continua a leggere Rignano, Empoli: delitti di stato e di mercato