Rinnovo del contratto dei metalmeccanici: non c’è limite al peggio! (SI-Cobas)

Con grande enfasi Fim-Fiom e Uilm rivendicano come ottimo il risultato ottenuto con l’accordo sul rinnovo del CCNL dei metalmeccanici.

Ricapitolare la storia della trattativa tra Federmeccanica e confederali è essenziale per comprendere la distanza abissale tra i proclami della triplice e la cruda realtà dei numeri: la piattaforma sindacale chiedeva l’8% della retribuzione base di aumento salariale pari circa a 148 euro al 5° livello, per gli anni 2020-2022. Una richiesta che, se ottenuta, non sarebbe comunque bastata a recuperare la perdita di peso del salario rispetto all’aumento del costo della vita, e soprattutto alle pesanti decurtazioni in busta-paga registrate quest’anno a seguito del ricorso alla Cig-Covid.

L’aumento definito dal nuovo CCNL per la vigenza contrattuale 2021-2024 è invece il seguente:

  • fino a maggio 2021 soltanto 12 euro di adeguamento IPCA indice dei prezzi di consumo che i lavoratori hanno iniziato a percepire nel mese di giugno 2020
  • 25 euro a partire da giugno 2021
  • 25 euro da giugno 2022
  • 27 euro da giugno 2023
  • 35 euro da giugno 2024

Dunque, non solo nel giro di due rinnovi contrattuali (2016-2024) della durata di 9 anni, un anno (il 2020) viene interamente regalato a Confindustria, ma l’aumento di 124 euro (lordi) tanto strombazzato dai vertici confederali, gli operai lo vedranno in busta-paga solo … nell’estate del 2024!

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23 – 24 ottobre: due giorni per l’alternativa operaia al capitalismo pandemico (SI Cobas)

Lo sciopero generale della logistica di venerdì scorso e le manifestazioni del giorno seguente indette dal Patto d’azione per un fronte unico anticapitalista hanno rappresentato un altro piccolo passo avanti nella costruzione di un percorso di lotta unitario contro gli effetti che la crisi sta producendo nelle condizioni di vita di milioni di lavoratori, precari e disoccupati.

La giornata del 23 ha costituito un segnale più che incoraggiante nella prospettiva dell’apertura di un vero tavolo di trattativa per il rinnovo del CCNL Trasporto merci e Logistica: centinaia di magazzini e migliaia di lavoratori dal nord al sud si sono fermati per lo sciopero del SI Cobas e dell’Adl Cobas, sia nelle filiere storiche del movimento dei facchini (BRT, SDA, GLS, TNT, DHL, UPS, ecc.) sia in tantissime aziende minori.

Il messaggio che i lavoratori hanno recapitato ai padroni e al governo è quanto mai chiaro: la richiesta di un rinnovo vero, con aumenti salariali adeguati, un impianto normativo che rafforza le misure di sicurezza e di prevenzione dei rischi della pandemia, il rifiuto dello scambio tra salario e produttività e la piena titolarità dei Cobas a partecipare ai tavoli di trattativa in quanto sigle maggiormente rappresentative nella categoria.

Nella seconda settimana di novembre si terranno i primi giri di confronto con alcune delle principali parti datoriali, a seguito delle quali si valuterà se vi sono le condizioni per aprire una fase negoziale, in assenza della quale SI Cobas e Adl Cobas riprenderanno la mobilitazione nazionale.

Al di la degli aspetti puramente vertenziali di categoria, la riuscita di questa mobilitazione dipenderà in larga parte dalla capacità di sviluppo della conflittualità anche in tutte le altre categorie interessate dai rinnovi contrattuali e colpite dalla crisi.

I tempi e le modalità del risveglio operaio su scala generale non dipendono da noi, e molto dipenderà dagli orientamenti di governo e Confindustria, in primo luogo sulla vicenda del blocco dei licenziamenti, ma per noi è fondamentale ribadire che lo sciopero del 23 per noi indica una strada concreta e praticabile (oltre che necessaria) anche nelle altre categorie.

Da questo punto di vista, la vicenda del rinnovo del CCNL metalmeccanici rappresenta un importante banco di prova: al di la della miseria delle 4 ore di sciopero indette dai confederali per il 5 novembre, come SI Cobas siamo disponibili sin da ora a sostenere tutte le iniziative di lotta reale che si produrranno nelle fabbriche nell’ottica di un fronte unico del sindacalismo combattivo così come emerso dall’assemblea del 27 settembre a Bologna.

Riguardo all’appuntamento del 24 abbiamo assistito in molte città a un consolidamento del percorso di lotta unitario, con la partecipazione di centinaia di lavoratori, disoccupati, precari e disoccupati nelle piazze locali indette sotto le sedi di Confindustria.

Le piazze di sabato sono coincise con il clima di malcontento che ha iniziato a svilupparsi nel paese in risposta alle misure del nuovo Dpcm, sfociato nella protesta del 23 notte a Napoli e replicato nelle ore e nei giorni successivi con decine di manifestazioni in varie città, guidate principalmente dai commercianti e dalla piccola borghesia colpita e impoverita dalla crisi e dalle misure restrittive.

Al di la delle valutazioni sulla natura, sulle prospettive e sulle possibilità di un intervento autonomo e di classe in queste mobilitazioni, che meriterebbero una trattazione a parte, riteniamo che questi nuovi scenari impongano una strutturazione e un organizzazione sempre maggiore del Patto d’azione e una sempre maggiore visibilità dei suoi percorsi e delle sue parole d’ordine.

Le dimensioni della crisi economica e sanitaria suggeriscono come le risposte confuse e spontanee di queste ore sono solo l’inizio di una lunga fase di instabilità e di turbolenze sociali.

Il nostro compito prioritario per le prossime settimane e nei prossimi mesi non è quello di inseguire ciecamente “tutto ciò che si muove”, quanto di lavorare con metodo e costanza per portare i proletari sul terreno della lotta attorno ai propri bisogni e alle proprie necessità immediate e future.

Senza il protagonismo dei lavoratori e delle masse proletarie, le manifestazioni di malcontento in corso saranno destinate inevitabilmente a rifluire o a svilupparsi unicamente attorno agli interessi dei ceti medi.

Proprio per questo, come SI Cobas riteniamo che le mobilitazioni del 23-24 non vadano intese come un traguardo, ma come un punto di partenza per costruire un autunno di lotta attorno alle parole d’ordine emerse nell’assemblea del 27 settembre e alla piattaforma lanciata dal Patto d’azione.

Se non ora, quando?

SI Cobas nazionale

Rotte le trattative dei metalmeccanici. La parola deve passare alla lotta! (SI Cobas)

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Lo stallo delle trattative sui rinnovi contrattuali non viene dal nulla, ma è il prodotto di un’offensiva padronale di lunga durata tesa a scardinare definitivamente impianto e significato dei CCNL, e a cancellare l’organizzazione operaia sui luoghi di lavoro.

Proprio mentre scrivevamo quest’articolo, abbiamo appreso della rottura delle trattative sul rinnovo del CCNL metalmeccanici, con l’abbandono del tavolo da parte di Federmeccanica e la proclamazione di 6 ore di sciopero da parte di Fiom, Fim e Uilm, suddivise in 2 ore di fermo nell’immediato sotto forma di assemblea e 4 di sciopero nazionale di categoria per il prossimo … 5 novembre.

Nel rilevare come anche di fronte a uno schiaffo di tale violenza per i vertici confederali la prudenza non sia mai troppa, va altresì evidenziato che in diverse fabbriche sono partiti scioperi spontanei non appena si è diffusa la notizia della rottura delle trattative.

Per comprendere la dinamica che ha portato a questo esito occorre però riavvolgere il nastro degli eventi degli ultimi due anni, al fine di comprendere il reale nodo della questione.

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