Lunedì mattina oltre cinquecento operai di Piacenza, stufi della retorica con cui i funzionari Cgil
tentano di ammantare il loro operato opportunista e la loro aperta connivenza coi padroni, hanno
invaso l’area antistante il palazzone della Camera del lavoro per manifestare la propria indignazione
e la propria rabbia contro un apparato che si dimostra ogni giorno di più estraneo ed ostile agli
interessi della classe lavoratrice: in loro sostegno delegazioni di lavoratori e solidali provenienti dai
distretti produttivi contigui, gruppi di solidali e persino singoli lavoratori aderenti a Cgil e Cisl.
Nelle ore precedenti alla manifestazione, i bonzi sindacali, pur di esorcizzare il clima di isolamento
e di autoreferenzialità a cui già da diversi anni si sono (auto)condannati, hanno giocato la carta
dell'”orgoglio”, facendo appello ai loro iscritti affinché si precipitassero a difendere la sede da un
presunto “assalto dei barbari del SI Cobas”, sciorinando i soliti luoghi comuni sulla Cgil “baluardo
di democrazia”, utili nei giorni di festa per vantare una presunta continuità col sindacato di classe di
un secolo fa a cui oramai non crede più nessuno, e peraltro senza disdegnare una buona dose di
razzismo nei confronti dei lavoratori immigrati scesi a manifestare.
Rotte le trattative dei metalmeccanici. La parola deve passare alla lotta! (SI Cobas)

Lo stallo delle trattative sui rinnovi contrattuali non viene dal nulla, ma è il prodotto di un’offensiva padronale di lunga durata tesa a scardinare definitivamente impianto e significato dei CCNL, e a cancellare l’organizzazione operaia sui luoghi di lavoro.
Proprio mentre scrivevamo quest’articolo, abbiamo appreso della rottura delle trattative sul rinnovo del CCNL metalmeccanici, con l’abbandono del tavolo da parte di Federmeccanica e la proclamazione di 6 ore di sciopero da parte di Fiom, Fim e Uilm, suddivise in 2 ore di fermo nell’immediato sotto forma di assemblea e 4 di sciopero nazionale di categoria per il prossimo … 5 novembre.
Nel rilevare come anche di fronte a uno schiaffo di tale violenza per i vertici confederali la prudenza non sia mai troppa, va altresì evidenziato che in diverse fabbriche sono partiti scioperi spontanei non appena si è diffusa la notizia della rottura delle trattative.
Per comprendere la dinamica che ha portato a questo esito occorre però riavvolgere il nastro degli eventi degli ultimi due anni, al fine di comprendere il reale nodo della questione.
Continua a leggere Rotte le trattative dei metalmeccanici. La parola deve passare alla lotta! (SI Cobas)Risposta a Eliana Como. Ma rivolta soprattutto alle lavoratrici e ai lavoratori combattivi che non sono stati (non ancora) a Bologna…
In risposta a Eliana Como ma, soprattutto, ai tanti lavoratori, alle tante lavoratrici che le lotte le hanno fatte, e le fanno, ma a Bologna (ancora) non c’erano.
Il giorno dopo l’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi del 27 settembre a Bologna, Eliana Como, coordinatrice della corrente di opposizione in Cgil, ha dato una curiosa intervista a Radio onda d’urto. Curiosa perché da un lato dice: “sono contenta che l’assemblea sia andata bene. Condivido il documento che è stato approvato”. Dall’altro, però, dedica gran parte dell’intervista a smontare la prospettiva delineata dall’assemblea, che – a suo parere – è stata più politica che sindacale e non ha tenuto in conto che “l’unità delle lotte è bella, ma dobbiamo prima farle le lotte”, sostenendo che “non basta scrivere un bel documento, né tanto meno auto-proclamarsi avanguardia combattiva”.
Non pensiamo di convincere Eliana Como che si sbaglia. Saranno i fatti a provarlo. E chi sa se basteranno. Questo, per noi, è davvero secondario. Ci interessa molto di più, invece, spiegare ai tanti lavoratori, alle tante lavoratrici che le lotte le hanno fatte, e le fanno, ma a Bologna non c’erano, cosa è stata l’assemblea del 27, cosa stiamo preparando e perché ci aspettiamo, alle prossime iniziative, che si uniscano a noi.
L’Assemblea del 27 è stata un’assemblea, oltre che numerosa, combattiva. Tutti/e coloro che sono intervenuti/e avevano dietro di sé un’esperienza di anni di lotte – a cominciare soprattutto dai facchini e dai driver della logistica organizzati nel SI Cobas – e avevano, quanto meno, la determinazione a promuovere in tanti settori di attività risposte di lotta agli attacchi padronali e alle politiche anti-operaie del governo e dell’UE.
Continua a leggere Risposta a Eliana Como. Ma rivolta soprattutto alle lavoratrici e ai lavoratori combattivi che non sono stati (non ancora) a Bologna…Venezia, 27 giugno: Un presidio per la Palestina più affollato del previsto
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Non siamo carne da macello. Fermare tutte le attivita’ non essenziali per fermare il contagio (SI Cobas – AdL Cobas)
Negli ultimi giorni decine di magazzini della logistica e di fabbriche si sono fermati. In diversi di questi si sono già verificati casi di lavoratori positivi al coronavirus, ma senza la fermata dei lavoratori molte direzioni aziendali avrebbero cercato di continuare a farli lavorare come se nulla fosse, estendendo il contagio. Al riguardo, rinviamo ad un articolo di Francesca Nava uscito ieri su TPI, che mostra come la provincia di Bergamo sia nell’occhio del ciclone dell’epidemia covid-19 per la scelta assurda di non chiudere e sanificare l’ospedale di Alzano Lombardo, facendone cosi’ un focolaio epidemico, e anche perche’ “creare subito una zona rossa tra Alzano Lombardo e Nembro avrebbe significato bloccare quasi quattromila lavoratori, 376 aziende, con un fatturato da 700 milioni l’anno”; questo avrebbero anche esplicitamente paventato colossi come Persico Group e Polini Motori, menzionati nell’articolo. Come detto, questa situazione riguarda le fabbriche e i magazzini a livello nazionale: il fatturato viene prima della salute o addirittura della vita delle persone che lavorano. Il protocollo governo-padroni-confederali e’ una mano di vernice su questa situazione: difende i profitti, non la vita. I lavoratori devono allora prendere nelle loro mani la difesa della salute e della vita. Qui di seguito un comunicato del Si-Cobas del 16 marzo.
Il SI Cobas respinge l’accordo Governo – Industriali – CGIL, CISL, UIL che per non fermare i profitti tiene aperte fabbriche, magazzini, negozi, mette a rischio la vita dei lavoratori e lascia proseguire il contagio tra la popolazione.
SI COBAS E ADL COBAS TRADUCONO LO STATO DI AGITAZIONE GIA’ PROCLAMATO NELL’INDICAZIONE DI RESTARE TUTTI A CASA PER TUTELARE IL DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA VITA, RIVENDICANDO LA CHIUSURA IMMEDIATA DI TUTTE LE ATTIVITA’ NON ESSENZIALI E IL SALARIO PIENO A TUTTI I LAVORATORI.
Chiediamo la chiusura per almeno due settimane di tutte le attività e servizi ad eccezione di quelli essenziali, quali il rifornimento alimentare e di medicinali, dove devono essere pienamente garantite tutte le misure e dispositivi di sicurezza. Continua a leggere Non siamo carne da macello. Fermare tutte le attivita’ non essenziali per fermare il contagio (SI Cobas – AdL Cobas)