Come secondo contributo alla preparazione dell’Assemblea del 10 aprile, abbiamo ripreso e tradotto dal sito “Insurgent Notes” fondato, tra gli altri, da Loren Goldner, questo interessante documento degli Angry Workers of the World (Lavoratori arrabbiati del mondo).
Si tratta di un documento di circa un anno fa, che conserva intatto il suo interesse. Sia per l’inquadramento della pandemia, vista come “l’ultimo atto di una crisi sociale più profonda nel modo in cui produciamo il nostro mondo e noi stessi”; sia per lo sforzo di “integrare gli aspetti biologici della crisi con quelli sociali, e ricondurli alla nostra posizione di classe operaia” (di proletariato); sia perché ci dà conto di due lotte degne di nota avvenute nel corso del primo picco della pandemia, non conosciute in Italia, quella all’aeroporto di Heathrow e l’altra alle Tower Hamlets – occorse in un contesto di pressoché generale passività e sfiducia in sé della massa dei salariati; sia per le interviste riassunte nel testo che si possono leggere integralmente a questo link: The Lockdown Interviews
Per quanto ci riguarda, concordiamo sulla tesi politica che nella pandemia ed in ogni altra “emergenza” capitalistica, così come, del resto, nella logorante “normalità” dei rapporti sociali capitalistici, la classe proletaria può contare solo e soltanto sulla propria auto-attività ed auto-organizzazione. Altrettanto comune è la seguente convinzione: “Un approccio globale è l’unico modo per eliminare la minaccia di questa e delle future pandemie, il che è impossibile in un mondo dominato dagli interessi frammentati dell’industria privata e degli stati nazionali. L’unica vera soluzione a pandemie come questa è la trasformazione completa del mondo in cui viviamo. Un’unica comunità umana, con un sistema unitario per prendere decisioni e produrre ciò di cui abbiamo bisogno per sopravvivere. Una comunità in cui non esistano più gli interessi privati che hanno determinato la comparsa del virus e hanno massacrato coloro che ne sono stati infettati”. (red.)
La pandemia Covid-19 ha, se non altro, dimostrato che il mondo in cui viviamo è folle. Centinaia di governi nazionali hanno perseguito strategie palesemente contraddittorie per affrontare la stessa catastrofe globale, e tutti hanno fallito in modo spettacolare. I morti, a centinaia di migliaia, sono stati considerati non solo accettabili ma addirittura necessari per preservare un’economia che impoverisce l’intera umanità.
Le imprese possono ignorare le restrizioni sanitarie impunemente e usarle, se loro conviene, come ulteriore arma contro i lavoratori. I produttori di vaccini si stanno battendo per evitare di divulgare le informazioni necessarie a produrli, al fine di mantenere i loro profitti.
Di fronte a un nuovo periodo di recessione, il capitale ha rilanciato una vigorosa offensiva contro la classe operaia. Nonostante le ardenti speranze di alcuni funzionari sindacali e fiacchi socialisti, è improbabile che, da solo, questo spinga i lavoratori a intensificare le lotte. Ma non ha comunque senso abbandonarsi alla disperazione che attanaglia le classi medie di tutto il mondo. In tutta la storia del movimento operaio, che il momento fosse buono o cattivo, è stato compito di coloro che vogliono far avanzare il nostro movimento scoprire quale fosse esattamente la posizione della classe nella situazione data, e quindi cosa fare per promuoverne l’organizzazione e la lotta per l’emancipazione.
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