Sul sistema sanitario italiano: i più letti

Negli ultimi 9-10 mesi il nostro blog ha molto intensificato la propria attività, impegnandosi a svolgere un ruolo di orientamento e di contro-informazione davanti all’esplosione della doppia crisi sanitaria ed economica (questa già in arrivo prima di quella).

Il risultato, per quello che è misurabile dalle visualizzazioni, dai contatti e dai riscontri diretti, è stato superiore alle nostre aspettative. Ci colpisce, in particolare, il fatto che continuano ad essere molto ricercati (e scaricati) materiali di mesi addietro. Sicché, per facilitarne la consultazione, abbiamo deciso di raggrupparne i più letti per indici tematici.

Qui alcuni interventi sul sistema sanitario italiano. Spesso si fa una contrapposizione tra pubblico e privato; noi non la facciamo perché la sanità pubblica è stata progressivamente permeata in profondità dei criteri capitalistici e aziendalisti propri della sanità privata e dei for profit hospitals statunitensi quotati a Wall Street. Ovviamente siamo per un sistema sanitario pubblico, unico, universale, gratuito, dotato di una fitta rete territoriale, ma questo sistema va completamente rifondato sul criterio della prevenzione delle malattie e della tutela della salute sui luoghi di lavoro. Altrimenti limitarsi a rivendicare il pubblico contro il privato significa solo alimentare la fiducia nel feticcio statale, strumento della classe capitalistica.

In Italia la sanità pubblica è a pezzi (un poster del SI Cobas intitolato Licenza di uccidere)

Una emergenza sanitaria che viene da lontano

Una infermiera protesta contro la distruzione della sanità pubblica

Critica del celebrato (a torto) “modello veneto”

Critica del “modello lombardo”, avanguardia della sussunzione delle strutture sanitarie alla spietata logica del profitto

Ancora sul “modello lombardo”: intervista a V. Agnoletto

Contro il governo Conte per come ha affrontato la ripresa della pandemia

La classe sociale più colpita è la classe operaia, non a caso

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Gli indici di mortalità da Covid-19 sono molto più alti nella classe operaia e tra i salariati. Ovunque

Riprendiamo dal sito WSWS, con colpevole ritardo, questo articolo che mostra come nella prima fase della pandemia/sindemia da Covid-19 la classe sociale più colpita in Inghilterra e nel Galles sia stata la classe operaia.

Abbiamo pubblicato nelle scorse settimane dati analoghi relativi agli Stati Uniti, riguardanti in modo specifico la popolazione afro-americana (dove gli indici di mortalità da Covid-19 sono stati fino a 6 volte più alti tra i neri rispetto ai bianchi) e quella immigrata di recente.

Ed anche in Italia si comincia finalmente a disporre di dati simili. Vittorio Agnoletto, nel suo Senza Respiro, un’utilissima documentazione appena pubblicata da Altreconomia, mette in luce quanto sia stata forte l’incidenza dei contagi avvenuti su tutti i luoghi di lavoro, a cominciare dagli ospedali, e come questa circostanza abbia fatto scendere a 47 anni l’età media dei lavoratori contagiati (p. 133), provocando un numero di morti da contagio sul luogo di lavoro decisamente sottostimato. Denuncia, poi, la sostanziale assenza di controlli sulle aziende che sono andate avanti a pieno regime anche a marzo e aprile – in provincia di Milano sono state (al 19 aprile) 228 su almeno 4.000 aziende, poco più del 5%! Anche Marco Revelli, in un articolo su “La Stampa” del 28 ottobre, osserva: “Non possediamo purtroppo i dati torinesi sulla distribuzione topografica del contagio (…), ma quelli milanesi sì, e ci rivelano che nella fase esplosiva della prima ondata il virus in arrivo da sud-ovest, dal lodigiano, aveva bypassato il centro dell’upper class e dell’ex Milano da bere – l’area interna alla cerchia dei viali -, per concentrarsi tra Niguarda, Affori e Quarto Oggiaro, nei quartieri dormitorio del precariato e del residuo (?) lavoro manuale. Quelli che non avevano potuto ricorrere allo smart working, e che erano stati mandati al ‘fronte’ nei lavori indispensabili, nei servizi alle persone e nella distribuzione (con massima esposizione al rischio). Lo stesso a Roma, dove all’esterno del raccordo anulare il virus aveva corso veloce”.

Insomma sotto tutti i cieli, per il capitale e per lo stato (democratico, o non) del capitale, la classe operaia, il salariato, è carne da macello. Sta a noi, con la lotta e l’organizzazione di classe, sollevarci contro questo ‘destino’, e mostrare che non siamo carne da macello.

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Donald Trump versione 2.0: origini e natura

Riprendiamo volentieri dal blog Noi non abbiamo patria questa analisi sul Trump degli ultimi mesi, che ha evidenti elementi di discontinuità, e non solo di continuità, con il Trump del 2016, e anche con quello del 2019. Non ci stancheremo di dire: per ragioni di ordine globale, internazionale, grandi avvenimenti sociali e politici sono in corso negli Stati Uniti. Bisogna seguirli, studiarli attentamente, per le loro enormi ricadute interne e mondiali.

Introduzione

Sono sempre più frequenti i commenti allarmati degli analisti politici riguardo che cosa farà Trump se dovesse uscire sconfitto dalla sfida elettorale con Biden. Cederà tranquillamente il potere, oppure griderà all’imbroglio elettorale, ricorrerà alla legge marziale ed invocherà l’aiuto ed il sostegno delle milizie armate dei Proud Boys e patrioti bianchi vari? Non solo Trump lascia intendere di non escludere niente, non solo i suoi fedeli consiglieri gli raccomandano un’azione repressiva preventiva in grande stile, ma l’argomento in questione è diventato il tema dell’ovvio, senza troppo stupore si dà per scontato che un qualche cosa che non ha precedenti accadrà.

Siamo di fronte ad un politico psicopatico venuto dal pianeta Marte, oppure Donald Trump con il mitico interprete di Ziggy Stardust ha in comune solamente il colore dei capelli, e si tratta di ben altro?

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Stati Uniti: il movimento anti-razzista si intreccia con un numero crescente di scioperi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo nuovo aggiornamento sugli sviluppi della situazione negli Stati Uniti, a ieri, 19 giugno. Oggi Trump ha radunato le sue truppe a Tulsa, ed è sicuro che ci sarà battaglia nei prossimi mesi, forse più dura ancora che in quelli passati.

Ieri, 19 giugno, era il Juneteenth – si ricorda e si celebra il 19 giugno 1865, giorno in cui l’ultimo stato confederato, il Texas, fu costretto ad abolire la schiavitù. Da generazioni gli afro-americani celebrano questo giorno, che non è una festa nazionale.

Ieri ci sono stati moltissimi cortei attraverso tutti gli Stati Uniti, ma anche molti scioperi spontanei: tra i più significativi quello dei lavoratori di Amazon di New York e quello dei portuali di Oakland.

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Fase 2. La scommessa autoritaria del governo Conte, di Errezeta

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Non sono riusciti a contenere il contagio del COVID, per una sanità allo sfascio e per la sete dei profitti degli industriali, e ora vorrebbero contenere il contagio dell’insubordinazione sociale. Il DPCM del 26 aprile che, in continuità con i precedenti decreti, apre la Fase-2, conferma il carattere coercitivo e reazionario dello Stato italiano, che come comitato di affari dei padroni, una volta portato a casa il risultato di assicurare la produzione agli industriali, si accinge a creare le condizioni affinché essi non vengano disturbati dalla lotta di classe degli sfruttati, invocando la responsabilità individuale e l’amor patrio. Una scommessa al buio e rischiosa per la pelle dei lavoratori e delle lavoratrici (al riguardo segnaliamo gia’ qui degli articoli ed un’inchiesta relativi alla Piaggio di Pontedera, alla Fincantieri di Monfalcone e alla Dalmine di Bergamo), e per le loro libertà sindacali e di associazione. Ma rischiosa anche per i capitalisti e i loro funzionari esecutivi.

Operai e operaie possono stare alla catena, senza “distanziamento sociale”, ma non possono farlo in assemblea un metro gli uni dagli altri e con le mascherine. Le persone in fila al supermercato distanziate di un metro le une dalle altre e con le mascherine non configurerebbero un assembramento. Perché analoghe possibilità, con le stesse modalità, sono vietate se si tratta di incontrare amici, o di manifestare per le proprie necessità e diritti?

Con il DPCM del 26 aprile, che lancia la c.d. Fase 2, il Governo si assume il rischio dell’apertura di altri settori, ritiene che si deve entrare in una fase di convivenza con il virus, e che occorrerà tenere sotto controllo la curva epidemiologica, con la consapevolezza che mandando altri milioni di lavoratori a lavorare, ci saranno altri contagi e altri morti.

Comprimere le altre occasioni di socialità, in una fase in cui milioni di lavoratori tornano a lavorare per le esigenze produttive e di profitto dei capitalisti, è solo una scommessa criminale e dispotica, per fare in modo, da un lato, che il Sistema Sanitario Nazionale possa reggere l’impatto dei nuovi contagi, dei nuovi ricoveri e dei nuovi morti, e per creare dall’altro le condizioni di limitazione delle libertà individuali e collettive affinché i padroni non vengano disturbati nell’attuazione dei loro piani di rilancio, impedendo qualsiasi manifestazione di dissenso e di lotta.

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