Il 25 settembre, e il dopo – Tendenza internazionalista rivoluzionaria

Due sono i fatti salienti delle elezioni del 25 settembre, e riguardano due campi sociali diversi. L’esplosione dell’astensionismo riguarda essenzialmente il campo operaio-proletario, e in seconda battuta il mondo giovanile. La vittoria di Meloni/FdI riguarda invece essenzialmente il campo della piccola e media borghesia accumulativa.

L’esplosione dell’astensionismo

L’astensione dal voto è una tendenza di lungo periodo in tutti i paesi occidentali, maturata (e studiata) prima negli Stati Uniti. Limitandoci all’Italia repubblicana, l’affluenza alle urne è stata superiore al 90% fino alla fine degli anni ‘70, tra le più alte al mondo, ed è rimasta fino al 2008, per quasi quaranta anni, intorno all’80%. Dal 2008 in poi l’astensionismo ha accelerato la sua corsa: 19,5% nel 2008, 24,8% nel 2013, 27,1% nel 2018.

Continua a leggere Il 25 settembre, e il dopo – Tendenza internazionalista rivoluzionaria
Pubblicità

Sull’attacco terroristico al reddito di cittadinanza – TIR

“Grigia è ogni teoria, caro amico. Verde è l’albero aureo della vita.” (Goethe – Faust)

Chi ci conosce, sa bene che abbiamo sempre ritenuto il reddito di cittadinanza come poco più che un’elemosina di stato, e ciò da molto prima che il governo Conte 1 lo rendesse realtà.

Per decenni la “fu” sinistra di classe si è fronteggiata duramente e si è divisa attorno al tema delle rivendicazioni immediate per il contrasto alla disoccupazione di massa, fattore fisiologico e “necessario” al normale funzionamento del modo di produzione capitalistico ad ogni latitudine.

Tale confronto si è articolato nel tempo essenzialmente attorno a 3 posizioni:

A) i sostenitori del “lavorismo a tutti i costi”, in larga parte eredi delle concezioni staliniste e togliattiane, secondo i quali “solo il lavoro nobilita l’uomo” e solo attraverso la (s)vendita della propria forza-lavoro, a qualsiasi condizione imposta dai padroni, un proletario può acquisire la “patente” di soggetto antagonista al capitale: per costoro il disoccupato, in sostanza, non è altro che un proletario di “serie B”, o peggio un “sottoproletario“, in quanto tale non meritevole di particolare attenzione politica né tanto meno portatore di interessi che vadano al di là di quello a trovare un impiego, qualsiasi esso sia.

B) la vulgata “post-operaista”, secondo la quale le trasformazioni del capitalismo contemporaneo prodotte dalla cosiddetta “globalizzazione”, e in primis dall’automazione su larga scala, avrebbero portato al definitivo superamento della centralità del conflitto capitale-lavoro e all’emergere di una “moltitudine” di esclusi dal ciclo di produzione, quindi di un “nuovo soggetto” sociale la cui ricomposizione dovrebbe avvenire principalmente attraverso la rivendicazione di un “reddito di base universale“.

C) la posizione del marxismo rivoluzionario, che individuando nella disoccupazione di massa, nella marea di contratti precari e a termine e nel lavoro nero una formidabile leva in mano ai padroni per dividere e polverizzare il fronte proletario, vede nella lotta per il lavoro stabile e/o il salario garantito a tutti i disoccupati il principale strumento per un’effettiva ricomposizione di classe, fuori e contro le due “religioni” del lavorismo e della “fine del lavoro”, opposte tra loro sul piano rivendicativo ma, nei fatti, complementari nella loro natura riformista. E, naturalmente, rilancia la prospettiva della lotta per la riduzione drastica e generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario, per il solo lavoro socialmente necessario – una tematica storica del movimento operaio organizzato.

Questa, a larghe linee, l’essenza del dibattito nell’iperuranio della “grigia teoria” di faustiana memoria.

Nel frattempo, negli ultimi decenni abbiamo assistito, in generale nella realtà dei paesi a capitalismo avanzato e più in particolare in Italia, a una impressionante rincorsa verso il basso del salario medio reale: smantellamento dei CCNL, proliferazione di contratti pirata e capestro, dilagare di contratti precari, a tempo parziale e intermittenti, sfruttamento sempre più sistematico del lavoro nero nei settori dell’economia “informale”, nella filiera bracciantile, nel ginepraio del commercio, del turismo e dei servizi (da sempre pilastri del sistema di accumulazione “made in Italy”), moltiplicazione dei contratti “grigi” nella logistica e nell’agro-alimentare grazie all’utilizzo delle finte cooperative e al supersfruttamento della forza lavoro immigrata, perennemente soggetta al ricatto della revoca del permesso di soggiorno.

Continua a leggere Sull’attacco terroristico al reddito di cittadinanza – TIR

Giorgia Meloni a Bagnoli? Ai nostri posti ci troverete – Laboratorio politico Iskra

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa presa di posizione del Collettivo politico Iskra sulla decisione della capa di Fratelli d’Italia di concludere la sua campagna elettorale, domani venerdì 23 settembre, a Bagnoli. (Red.)

La campagna elettorale è arrivata al suo apice con l’ultima settimana di proclami e passerelle dei principali leader nazionali, pronti a racimolare fino all’ultimo voto e a stringere rapporti e alleanze in ottica di future redistribuzioni di potere e ricchezze.

È arrivata così la notizia che Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia e personaggio attorno al quale tutti i leader di partito hanno costruito la loro campagna, sarà a Bagnoli per il suo comizio di chiusura.
Come compagne e compagni del territorio attivi da anni su vari fronti, ci sentiamo in dovere di spiegare le ragioni dell’iniziativa da mettere in campo in quella giornata e in quelle ore.

1. Giorgia Meloni non è lo spauracchio fascista che Partito Democratico e forze centriste stanno agitando in questi mesi per raccogliere voti. Giorgia Meloni è l’espressione più credibile del sovranismo nazionalista che vuole, dentro la crisi rappresentata dall’accomunarsi di guerra, pandemia e crisi economica e climatica, il rafforzamento dell’economia nazionale con particolare interesse alle piccole-medio imprese storicamente sostenute dal centro-destra che fa breccia anche tra settori di lavoratori. Una leader più accreditata di Matteo Salvini e che ha scientificamente occupato il ruolo di finta opposizione agli ultimi governi nonostante sia stata complice e votante di tutte le leggi (vedi la Legge Fornero) che lei stessa sta contestando in questa campagna elettorale. Quel che preoccupa dei consensi raccolti dalla Meloni è che il baricentro del prossimo governo sarà molto spostato sulle necessità di aggredire ulteriormente la classe lavoratrice e di rimettere a posto i conti dell’imprenditoria italiana a suon di sgravi fiscali e di inasprimento delle condizioni di lavoro.

Continua a leggere Giorgia Meloni a Bagnoli? Ai nostri posti ci troverete – Laboratorio politico Iskra

Il programma delle destre: guerra alle donne, ai poveri, agli immigrati – Comitato 23 settembre

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il testo dell’intervento tenuto dalla compagna Paola Tonello all’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi indetta domenica scorsa 18 settembre a Bologna, a nome del Comitato 23 settembre. (Red.)

Compagne e compagni, cosa ci dobbiamo aspettare dalla prevista vittoria delle destre?

Il programma di Fratelli d’Italia non rappresenta un cambiamento di rotta rispetto al passato (certamente non a favore delle lavoratrici e dei lavoratori), ma un attacco più duro e deciso legato alla guerra e alle crisi che si stanno accumulando.

Questo attacco avverrà su vari piani: sul piano economico, di cui hanno già parlato altri compagni. Su questo sappiamo che porterà ad un aumento della povertà e della miseria, e quindi riguarderà doppiamente le donne: perché sono la parte più povera della popolazione e perché sono loro che gestiscono il bilancio familiare. Allo stesso modo riguarderà le donne perché ci sarà un’evidente stretta sui servizi, anche a causa del fatto che le spese andranno in altre direzioni.

Continua a leggere Il programma delle destre: guerra alle donne, ai poveri, agli immigrati – Comitato 23 settembre