L’assassino di Atika Gharib, il molestatore delle sue figlie, è stato condannato ieri 7 febbraio all’ergastolo, con 4 mesi di isolamento. La giustizia dei tribunali, basata essenzialmente sulla responsabilità individuale, ha fatto il suo corso. Nessuno sconto per l’imputato. Nessuna attenuante.
Il nostro comitato, nato il giorno in cui questo processo è cominciato, e presente davanti al tribunale il giorno della sua conclusione, non ha certo finito il suo lavoro con la condanna pronunciata oggi. Siamo appagate da questa sentenza?
No. Non perché siamo indifferenti al riconoscimento della colpa o all’entità della pena. Ma perché non crediamo che questa sentenza modifichi di fatto la situazione sociale generale in cui possono maturare delitti atroci e quotidiane violenze contro le donne. Non crediamo che essa intacchi nel profondo il senso di possesso che caratterizza molto spesso i rapporti interpersonali, anche i più stretti, che dovrebbero essere improntati alla solidarietà e all’amore. Non crediamo che il clima sociale in cui viviamo, sempre più caratterizzato dalla stretta repressiva e dalla sopraffazione sessista, patriarcalista, classista e razzista possa essere combattuto a suon di sentenze, che stigmatizzano colpe individuali, mentre cresce la pressione su tutta la classe lavoratrice.
Continua a leggere Per Atika Gharib e tutte le Atika del mondo: la nostra denuncia, la nostra sentenza – Comitato 23 settembre