Il sabotaggio dei Nordstream: l’esecutore è oscuro, il mandante è chiaro.

BORNHOLM, DENMARK – SEPTEMBER 27

Il sabotaggio dei gasdotti Nordstream 1 e 2 è il salto bellico che ci aspettavamo. In guerra contano poco le dichiarazioni ed i proclami se non per la propaganda nazionale e per incoraggiare i proletari ad andare al massacro. Da “spezzeremo le reni al nemico” a “Donbass eternamente nostro” la voce che conta è sempre stata quella dei cannoni ed il mandante misterioso ha invaso l’aria non solo col metano ma anche con una serie di messaggi.

Il primo e più importante è che, stando per ora “geograficamente” al sicuro, ha tutta l’intenzione di ridurre il resto del mondo ad un deserto, ad una spianata di macerie e poco importa che questa si chiami Europa. Avrebbe potuto fare altrimenti? No, intanto perché la perdita di egemonia che vantava negli anni passati è irreversibile, mentre l’odio verso il misterioso mandante cresce nel mondo perché non c’è paese che non abbia dovuto subire prestiti usurai mascherati da aiuti umanitari, sanzioni, angherie, ricatti, colpi di stato, aggressioni, invasioni, bombardamenti.

Anche dal punto di vista del potere economico al mandante è rimasto solo quello di imporre ricatti ai suoi stessi alleati non appena recalcitrano anche con un semplice dissenso, come ad esempio, quello sull’accordo per fissare un tetto al prezzo del gas russo. Questa guerra ha i caratteri di novità di cui abbiamo già parlato e che non ripetiamo, ma dal lato del mandante del sabotaggio contiene anche l’obiettivo di colpire l’Europa e l’economia del suo motore principale, la Germania che, non a caso, recalcitra. Gli Usa vogliono che i capitalisti europei siano così: alleati, certo, ma non in contrasto o in concorrenza con i propri interessi! Da ciò arriva il messaggio di ulteriore spinta all’Europa a non disattendere le attese del misterioso mandante che è determinato a proseguire la guerra fino alla sconfitta totale della Russia, quanto alla Cina, poi si vedrà.

Continua a leggere Il sabotaggio dei Nordstream: l’esecutore è oscuro, il mandante è chiaro.
Pubblicità

Solidarietà dalla Germania e dal Regno Unito ai militanti sindacali del SI Cobas e dell’USB

L’eco della provocatoria inchiesta di Piacenza è arrivata anche fuori dall’Italia, ed in particolare dalla Germania e dal Regno Unito sono pervenute notizie di iniziative di solidarietà, comprendenti anche presidi sotto alcuni consolati italiani. Per quanto limitate siano numericamente, l’importanza di questi legami internazionali e di queste forme di solidarietà è, per noi, enorme. Specie in una situazione di guerra (e di scatenata competizione) inter-capitalistica. – Red.

In Germania ci sarà domani a Francoforte un presidio di solidarietà davanti al Consolato italiano.

Continua a leggere Solidarietà dalla Germania e dal Regno Unito ai militanti sindacali del SI Cobas e dell’USB

Avvento al potere del nazismo e sconfitta operaia. Riunione e dibattito on line organizzata dalla TIR sabato 12/2

Per ragioni tecniche-organizzative la riunione-dibattito di sabato 12 febbraio (ore 16-19) sull’avvento del nazismo e le lezioni che ci consegna anche oggi per lo scontro di classe, si terrà su zoom al seguente link; password (091651).

Chi non riesce ad entrare dal link deve:

APRIRE ZOOM, Id: 6154963185. Poi aggiungere la password 091651

Perché studiare la vicenda storica che portò al nazismo?

La “doppia” crisi globale, economica e sanitaria, che ha investito il sistema capitalistico pone a tutta la sinistra rivoluzionaria una serie di interrogativi in gran parte inediti. Anche perché si intreccia con la fine definitiva dell’ordine internazionale scaturito dagli accordi di Yalta e con una crisi ecologica dai risvolti sempre più acuti, per configurare, nel suo insieme, la più grande crisi della storia del capitalismo.

D’altro canto, per ciò che ci compete, crisi, disoccupazione, precarietà, razzismo, guerre, rafforzamento degli apparati di controllo e di dominio borghese… ci obbligano oggi a riprendere alcune esperienze che hanno segnato, spesso tragicamente, il percorso della nostra classe nel XX° secolo. E’ un passaggio inderogabile per chi intende contrastare le politiche borghesi in una prospettiva rivoluzionaria, con l’obiettivo del superamento, via rivoluzione sociale, del modo di produzione capitalistico.

Il ricorso storico più vicino alla situazione che stiamo vivendo sul piano sanitario ci riporta alla pandemia influenzale cosiddetta della “Spagnola” di un secolo fa; la quale, frutto della guerra capitalistica per la spartizione del pianeta, provocò più vittime della guerra stessa, colpendo anche allora frontalmente le metropoli dell’imperialismo, e in modo ancora più drammatico parti delle loro colonie.

Appena un decennio dopo, ecco esplodere la “Grande Crisi” del 1929, che mise repentinamente all’ordine del giorno la “risoluzione” dei contenziosi imperialisti rimasti in sospeso ed affogati in un mare di disoccupazione di massa: soprattutto negli USA, in Gran Bretagna e nel cuore dell’Europa, la Germania. E proprio la Germania, uscita a pezzi dalla guerra e con una rivoluzione proletaria sconfitta, costituirà il “laboratorio” borghese da cui alla fine uscirà il nazismo.

[…]

Continua a leggere Avvento al potere del nazismo e sconfitta operaia. Riunione e dibattito on line organizzata dalla TIR sabato 12/2

Germania – L'”ultimo chilometro” di Amazon, motore della precarizzazione del lavoro / Jorn Boewe

Riprendiamo qui di seguito due pezzi informativi sulle proteste e gli scioperi del prossimo “Black Friday” (26 novembre) contro Amazon, che si svolgeranno in almeno 20 paesi. Come si è visto lo scorso anno, e si tornerà a vedere anche questa volta, sono compresenti in questa giornata spinte e impostazioni tra loro divergenti, anzi: alternative, che vanno dall’impostazione istituzionale, sotto-riformista di UNI Global Union, il sindacato dei servizi aderente all’ITUF (International Trade Unions Confederation), a quella di classe, militante in Italia (SI Cobas), in Polonia (OZZ Inicjatywa Pracownicza Amazon) e in alcuni paesi asiatici, con la presenza in diversi paesi (a cominciare dalla Germania) di nuclei proletari combattivi dentro le stesse strutture istituzionali.

Su questa eterogeneità fa premio, secondo il nostro punto di vista, l’azione internazionale congiunta di protesta e di sciopero di decine di migliaia di proletari attraverso il mondo, che è comunque un terreno favorevole al maturare di un sentimento internazionalista, di comunità di interessi e di destini dei lavoratori che sono sotto il comando dispotico di Amazon, anche al di là dei confini di Amazon. (Traduciamo da https://alencontre.org/europe/allemagne/allemagne-le-dernier-kilometre-damazon-moteur-dune-precarisation-du-travail.html)

***

Amazon sta riorganizzando la propria logistica. I diritti del lavoro e la dignità non giocano alcun ruolo. “Macchina, io sono una macchina”, dice l’autista del furgone bianco. “Dodici ore, ogni giorno, per quattro anni. Ma se non lavoro, non vengo pagato». Quest’uomo consegna pacchi per Amazon, il numero 1 al mondo delle vendite on line. Ogni mattina, fa la coda con il suo camion delle consegne di fronte al centro di distribuzione di Amazon a Francoforte sul Meno.

Ma in questa mattina di fine estate, inizio settembre 2021, qualcosa è diverso: un piccolo gruppo di sindacalisti sta distribuendo volantini in diverse lingue agli autisti. Iniziano subito una conversazione. Le storie sono simili: gli autisti raccontano giornate di dieci o dodici ore, la pressione sul lavoro, i turni giornalieri con 250 consegne. Alla fine del mese ricevono dai 1000 ai 1200 euro, spesso in ritardo. A volte ci sono delle detrazioni, ad esempio per uno specchietto rotto o per qualche graffio sul veicolo.

Continua a leggere Germania – L’”ultimo chilometro” di Amazon, motore della precarizzazione del lavoro / Jorn Boewe

Altri 750 miliardi sulla schiena dei lavoratori di tutta Europa (e non solo)!

This image has an empty alt attribute; its file name is photo-2020-08-06-06-37-25.jpg

Ci siamo: il progetto della Commissione von der Leyen è diventato realtà. Ci vorrà ancora qualche mese, e si abbatterà sulle schiene dei lavoratori di tutta Europa e sulle schiene degli oppressi dei paesi dominati e controllati dall’Unione europea, un macigno dal terribile peso di 750 miliardi di nuovo debito di stato che dovremo ripagare per decenni, con gli interessi – a meno che non rovesciamo il tavolo e facciamo a pezzi il suddetto progetto.

Dovremo ripagare a chi? Elementare: ai padroni dei debiti di stato. Cioè a quella masnada (detta élite) di banchieri, finanzieri, imprenditori, speculatori “puri”, super-burocrati civili e militari super-pagati, capi mafia, etc., che hanno nella loro disponibilità, in ogni paese europeo, la quasi totalità dei titoli di stato, che ora si arricchiscono di una nuova figura: i titoli del debito UE, di questo finto-vero-finto super-stato.

Continua a leggere Altri 750 miliardi sulla schiena dei lavoratori di tutta Europa (e non solo)!