Un’obiezione più preoccupante per i politici occidentali è che l’uso di queste armi finanziarie potrebbe danneggiarli. Il resto del mondo non si affretterà a trovare modi per effettuare transazioni e immagazzinare valore che aggira le valute e i mercati finanziari degli Stati Uniti e dei loro alleati? Non è questo che la Cina sta cercando di fare in questo momento?
Riprendiamo da Carmillaonline una parte della puntata n. 15 della serie di articoli che Sandro Moiso sta scrivendo sul nuovo disordine mondiale. Questo testo si concentra sulla guerra monetaria in corso tra dollaro ed euro (con l’euro già duramente colpito), e tra dollaro e monete non occidentali, rublo e renmimbi per prime, ed in prospettiva la valuta digitale (l’e-CNY) usata nel sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (Cips – un’alternativa al sistema Swift). Nella settimana successiva alla sua pubblicazione è emerso con maggiore chiarezza come i massimi beneficiari politici, in Occidente, dello scoppio della guerra in Ucraina, gli Stati Uniti, stiano anch’essi andando incontro a grossi problemi economici, segnalati in modo inequivocabile dal fatto che “Wall Street [è] ad un passo dall’Orso”, come nota allarmato Il Sole 24 ore del 20 maggio. Appare sempre più inevitabile, infatti, una nuova recessione a cui non potranno sfuggire gli stessi Stati Uniti Il nuovo disordine mondiale cresce.
In coda a questo testo ci permettiamo di riportare un corsivo che scrivemmo nell’imminenza dell’entrata in funzione dell’euro, nel maggio 1998, commentando le analisi di M. Feldstein e le posizioni espresse dalla Albright. Il tono è un po’ troppo propagandistico, ok; ma ci pare avessimo colto il cuore della questione. (Red.)
E’ un’Europa che si sfalda in maniera evidente sotto gli occhi di tutti, al di là delle vuote frasi di principio di Ursula von der Leyen, Sergio Mattarella, Enrico Letta o di qualunque altro illusionista di un’unità che, se c’è mai stata, oggi è sempre meno viva ed efficace. Sfaldatura e sbriciolamento che non può fare a meno di riflettersi pesantemente sull’euro, ovvero la moneta che avrebbe dovuto garantire l’unità politico-economica europea stessa e la sua indipendenza rispetto al “re dollaro”.
Re, quest’ultimo, la cui autorità viene oggi severamente messa in discussione non tanto da un euro esangue e sconfitto su tutti i piani, ma dalle stesse sanzioni che avrebbero dovuto indebolire gli avversari e rafforzare il ruolo degli USA e della loro moneta.
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