Pubblichiamo di seguito la lettera di un’infermiera che lavora in un ospedale della Toscana, dove alcuni reparti sono stati riconvertiti per l’emergenza corona virus, anche per alleggerire la pressione sugli ospedali lombardi. Questa lettera racchiude tutta la tensione e la rabbia di questi momenti da una parte, ma anche la consapevolezza dello scempio operato negli ultimi vent’anni e più sul sistema sanitario pubblico.

Sono già diversi giorni che ho in testa l’idea di scrivere questa lettera, un’idea maturata perché l’emergenza coronavirus ha scoperto ogni nervo di un sistema che, se ancora oggi è in grado di dare una risposta, lo deve solo all’abnegazione del personale sanitario. Il sistema sanitario è un sistema complesso, se prendiamo a esempio l’ospedale, perché funzioni ha bisogno oltre che di medici, infermieri e OSS, anche delle lavoratrici e dei lavoratori delle pulizie, delle mense, delle lavanderie, dei centralini, degli amministrativi, dei tecnici, dei laboratori, dei lavoratori della logistica, del trasporto, etc.; insomma, di tutto un complesso di figure che fanno sì che quando un paziente arriva possa ricevere la giusta risposta sanitaria. Invece cosa è successo in questi anni? I piccoli ospedali sono stati chiusi, i letti ridotti, le mense, le cucine, le sterilizzazioni esternalizzate, i laboratori analisi accorpati, i medici costretti alle dimissioni precoci. Il personale sanitario si è trovato stretto fra le decisioni dei vertici aziendali e i bisogni dell’utenza.
Io non ci sto ad essere trasformata in un angelo, quando fino a ieri e proprio grazie a quelle scelte, oggi ci troviamo nella così detta “merda” di fronte all’emergenza coronavirus. Per anni si e lavorato sistematicamente per distruggere la sanità pubblica, privatizzando, chiudendo ospedali, diminuendo posti letto, dirottando il pubblico verso il privato.
Decisioni che tagliando i servizi e distruggendo quasi il territorio hanno reso difficili e in molti casi inaccessibili le cure a chi ne ha bisogno. Continua a leggere Io non ci sto! Lettera di un’infermiera su Corona virus e distruzione della sanità pubblica