Toncar di Muggiò (MB) – Lo Stato dei padroni alza il tiro contro chi sciopera (4 marzo 2019)
Dopo le violente cariche di stamattina contro il presidio dei licenziati Toncar, la Questura di Monza alza ulteriormente il tiro contro gli operai in lotta.
E’ di pochi minuti fa la notizia che uno dei delegati del SI Cobas alla Toncar, dopo essere stato fermato “a freddo” dai carabinieri e tradotto in Caserma venerdi scorso nelle ore successive allo sciopero, stamattina si è visto consegnare una notifica di avvio di procedimento per rimpatrio con Foglio di via obbligatorio dal comune di Muggiò.
Questo pesantissimo atto intimidatorio fa il paio con la circolare emessa in queste ore dal Ministero dell’interno che dispone il presidio permanente delle forze dell’ordine fuori ai cancelli della Toncar!
Per i signori al governo il “rispetto della legalità” vale solo quando si tratta di manganellare o arrestare chi lotta per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro, mentre ai padroni, come nel caso della Toncar, non solo si permette di licenziare in maniera indiscriminata e in palese violazione delle leggi e dei contratti nazionali, ma si da man forte con un impressionante spiegamento militare, laddove si tratta di reprimere gli scioperi nati proprio in risposta alle illegalità del padrone.
E’ evidente che il ministro Salvini sta viaggiando in maniera spedita verso l’instaurazione di un vero e proprio Stato di Polizia, e non è un caso che l’escalation repressiva parta proprio da uno dei feudi della Lega Nord e colpisca quel settore della classe lavoratrice che oggi, attraverso le lotte del SI Cobas, rappresenta una delle poche reali spine nel fianco per i disegni reazionari del governo.
Contro questa barbarie non bastano i proclami e le sfilate: occorre reagire in maniera decisa e compatta, intensificando gli scioperi e avviando una campagna contro l’escalation repressiva su un piano generale, sia sindacale che politico, a partire dalla difesa intransigente del diritto di sciopero in tutti i luoghi di lavoro.
Per questi motivi, rilanciamo lo sciopero dell’8 marzo, contro la repressione, contro il DL Sicurezza e per la caduta del governo Salvini-Di Maio.
Toccano uno, toccano tutti!
SI Cobas nazionale
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Italpizza – I lavoratori continuano lo sciopero: terzo giorno dai cancelli, tra cariche e lacrimogeni (6 marzo 2019)
Italpizza: terzo giorno di sciopero. Da questa mattina continua il picchetto davanti ai cancelli del colosso alimentare dai cancelli della fabbrica nel modenese.
Ripetute cariche e lancio di lacrimogeni sui lavoratori, che come durante i due scioperi precedenti si trovano a fronteggiare un imponente e aggressivo schieramento di forze dell’ordine, a difesa della proprietà e del profitto del padrone (nonostante le sue numerose, ripetute e acclarate – da Ispettorato, Ministero del Lavoro, ecc. – violazioni delle leggi): https://www.facebook.com/SenzaQuartier3/videos/1234968856680490/
Riportiamo di seguito il comunicato dei coordinamenti S.I. Cobas di Modena e Bologna:
“Modena 5/03/2019
Riprende lo sciopero a Italpizza: nuova ondata di provvedimenti disciplinari verso le operaie, disatteso l’accordo siglato in prefettura.
Ieri le lavoratrici e i lavoratori delle due cooperative Evologica e Cofamo in appalto in Italpizza, si sono riuniti in un’assemblea sindacale ben presto trasformatasi in sciopero.
Uno sciopero spinto dalla nuova ondata di provvedimenti disciplinari giunti alle lavoratrici per aver partecipato ad un’assemblea sindacale e dall’ennesimo rifiuto da parte di tutte le aziende coinvolte di confrontarsi con le lavoratrici e i lavoratori del S.I. Cobas, nonostante l’impegno assunto in prefettura l’11 Dicembre 2018 che prevedeva:
1. Il reintegro dei lavoratori licenziati, allontanati, trasferiti;
2. Verifica delle posizioni
contrattuali (regolarità contributiva e retributiva) con i lavoratori e il proprio
sindacato.
3. Verifica della corretta applicazione dei riposi compensativi e dei turni.
Che a Italpizza vi fosse la convinzione di porsi al di sopra delle istituzioni lo avevamo capito all’indomani della sigla di quell’accordo, nel mentre le lavoratrici reintegrate venivano umiliate e allontanate dai colleghi , demansionate, tolte dalla produzione delle pizze e mandate a pulire i tetti a 20 mt d’altezza o a pulire le vetrate esterne e a spalare la neve nel piazzale senza nemmeno avere in dotazione delle semplici giacche per ripararsi dal gelo.
Una situazione intollerabile a cui si era aggiunto il icenziamento delle due Rsa che avevano osato appendere un volantino che parlava di “sicurezza sui luoghi di lavoro” in sala mensa.
Per questo in Gennaio erano ripresi gli scioperi, per la dignità e la determinazione di queste operaie e operai di fronte a dei soprusi intollerabili.
Solo allora ad Italpizza c’era stata una resa, realizzatasi con il ricollocamento delle operaie nelle loro mansioni e con il reintegro delle due Rsa.
Ma ad Italpizza evidentemente non si poteva tollerare un simile esempio per gli altri operai e nel mentre venivano disattesi gli altri due punti del verbale che prevedevano la verifica delle posizioni contrattuali, dei turni e dei riposi, con la complicità del sindacato di comodo Uil veniva preparato e siglato nel mese di Febbraio un accordo che legittimava l’applicazione del ccnl delle pulizie del multiservizi per degli operai che “le pizze non le lavano ma le preparano, le cuociono e le farciscono”.
Un accordo che oltre a permettere un ulteriore abbattimento del costo del lavoro rendeva ancora più selvaggio, deregolamentato e flessibile il sistema di organizzazione dei turni lasciato al libero arbitrio dei capireparto.
Un accordo bocciato in pieno dai lavoratori in un referendum che la Uil e la cooperativa Evologica avevano creduto ingenuamente di poter controllare.
Una volontà operaia espressasi in maniera inequivocabile nonostante i pesanti tentativi di controllo e condizionamento del voto che ha legittimato le ragioni di questa lotta: l’applicazione del giusto contratto, un’organizzazione dei turni di lavoro non determinata esclusivamente da ragioni di flessibilità e lasciata al libero arbitrio dei capiturno.
Una volontà operaia che non può rimanere ancora una volta inascoltata e da cui ha l’obbligo di partire un sindacato che intenda davvero tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
COORDINAMENTO S.I. COBAS MODENA E BOLOGNA”