Al lavoro come in caserma! Contro il licenziamento politico di Leonardo Barban, operaio della SPAC di Arzignano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa denuncia di una prassi padronale che è sempre più diffusa: utilizzare ogni pretesto per sbarazzarsi degli operai e dei lavoratori “scomodi”, quelli/e con la spina dorsale diritta. Il caso specifico in questione riguarda la SPAC di Arzignano, una grossa conceria del distretto conciario vicentino. Il compagno Leonardo Barban “dava fastidio” al padrone... (Red.)

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AL LAVORO COME IN CASERMA

Le fabbriche e i posti di lavoro sono oggetto di un disciplinamento crescente, volto ad isolare il
lavoratore, a lasciarlo solo e disarmato nel rapporto con l’azienda, o addirittura a metterlo in
competizione con i colleghi.

Salvo rare eccezioni, le riforme del mercato del lavoro portate avanti negli ultimi decenni dagli
schieramenti di ogni colore e tendenza politica, sono state all’insegna della precarizzazione del
lavoro, del taglio delle tutele e degli ammortizzatori sociali, della limitazione delle agibilità e dei
diritti sindacali, segnando un arretramento generale delle condizioni di lavoro nelle fabbriche e la
compressione dei salari reali percepiti dai lavoratori, a fronte di una crescita costante dei profitti per
le aziende.

Precarietà, ricattabilità, riduzione del costo del lavoro: è questa la ricetta trita e ritrita, cui
Confindustria e i governi fanno ricorso da sempre, per fare fronte alle crisi ricorrenti che attanagliano
l’economia, specialmente in tempi di guerra come questi.

In questo scenario, chi si espone per richiedere condizioni di lavoro più eque e dignitose è
facilmente preso di mira, vessato, espulso dal posto di lavoro.

È quanto accade anche all’interno dei cancelli della SPAC spa di Arzignano, dove chi non è ben
visto dalla direzione o si appoggia a qualche sindacato, viene fatto fuori senza tanti complimenti,
ricorrendo ai più futili pretesti, per giustificare trasferimenti discriminatori o licenziamenti ritorsivi.
Questa politica aziendale nei rapporti tra la direzione e chi lavora in produzione, è una prassi
consolidata negli anni, che al bastone della repressione aziendale, alterna la carota di qualche
indennità o maggiorazione turno, per fare ingoiare ai lavoratori, deroghe sugli orari o sulle pause,
imposte in modo unilaterale dall’azienda, in favore di una maggiore saturazione dei tempi di lavoro.

Nel denunciare il clima repressivo che si vive oggi nei luoghi di lavoro e all’interno della SPAC spa
in modo particolare, vogliamo esprimere solidarietà a Leonardo Barban, operaio della SPAC, in
prima fila nelle questioni inerenti la sicurezza sul posto di lavoro, licenziato in tronco, alla prima
lettera di contestazione in 4 anni di servizio, perché colpevole di aver prodotto del materiale di
scarto a causa di un futile errore di lavorazione.

BASTA CON LA REPRESSIONE SUI POSTI DI LAVORO!
SE TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI!

Lavoratori solidali

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A fianco degli operai GKN. Contro i licenziamenti di massa serve qui e ora un fronte unico di classe! – SI Cobas

Riceviamo e molto volentieri condividiamo, sottolineando quelli che sono a nostro avviso dei passaggi-chiave di questo comunicato, tutti relativi alla necessità imperiosa di una strategia, di un orizzonte e di un programma di lotta “che tenga conto del contesto generale dello scontro di classe”, e faccia convergere in un fronte unico di classe contro il padronato e il governo Draghi le singole spinte di lotta, altrimenti destinate all’asfissia. Lo facciamo perché anche nella vicenda GKN, e più ancora in altre vicende di licenziamenti di massa, ci pare di cogliere il rischio di pericolose forme di autocentratura e di particolarismo. Se poi saremo smentiti, tanto meglio!

OGGI IN MIGLIAIA A FIANCO DEGLI OPERAI GKN.

CONTRO I LICENZIAMENTI DI MASSA SERVE QUI ED ORA UN FRONTE UNICO DI CLASSE!

Stamane un enorme corteo ha attraversato la zona industriale di Campi Bisenzio a sostegno della lotta dei licenziati Gkn.

In piazza una folta rappresentanza del sindacalismo di base e combattivo, tante vertenze sia del comparto privato che pubblico, e numerosissimi solidali.

Come SI Cobas abbiamo preso parte alla manifestazione con due spezzoni espressione di due tra le principali vertenze che in questi mesi ci stanno vedendo protagonisti: da un lato i lavoratori della Textprint di Prato, dall’altro i facchini della FedEx di Piacenza.

Una scelta non casuale, frutto della necessità oggettiva di mettere in collegamento quelle esperienze che su scala nazionale si stanno contrapponendo alla macelleria sociale voluta dai padroni e dal governo Draghi, nei fatti e non solo a parole, con la lotta e non con sterili proclami sui media.

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