Marghera, sabato 18 marzo: Guerra, economia di guerra, governo Meloni. Con Sandro Moiso

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Nuove presentazioni di “La guerra in Ucraina e l’internazionalismo proletario” a Lucca e a Napoli

Dopo le riuscite, molto interessanti, vivaci presentazioni a Marghera, Piacenza, Genova, Torino, Verona e Milano, arriva la volta, nei prossimi giorni, di Lucca e Napoli; qui sotto i dettagli.

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Marghera. Ennesimo attacco repressivo contro i lavoratori della logistica ed il sindacalismo combattivo (italiano, english)

Fincantieri, Marghera

Questo è il testo (in italiano e in inglese) distribuito stamattina alle migliaia di operai dello stabilimento Fincantieri di ogni parte del mondo, dalle compagne e dai compagni del Comitato permanente contro le guerre e il razzismo, che hanno affisso davanti all’ingresso uno striscione che rivendica l’immediata liberta per gli arrestati nell’inchiesta di Piacenza contro SI Cobas e USB (Red.)

All’alba di mercoledì 19 luglio la Procura di Piacenza ha decretato gli arresti domiciliari per alcuni dirigenti del SI Cobas e dell’USB attivi da anni nelle lotte del settore logistico.

Basta passività! Partecipiamo sabato 23 pomeriggio a Piacenza alla manifestazione nazionale contro la repressione delle lotte operaie.

La magistratura, che ha sempre chiuso gli occhi sui soprusi e sui crimini padronali, cerca ora di infangare questi attivisti sindacali accusandoli di avere organizzato gli scioperi e le lotte per trarre da essi benefici personali.

Ma la verità dei fatti è sotto gli occhi di tutti: a Piacenza e in molte altre città le lotte della logistica, organizzate anzitutto dal SI Cobas, hanno prodotto in centinaia di aziende e di magazzini un notevole miglioramento delle condizioni salariali, di lavoro e di vita di decine di migliaia di lavoratori, in grande maggioranza immigrati. Prima di queste lotte la logistica era una giungla infernale di cooperative spesso in mano alla malavita organizzata, e di finte cooperative – una situazione che andava molto bene alle multinazionali del settore, FedEx, Amazon, Brt, Dhl, Gls, etc. perché consente grossi risparmi sulla pelle dei facchini e dei driver supersfruttati.

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Fincantieri, Marghera. Un episodio grave e indicativo di dispotismo padronale

Il ruolo dei manager è difendere gli interessi della proprietà, degli azionisti. Se davvero volete preservare salute, diritti e dignità dei lavoratori non c’è che una via: l’organizzazione e la lotta.

Leggete attentamente il comunicato FIOM qui sopra per toccare con mano fino a che punto sta arrivando la protervia padronale in un importante stabilimento di quell’industria di stato che, secondo certi illusionisti innamorati pazzi delle mitiche nazionalizzazioni, dovrebbe essere l’emblema della democrazia (operaia?) e delle “buone prassi” nelle relazioni industriali.

Il luogo del fatto/fattaccio è Marghera. Il 23 maggio scorso la RSU Fiom chiede al direttore dello stabilimento un incontro per discutere dei problemi di sicurezza sul lavoro e di orario di lavoro (“disagi”) vissuti dai lavoratori comandati per le prove a mare nei giorni precedenti.

Un mese e mezzo dopo la richiesta (l’8 luglio) il direttore dello stabilimento si degna di ricevere i rappresentanti FIOM (FIM e UILM non pervenuti) per prenderli a calci in faccia nel seguente modo:

1) La prova a mare di maggio è passata, quindi è inutile parlarne;

2) Di stabilire con il sindacato una procedura per i turni di guardia agli impianti nelle navi in esercizio non se ne parla neppure, perché tempi, carichi di lavoro, salute dei lavoratori sono materie non trattabili, di proprietà padronale esclusiva.

A chiudere l’incontro: insulti, volgarità e la minaccia di licenziare l’intera struttura.

Alla Fincantieri di Marghera non si costruiscono, finora, navi da guerra, bensì grandi navi da crociera, con una divisione del lavoro – che attacchiamo, in solitudine purtroppo, da venticinque anni – insieme semi-schiavistica per i carichi e gli orari di lavoro, e per i salari da fame e spesso al nero, e razzista per la differenziazione di trattamento tra i dipendenti diretti (quasi tutti italiani) e la massa degli operai degli appalti, in grandissima maggioranza immigrati dall’Africa, dall’Asia e dall’Est Europa.

Eppure anche se lo stabilimento non è (ancora?) coinvolto nella produzione bellica, c’è già un clima da economia di guerra. Questo episodio è molto indicativo della nuova fase.

Compagni della FIOM, come potete credere che un dispotismo padronale così sprezzante, che si fa forte dell’aggressione confindustriale permanente alla classe operaia e del governo Draghi che la asseconda, venga abbandonato a seguito della vostra gentile, quasi implorante, richiesta di “un comportamento più consono al ruolo e più collaborativo (come in passato)”?

Il ruolo dei manager è difendere gli interessi della proprietà, degli azionisti. Stop. Se davvero volete preservare salute, diritti e dignità dei lavoratori non c’è che una via: l’organizzazione e la lotta. Ma se escludete questa via, come avete fatto progressivamente nell’ultimo decennio anche in questo stabilimento, dopo gli scioperi riuscitissimi di luglio-agosto 2013 (nei quali fummo in prima fila con Il Comitato di sostegno ai lavoratori della Fincantieri), allora non sorprendetevi se il rappresentante del padrone vi prende a calci in faccia. L’avete voluto anche voi.

Marghera: l’ennesimo incidente annunciato, due operai immigrati in fin di vita

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Oggi a Porto Marghera altri due operai, “di nazionalità straniera” tanto per cambiare, Alin, rumeno, e Pramod, indiano (non ci hanno dato finora neppure i cognomi), sono stati ridotti in fin di vita dall’insaziabile avidità di profitto dei padroni.

E’ successo al petrolchimico nella ditta 3V Sigma, una piccola multinazionale dell’ingegneria chimica che produce solventi e additivi per le plastiche, basata a Bergamo, con 650 dipendenti diretti e impianti in Italia, Stati Uniti, Cina e Brasile. Alle 10.15 è esploso un serbatoio nell’impianto dell’acetone, e i due operai, dipendenti di una ditta di Terni che si occupa di elettrosaldature, quindi – tanto per cambiare – un appalto, sono rimasti gravissimamente ustionati, specie uno dei due. Ora sono negli ospedali di Verona e di Padova, a lottare per sopravvivere.

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