Una lettera di Daniela Trollio, compagna di lotta e di vita di Michele Michelino

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera della compagna Daniela Trollio. Per parte nostra ci limitiamo a dire che, avendo conosciuto poco di persona Michele e la sua lunghissima attività di militante di classe (quel poco che comunque è bastato per vederlo come un compagno vero, un uomo vero), ci è sembrato giusto ospitare i ricordi pieni di stima e di affetto di quanti hanno avuto modo di conoscerlo più a fondo di noi. (Red.)

Cari compagni del Pungolo Rosso,

sono Daniela Trollio, la compagna di vita e di lotta per 50 anni di Michele Michelino.

Ringrazio sia A. Mantovani che L. Thibault per il ricordo di Michele che hanno pubblicato sulle pagine del Pungolo Rosso.

Voglio però anche fare alcune precisazioni.

Michele veniva dalla tradizione “comunista” appresa alla Pirelli Bicocca di Milano, dove era entrato a 16 anni e aveva conosciuto tanti operai “comunisti” che la Resistenza l’avevano fatta in prima persona, passando poi per la prima esperienza di protagonismo operaio del dopoguerra – aveva partecipato giovanissimo alla fondazione e a tutte le lotte del Comitato Unitario di Base della Pirelli.

Da lì era approdato nella Stalingrado d’Italia, la Sesto San Giovanni delle grandi fabbriche come la Breda, le Falck, la Marelli… Un’esperienza di vita e di lotta che pochi hanno avuto il privilegio di fare.

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In memoria di Michele Michelino, lo “stalinista” che piaceva agli anti-stalinisti, di A. Mantovani e L. Thibault

Ultimo commosso, emozionante saluto al compagno Michele Michelino

La morte improvvisa di Michele Michelino ha sollevato sincero cordoglio nei più diversi ambienti della sinistra anticapitalista.

Perché questo sentimento quasi unanime? Ha esso un significato politico che va al di là della figura del militante scomparso?

Certo Michele era uomo dal carisma fuori del comune, un combattente straordinariamente intelligente, generoso e tenace, che sapeva organizzare, che sapeva pensare in grande. Un vero capo proletario, di quelli che un giorno dovranno fare la storia. Ed esprimeva movimenti concreti, reali.

Ma questo non basta a spiegare perché compagni delle più diverse tendenze politiche, compagni che spesso crudamente polemizzano tra di loro, si ritrovino insieme a commemorarlo.

Michele era – come altri hanno già detto – uno che sapeva unire, mettere davanti a tutto non l’interesse di una parrocchietta politica o sindacale, bensì quello della classe nel suo insieme.

Venuto dalla tradizione stalinista di Sesto San Giovanni, egli aveva intrapreso la strada che porta a superarla nella lotta. Alieno da quel pernicioso settarismo che ancora imperversa tra le cosiddette avanguardie rivoluzionarie, ripiegate ognuna sul proprio orticello e sul proprio passato, seppe essere il miglior compagno di strada di chiunque – internazionalista o libertario che fosse – si schierasse fattivamente e non a chiacchiere per la difesa e l’emancipazione della classe proletaria.

Ma nemmeno queste caratteristiche straordinarie del militante possono da sole spiegare il prestigio di cui Michelino godeva nel litigioso ambito della sinistra estrema. Che cosa allora?

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In ricordo di Michele Michelino

Con il cuore pieno di dolore scriviamo queste righe per rendere onore e salutare un compagno, operaio e comunista che per tutta la vita si è dedicato al movimento operaio, ai suoi interessi immediati e politici, all’emancipazione dell’intera classe su scala internazionale da questo sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Una lotta che per Michele si esprime prima da operaio e delegato alla Breda Fucine di Sesto San Giovanni e poi nel “Comitato per la difesa salute nei luoghi di lavoro e nel territorio” contro il massacro a cui le masse operaie erano, e sono, costrette nel ricatto tra salute e lavoro, tra la necessità di un salario dignitoso nella condizione di carne da macello per il profitto di pochi, sempre però in forte rapporto dialettico con il contesto politico e sociale nazionale ed internazionale.

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Un report sulla giornata del 17 aprile, in difesa della salute della classe lavoratrice e della vita, e sulle prossime iniziative

La giornata di sabato 17 aprile organizzata dall’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi in difesa della salute e della vita, è riuscita. Coinvolgere dai 200 ai 300 partecipanti per più di 8 intense ore di lavoro, con un migliaio di contatti sulle diverse pagine facebook, è un risultato che neppure il più vile dei nostri critici potrebbe definire negativo. È stato un contributo di analisi e di controinformazione al rilancio dell’iniziativa di classe su questo terreno.

Infatti, come è stato sottolineato nell’introduzione di Peppe D’Alesio e, tra gli altri, nell’intervento del coordinatore SI Cobas Aldo Milani e del delegato Gkn Dario Salvetti, dopo le forti risposte di lotta del marzo scorso, con l’astensione organizzata in molti magazzini della logistica e le proteste spontanee di diverse fabbriche metalmeccaniche del centro-nord, l’iniziativa dei lavoratori è rifluita. Non così il livello di contagio e di mortalità del covid, le cui cause sono strutturalmente legate al modo di produzione capitalistico e alla rovinosa (e dolosa) gestione dell’azione di contrasto alla diffusione del virus. Il riflusso dell’iniziativa proletaria si spiega sia con la repressione, accompagnata da un’opera di silenziamento istituzionale delle lotte in corso (salvo che si tratti delle proteste dei bottegai); sia con il fatto che gli stessi lavoratori più combattivi non sono riusciti a superare un livello elementare di auto-difesa, e a porre questioni di ordine generale concernenti le politiche sanitarie di stato. In questo anno è mancata anche una significativa attività sindacale di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. La giornata del 17 si è posta quindi in netta controtendenza rispetto all’attitudine che è al momento egemone tra i proletari, e privilegia la difesa del posto di lavoro alla difesa della salute. Coerenti con l’impegno preso a Bologna il 27 settembre dell’anno scorso, le forze promotrici dell’Assemblea si sono assunte ancora una volta il compito di essere un passo avanti (forse due) rispetto allo stato di coscienza medio dei lavoratori su questioni che sono oggi cruciali, e lo resteranno per gli anni a venire.

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