Date un’occhiata al riquadro degli scioperi già avvenuti, in corso (l’ultimo, riuscitissimo, c’è stato martedì 20 nel settore ospedaliero) o in preparazione nel Regno Unito nel corso del mese di dicembre che è in coda a questo articolo, e vedrete una sequenza di scioperi quasi quotidiani in settori che vanno dai trasporti (ferroviari e stradali) al servizio sanitario nazionale passando per l’Istruzione, le Poste, l’Energia, i pompieri e altri settori della pubblica amministrazione – segno inequivocabile che un numero importante di lavoratori britannici ha deciso di scendere in campo per contrastare attivamente il peggioramento della propria condizione di vita e di lavoro.
Un peggioramento talmente pesante che l’editorialista del Financial Times Sara O’ Connor constata come, dopo un decennio di salari stagnanti, per il 2022 le stesse stime ufficiali prevedono “il più forte calo del tenore di vita degli ultimi decenni”, sicché invece di una pericolosa spirale di aumento dei salari, è in atto “un bagno di sangue per gli standard di vita” (“a living standards bloodbath”).
Eppure il governo Sunak, e così i padroni privati chiamati in causa dalle agitazioni sindacali, hanno risposto picche alle richieste di consistenti aumenti salariali per difendere il potere d’acquisto dei salari, a fronte di un’inflazione che, solo quest’anno, è stata mediamente superiore al 12%. Per il miliardario Sunak le richieste dei lavoratori sono “non necessarie”.
Necessaria, non “discrezionale”, “prioritaria” è, invece, la spesa per la guerra – parola del ministro della “difesa” Ben Wallace. La difesa della salute pubblica, della vita, passa in secondo piano, ferreamente subordinata alla spesa per la produzione di morte. E così, mentre si contrappone ai lavoratori e alle lavoratrici in lotta contro i quali prepara nuove draconiane misure antisciopero, il governo conservatore vara l’incremento del bilancio della Difesa dall’attuale 2,1% del PIL al 2,5% entro il 2026 per raggiungere il 3% a fine decennio.
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