
Fin dal primo lancio del Patto d’azione anti-capitalista (settembre 2018) e dell’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi (settembre 2020), abbiamo martellato sulla necessità che si costituisse un polo di opposizione di classe al padronato e al governo il più ampio possibile, sulla scia tracciata negli ultimi anni dalle lotte dei facchini della logistica, lotte che hanno avuto nel SI Cobas il principale vettore di auto-organizzazione e di organizzazione. Anche se in molti lo fanno scivolare in secondo piano, infatti, è del tutto evidente che si è arrivati allo sciopero del 18 giugno, e ora a questo sciopero dell’11 ottobre, sulla spinta dello scontro con la FedEx-Tnt e dei suoi duri risvolti repressivi, fino all’uccisione di Adil Belakhdim.
Accogliamo perciò con soddisfazione l’indizione dello sciopero generale dell’11 ottobre da parte di una molteplicità di sigle del cd. sindacalismo di base. Se le organizzazioni firmatarie di questo appello si impegneranno a fondo alla loro riuscita, sarà un passo in avanti rispetto all’iniziativa del 29 gennaio scorso, specie se si riuscirà a coinvolgere almeno un primo contingente di operai e di lavoratori/lavoratrici che fanno tuttora riferimento a Cgil, Cisl, Uil, e alcuni settori dell’immenso mondo del lavoro precario e ultra-precario non sindacalizzato.
Detto questo, e ammesso che – inevitabilmente – una sintesi di posizioni tra 14 differenti sigle non poteva non risentire dello sforzo “diplomatico” necessario a conservare l’unità, ci sono almeno tre rilievi critici da fare, come Tendenza internazionalista rivoluzionaria.
Continua a leggere Per lo sciopero generale dell’11 ottobre indetto da tutto il sindacalismo “di base”