Contro il razzismo democratico – SI Cobas / Comitato di lotta di Viterbo

Foto di un CPR (luoghi di amena villeggiatura per immigrati istituiti dalla legge Turco-Napolitano, sebbene con il nome di CPT)

Oggi a Viterbo, in un’ora alquanto insolita (14-16) se si vogliono fare iniziative partecipate, l’Arci e altre associazioni hanno indetto sotto la prefettura un presidio contro la soppressione della “protezione speciale” – una questione intorno alla quale la “opposizione di sua maestà” al governo Meloni, Pd-5Stelle e satelliti vari, sta facendo un baccano demagogico (e puramente mediatico) senza minimamente chiamare in causa la legislazione e le prassi dell’Unione europea e dell’Italia democratica che da decenni rendono la vita difficile, quando non impossibile, e la schiavizzazione e la morte piuttosto “facile”, alla massa degli immigrati e delle immigrate che non hanno santi in paradiso (il 99% o giù di lì).

Ci fa piacere, perciò, pubblicare il testo giustamente polemico, tagliente dei compagni del SI Cobas e del Comitato di lotta di Viterbo che ricorda alcune cose fondamentali, e rilancia alcune rivendicazioni di lotta altrettanto fondamentali. Perciò: ovviamente contro le odiose misure del governo Meloni, senza però dimenticare per un solo attimo chi governa l’UE, e quali splendidi esempi di razzismo democratico abbia dato il centro-sinistra italiano a partire dalla Turco-Napolitano. (Red.)

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7 maggio 2016. Al Brennero c’eravamo tutti e tutte – Il grimaldello

Riceviamo da Genova e volentieri pubblichiamo questa denuncia delle compagne e dei compagni de Il grimaldello contro un’altra sentenza “esemplare” che punisce insieme un corteo contro il razzismo di stato in solidarietà con i fratelli di classe immigrati, e il “mancato ravvedimento” degli imputati. (Red.)

Il 17 marzo, presso il tribunale di Bolzano, è stata emessa la sentenza d’appello del processo per la manifestazione contro le frontiere del maggio 2016 al Brennero.

Se c’è stato un generale abbassamento delle pene (da 150 a 123 anni complessivi, con 8 assoluzioni per avvenuta prescrizione del reato), il bilancio è comunque pesante (teniamo presente che il processo era in abbreviato). 28 tra compagne e compagni hanno ricevuto pene sopra i 2 anni, mentre 5 compagni hanno preso più di 4 anni (la condanna più alta è stata a 5 anni e 1 mese di carcere) per concorso in resistenza aggravata, violenza, lesioni ecc. Non ha retto, come già in primo grado, l’accusa di devastazione e saccheggio.

Altro elemento significativo è che il giudice ha negato a tutte e tutti coloro che ne hanno fatto richiesta la possibilità di accedere alla cosiddetta riforma Cartabia. Benché la data della sentenza fosse stata rinviata formalmente per consentire a imputati e imputate di ricorrere alla nuova legge, la richiesta di accedervi è stata negata con il pretesto dei precedenti penali e della “pericolosità sociale” di imputate e imputati. Ma c’è un dato ancora più emblematico: l’argomento principale per il rigetto delle “pene sostitutive” è stata la mancata abiura delle proprie condotte da parte degli imputati. La natura sempre più apertamente premiale delle sentenze non vale solo per la magistratura di sorveglianza, ma anche per i tribunali ordinari. A fare la differenza sul tipo di pena non è tanto il reato in sé, ma il “ravvedimento” o meno dell’accusato.

Per più di 30 imputati e imputate, quindi, potrebbero aprirsi in futuro le porte del carcere.

Questa sentenza non fa che prolungare la violenza strutturale del razzismo di Stato, quell’insieme di leggi, pratiche neo-coloniali, detenzione amministrativa e dispositivi polizieschi che producono stragi, morti in serie e un’umanità costretta in condizioni di semi-schiavitù. Dalla raccolta nei campi ai tanti settori dell’“economia informale”, dal ricatto del permesso di soggiorno – che pesa sulla logistica, sull’edilizia, sulla ristorazione, sui “lavori di cura”… – al grasso mercato degli affitti in nero, il terrore esercitato dalle frontiere è parte strategica quanto innominabile dello sfruttamento capitalistico.

123 anni di carcere per un corteo ci dicono in modo plateale che siamo in guerra, che i margini del dissenso consentito si restringono e che il conflitto non negoziato è una diserzione dal fronte da punire in modo esemplare.

Il muro anti-immigrati al Brennero – che la polizia austriaca aveva definito una mera “soluzione tecnica”… – non è stato costruito. Forse grazie anche a chi quel 7 maggio 2016 si è battuto con generosità e coraggio.

Solidarietà alle compagne e ai compagni condannati.

La tragedia di Crotone: i meno colpevoli di tutti sono gli scafisti… (italiano – english)

Non c’era bisogno della testimonianza del medico e soccorritore calabrese Orlando Amodeo per comprendere che il governo Meloni, e per esso il ministro Piantedosi, ha voluto l’orrenda strage di Crotone. Benvenuto comunque, tra moltitudini di quacquaraqua, un autentico essere umano capace di spiattellare in tv una verità elementare: per lo stato era possibile, assolutamente possibile, salvarli.

Chapeau anche al miserabile ministro che ha rivendicato apertamente la necessità di questa e altre mattanze: “Salvarli, non salvarli… il problema è non farli partire”. Un nemico dichiarato degli emigranti (e nostro), perfetta incarnazione del razzismo di stato, lo stato democratico post-fascista.

Insopportabile, invece, è lo scandalo delle mammolette di “sinistra” o pentastellate che hanno già dimenticato i decreti Minniti e i decreti Salvini, da loro votati e lodati (ricordate il Conte-1 sorridente con ai suoi fianchi Salvini e Di Maio?), che hanno tracciato il solco per i decreti Piantedosi.

Doppiamente insopportabile, per il suo cinismo, lo scaricabarile di governo e Quirinale, un tandem molto affiatato, sull’Unione europea che dovrebbe fare questo e quello. Sanno a memoria che la militarizzazione delle politiche migratorie e la esternalizzazione delle frontiere oggi invocate come la soluzione “condivisa” da adottare per “risolvere” il problema delle migrazioni verso l’Europa sono da tempo la politica ufficiale dell’Unione europea – falsissima soluzione, capace solo di produrre indebitamento, schiavitù, tortura, indicibili sofferenze, morte. Una politica che da molto tempo noi internazionalisti rivoluzionari abbiamo definito di guerra agli emigranti e agli immigrati, e denunciato come parte costitutiva di una complessiva guerra di classe ai lavoratori. Con il tentativo, anche, di arruolare gli sfruttati autoctoni contro quelli costretti, costi quel che costi, a immigrare qui dal vecchio e nuovo colonialismo.

Una questione-chiave per la rinascita del movimento proletario e la lotta al capitalismo, ancor oggi messa in secondo piano in molti ambienti militanti.

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Il razzismo di stato by Meloni, tra la tragedia e la farsa

Era fin troppo facile prevedere che l’immigrazione sarebbe stata uno dei “grandi temi” su cui il piccolo, infame governo Meloni avrebbe mostrato di che eroica pasta è composto. Guerra a tutto campo agli emigranti e agli immigrati!

Ed eccolo, forte del decreto-Piantedosi controfirmato da Mattarella, esibirsi nell’ennesima sceneggiata di stato contro i perfidi attentatori al benessere e alla felicità degli italiani: le donne, i minori, gli emigranti stremati in fuga dai kampi e dai trafficanti libici protetti e finanziati dal duo Minniti&Salvini, o dalla Tunisia ridotta alla fame dai suoi creditori internazionali (occidentali, e chi se no?). Le navi delle ong (per le quali non abbiamo particolare simpatia, costituendo l’ipocrita lato “umanitario” di un’Unione europea non meno infame dell’esecutivo Meloni) dirottate di qua e di là verso porti scelti, per un dispetto da vili, tra i più lontani possibili.

Ansiosa di far grande l’Italia con imprese ancor più memorabili, la Meloni si è arrischiata a posizionarsi in prima fila nell’offrire alla Cina, con Bruxelles, vaccini euro-statunitensi, e nel dar mandato a mass media e autorità sanitarie italiane di mettere i cinesi sul banco degli untori. Con tanto di indagini sulle acque reflue “in presenza di cinesi”, e la pretesa di imporre tamponi obbligatori alla partenza dalla Cina (come si trattasse della Cina in ginocchio del 1900 da saccheggiare e incendiare a volontà). Per questa via il razzismo di stato dalla tragedia dei barconi si volge in farsa.

Ricordate l’aprile 2007, con la sindaca di Milano Moratti determinatissima a “non tollerare zone franche” nella “sua” città e a sfrattare i commercianti cinesi dal centro città (via Sarpi) confinandoli in periferia solo perché un paio di vigili urbani se l’erano vista brutta in quella strada per una contravvenzione contestata? 24 ore dopo, sulla e dentro la Chinatown milanese sventolavano le bandiere nazionali cinesi che sembrava d’essere sulla Tien An Men, mentre l’arrogante sciura si scapicollava in una marcia all’indietro talmente precipitosa da cadere nel ridicolo. Questa volta il governo italiano s’è espresso con le scuse del suo ministro degli esteri (“non volevamo offendere nessuno, dio ne guardi, era solo una carineria”), mentre quello cinese ha replicato alle provocazioni con un qualsiasi portavoce: “Vaccini vostri? Non se ne parla, abbiamo i nostri”. Tamponi obbligatori? “Non ci sono ragioni scientifiche, solo politiche” – tradotto: pagliacci, toglietevi dai piedi. E occhio alle ritorsioni.

Si tratti di tragedie vere in cui muoiono a centinaia e migliaia gli emigranti, o di farse in cui “noi italiani” facciamo sbellicare il mondo dal ridere, il razzismo di stato svolge comunque la sua funzione: indicare i “nostri” nemici al di fuori dall’Italia, in Africa, in Medio Oriente, in Cina, in Russia. Ed invece il nostro nemico è qui, ed è proprio quello che ci addita i nemici esterni.

Milano, 12 aprile 2007

Governo Meloni all’opera: si comincia dagli emigranti…

Mercoledì 26 ottobre – ore 18

Non ancora ricevuta la fiducia al Senato, non ancora completato il Consiglio dei Ministri (la squadra), e già fremono. Sono all’opera, pronti. Da dove volevate che cominciassero se non dagli emigranti e dagli immigrati?

Ecco: il neo ministro Piantedosi ha firmato la direttiva che blocca l’ingresso delle navi delle Ong nelle acque territoriali italiane e così le due navi, Ocean Viking e Humanity One, che hanno soccorso 326 migranti, gireranno per il Mediterraneo per chi sa quanto.

Per gli appassionati della legalità riportiamo in breve gli elementi di contestazione alle due navi che non sono “…in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. Dunque, le due navi non avrebbero avvisato le Autorità Italiane, cosa che i comandanti delle navi smentiscono. Dal punto di vista del diritto internazionale il ministro ha torto e, come se non bastasse, non crediamo nemmeno che abbia i pieni poteri per un’azione del genere visto che il Consiglio dei Ministri non si è ancora insediato, che il Governo a quest’ora non ha ancora avuto la fiducia dal Senato, tutto in barba alla legalità. A proposito, la direttiva del neoministro è un copia-incolla dei decreti Salvini.

Ma perché tanto rumore attorno alle Ong, dato che il grosso degli sbarchi avviene con barchini e gommoni? I migranti salvati dalle Ong non superano il 10% del totale senza contare gli immigrati che arrivano per altre rotte. La manovra è del tutto propagandistica e vuole replicare le analoghe imprese di Salvini che gli diedero pubblicità per mesi, condite di vittimismo a volontà nei confronti dell’Europa matrigna, e la patente di difensore dei confini, dell’italica identità, della lotta ai trafficanti di esseri umani (!).

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