Una foto oscena – Djarah Kan

D’istinto ci è venuto in mente lo stesso pensiero. Ma preferiamo che ad esprimerlo sia Djarah Kan, una scrittrice di origini ghanesi che sulla propria pagina Instagram, a commento di questa vomitevole istantanea Ansa da Addis Abeba, scattata nella scuola coloniale italiana Galileo Galilei per bambini etiopi “scelti”, ha scritto :

“Che scatto osceno…

“Una cosa che ho imparato da bambina nera poverissima e coccolata anche dai peggiori fascisti è questa: sei carinissima finché sei un esemplare di piccola taglia perché non riconosci il bene dal male, non sai cosa voglia dire giustizia ed equità, e inoltre non hai la più pallida idea di cosa sia il fascismo, o il razzismo, o il capitalismo rapace e più furioso che spolpa il tessuto della tua gente da secoli, fino al midollo, lasciando in terra solo le ossa e la disperazione di chi vive con l’incubo di essere stato maledetto dalla povertà.

Continua a leggere Una foto oscena – Djarah Kan
Pubblicità

Stati Uniti: nel 2022 la violenza della polizia ha toccato il suo record storico, di Sonali Kolhatkar (italiano – English)

Diciamolo subito: la logica di questo articolo (la riduzione dei fondi alla polizia) non è la nostra. Ma l’articolo fornisce elementi molto utili per comprendere cosa sta accadendo in questa materia – la violenza omicida classista e razzista della polizia amerikana – sotto l’amministrazione Biden, che pure aveva in qualche misura occhieggiato al grande movimento di lotta nero e multirazziale dell’estate 2020, Black Lives Matter. “Business as usual”, tutto come prima, anzi: più di prima (sotto l’amministrazione Trump). Come, del resto, in materia di persecuzione contro gli immigrati privi di documenti o desiderosi di entrare negli Stati Uniti.

Per i milioni di giovani e meno giovani degli Stati Uniti protagonisti di BLM o partecipanti ad esso, una importante lezione. Non è con il voto che si spazzerà via la violenza di stato e quella privata dalla società statunitense in evidente processo di decomposizione (ad oggi, 24 gennaio 2023, oltre 40 sparatorie ‘di massa’ con morti e feriti dall’inizio dell’anno…), né le sue altre innumerevoli patologie sociali. Non è questione di spostamento di fondi, di rettifica dei bilanci federali o locali, ma di un sistema sociale produttore di violenza e di morte su scala inesorabilmente crescente, che ha fatto il suo tempo e va rovesciato.

Per chi guarda da fuori degli Stati Uniti, una ragione in più per respingere al mittente la demagogia dei portatori di libertà e di diritti nel mondo intero a suon di B-52, missili Sea Sparrow, veicoli Bradley, portaerei e quant’altro. Quale che sia il potere del dollaro (declinante anch’esso, peraltro), la perdita di attrattiva del “modello amerikano” nel mondo è definitiva. (Red.)

Click here to read the original English versione of Kolhatkar’s article.

Il 2022 è stato l’anno più letale mai registrato negli Stati Uniti per quanto riguarda i decessi per mano delle forze dell’ordine. Secondo il database delle sparatorie della polizia del Washington Post, l’anno scorso le forze dell’ordine hanno ucciso 1.096 persone. L’anno precedente ci sono stati 1.048 morti per mano della polizia, 1.019 l’anno prima, 997 l’anno prima ancora e così via.

E’ molto probabile che questi numeri siano sottostimati. Secondo Abdul Nasser Rad, direttore generale della ricerca e dei dati di Campaign Zero, che gestisce Mapping Police Violence, il Washington Post “enumera solo gli incidenti in cui un agente di polizia scarica la propria arma da fuoco e la vittima viene uccisa”. Ciò significa che, per esempio, non vengono conteggiati eventi come l’uccisione di Eric Garner a New York nel 2014 e l’uccisione di George Floyd in Minnesota nel 2020, poiché entrambi i decessi sono avvenuti per asfissia.

Al contrario, Mapping Police Violence include qualsiasi azione compiuta da un agente delle forze dell’ordine che si traduca in un evento fatale. Ad esempio, il progetto di Rad ha concluso che la polizia ha ucciso 1.158 persone nel 2021, contro le 1.048 del Post (i risultati finali per il 2022 non sono ancora disponibili).

Continua a leggere Stati Uniti: nel 2022 la violenza della polizia ha toccato il suo record storico, di Sonali Kolhatkar (italiano – English)

14 marzo : seconda assemblea contro le politiche migratorie e il razzismo – Campagne in lotta

Durante l’assemblea del 14 febbraio scorso, alla quale hanno partecipato diverse realtà aderenti al Patto e tanti lavoratori e lavoratrici immigrati e italiane, sono emerse la necessità di continuare a confrontarsi e organizzarsi contro le politiche migratorie e il razzismo e la proposta più concreta di una mobilitazione nazionale dedicata alla questione dei documenti. Gli arresti recenti a Piacenza, la violenza della polizia contro lo sciopero alla Texprint, la repressione sempre più forte con cui Stato e padroni cercano di spezzare le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici mostrano come le politiche migratorie e il razzismo determinano ulteriori meccanismi di sfruttamento, ricatto e repressione dai quali dobbiamo difenderci e contro i quali dobbiamo lottare.
Anche per parlare di questo ricordiamo che domenica 14 marzo alle ore 10 ci sarà la seconda assemblea nazionale on line su politiche migratorie e razzismo, a cui speriamo di essere numerosi/e.

Il link di accesso è il seguente:

https://us02web.zoom.us/j/87082825755

Meeting ID: 870 8282 5755

Riparte la campagna per la scarcerazione di Mumia Abu-Jamal (L. Corradi)

Mumia supporters rally around the cause to end prison abuses | New York  Amsterdam News: The new Black view

“La libertà è l’unico trattamento!”

Mumia, militante afro-americano, scrittore, ex presidente dei giornalisti neri, è in carcere da 40 anni – nonostante l’età avanzata, una diagnosi di diabete e problemi al cuore; in questi giorni è risultato positivo al Covid e negli Usa è ricominciata la lotta per la sua immediata liberazione.

Molti/e di noi ricorderanno la battaglia per salvare Mumia dalla pena di morte: la sua fine era stata decretata per il luglio 1995 per iniezione letale – ma riuscimmo ad ottenere uno stay of execution e da allora si chiede giustizia per l’attivista che negli anni 80 era stato incastrato (come il militante Nativo-americano Leo Peltier) con testimonianze false riguardanti l’uccisione di un poliziotto. Poi furono in buona parte ritrattate ma di ciò la sentenza non tenne conto. Così da allora Mumia ha vissuto nel vuoto pneumatico dell’attesa di un nuovo processo – non più nel braccio della morte, dove ha visto passare decine di fratelli – fino al 2008 quando la condanna a morte è stata trasformata in ergastolo.

Continua a leggere Riparte la campagna per la scarcerazione di Mumia Abu-Jamal (L. Corradi)

Israele, sempre tu! Sciopero di operai palestinesi nella colonia di Yamit Sinoun : “in quanto esseri inferiori, non possono avere gli stessi diritti degli israeliani”. Con una lettera del sindacato Maan, una presa di posizione del SI Cobas e un ultimo comunicato di vittoria.

Riceviamo e pubblichiamo (grazie alla traduzione della compagna Angela di Pagine marxiste) questa denuncia che arriva da Israele, e ci dà notizia di uno sciopero di 75 operai palestinesi nella colonia israeliana di Yamit Sinoun contro un’impresa che lavora per la Netafim, un’impresa multinazionale specializzata in impianti di irrigazione, e accampa il diritto di non equipararli ai lavoratori israeliani “in quanto esseri inferiori” per ragioni genetiche e di educazione. Possiamo restare perplessi, o sorpresi, della loro fiducia nell’OIL o in strutture sindacali internazionali sempre più indifferenti alle discriminazioni su basi razziali o nazionali esistenti nel mondo; o del fatto che rivendichino un fondo pensione che preservi i loro fondi (lo fanno perché il padrone gli ha rubato metà degli accantonamenti); o ci può essere altro ancora che non ci convince nelle dichiarazioni dei loro rappresentanti sindacali. Ma un fatto fa premio su tutto: se questo accade, è in primo luogo per i nostri ritardi, per la nostra indifferenza, per la nostra mancanza di attiva, permanente, militante solidarietà nei confronti delle masse palestinesi super-sfruttate e oppresse nella loro terra di nascita dai padroni israeliani e dallo stato di Israele, e da tutti gli stati e le imprese che con Israele fanno ottimi affari, come l’Italia e le imprese italiane. Noi stessi, ad esempio, siamo in ritardo nella denuncia del vero e proprio brutale apartheid che esiste oggi in Israele in questa pandemia anche per quel che concerne l’accesso alle cure per i malati di Covid

Da Europalestine – 17 gennaio 2021

Sostegno ai 75 lavoratori palestinesi in sciopero nella colonia israeliana di Yamit

Il 1° gennaio 2021, mentre il mondo celebrava l’anno nuovo, 75 lavoratori palestinesi della fabbrica della colonia israeliana di Yamit Sinoun hanno iniziato uno sciopero per pretendere dall’impresa il rispetto dei loro diritti. Le risposte dell’imprenditore sono scandalose e incredibili: scrive letteralmente che “in quanto esseri inferiori, essi non possono avere gli stessi diritti degli israeliani” (sic)!

Continua a leggere Israele, sempre tu! Sciopero di operai palestinesi nella colonia di Yamit Sinoun : “in quanto esseri inferiori, non possono avere gli stessi diritti degli israeliani”. Con una lettera del sindacato Maan, una presa di posizione del SI Cobas e un ultimo comunicato di vittoria.