Riceviamo dalla Rete ambientalista e dal Coordinamento No Pfas del Veneto alcuni materiali di denuncia contro il grave crimine ambientale e sanitario dei PFAS, acronimo inglese che sta per PerFluorinatedAlkylated Substances (sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, che contengono almeno un atomo di carbonio), e le informazioni relative ad una settimana di iniziative (“eventi, incontri, riflessioni”) nella ricorrenza dei 10 anni dalla prima emersione della “grande contaminazione nel Veneto centro-occidentale”, e in concomitanza con un passaggio cruciale del processo all’impresa Mitemi in Corte d’Assise a Vicenza.
Nel mentre sottoscriviamo in pieno le denunce contenute in questi testi, e siamo solidali con quanti, tenacemente, le ripropongono da tempo, ci sentiamo di mettere in guardia dalla fiducia nel dialogo con le istituzioni dello stato che finora, a tutti i livelli, hanno coperto e protetto i diretti responsabili, cercando – a cominciare dalla Regione di Zaia – di insabbiare la questione. La sola possibilità di venire a capo di essa sta, secondo noi, nell’allargamento del movimento di protesta e nel suo collegamento con altri movimenti di lotta in difesa dell’ambiente, della salute, della classe lavoratrice, in modo da potenziare al massimo la forza d’impatto di queste denunce. (Red.)
Riceviamo e volentieri rilanciamo questo materiale di documentazione e di denuncia sul crimine ambientale Pfas, coperto da decenni dai governi regionali e centrali di ogni colore.Ci permettiamo di scommettere che non sarà diverso il comportamento delle istituzioni europee non meno devote dei governi centrali e regionali italiani nella protezione degli interessi delle imprese.Arrendersi, allora? No, al contrario: rinnovare, allargare, intensificare la lotta – senza illusioni di benevole protezioni istituzionali del “diritto alla vita”. (Red.)
Partendo da Spinetta Marengo, come il Po è diventato il fiume più contaminato d’Europa
Sono le ore 7 di un mattino estivo e nel parcheggio dell’Istituto sulle Acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Brugherio i ricercatori Sara Valsecchi e Stefano Polesello caricano due auto per una nuova missione. Destinazione: Piemonte. Una Panda bianca parte alla volta del fiume Po per raccogliere le acque che arrivano nel mar Adriatico, mentre in una Renault Kangoo verde, Valsecchi e Polesello si dirigono verso Alessandria dove i fiumi Bormida e Tanaro confluiscono nel Po. “Il cC6O4ormai qui è ovunque, lo troviamo nelle uova degli uccelli selvatici che abitano sul Bormida, ma anche nei terreni agricoli vicino allo stabilimento di Solvay”, spiega Valsecchi mentre etichetta le provette di acqua raccolta dallo scarico. Clicca qui il video e leggi:
Ci permettiamo di integrare l’informazione, sottolineando che, nel 2009, è il primo di una serie di esposti a firma di Lino Balza alla Procura della Repubblica di Alessandria che ha denunciato la presenza nel sangue dei lavoratori Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) di PFOA,ADV e cC6O4. E abbiamo individuato con un video lo scarico Solvay in Bormida. In pari data, abbiamo condotto una campagna nazionale per la messa al bando dei PFAS, denunciando anche ai massimi livelli sanitari la presenza del veleno nel sangue dei lavoratori, a loro volta addirittura donatori di sangue. Il libro “Ambiente Delitto Perfetto” e il Sito del Movimento di lotta per la salute Maccacaro ne parlano diffusamente.
Abbiamo ricevuto dai militanti della Rete ambientalista un abbondante materiale, interessante e insieme contraddittorio, in vista della manifestazione di oggi, 5 novembre, a Roma.
Quanto mai contraddittoria, poi, è la compresenza a Roma della loro Rete e della componente PD-CGIL-M5S atlantista e sfacciatamente bellicista – per la quale la pace è tale solo se sancisce la vittoria dell’Ucraina, cioè – tolto il lacero velo – la vittoria della NATO, dell’UE, degli interessi dei capitalisti italiani e dello stato italiano.
Preceduta dalla “festa” del 4 novembre (festa loro, non nostra) e da Mattarella che si accompagna a Crosetto, fabbricante di armi in odore del famoso conflitto d’interessi per i suoi affari con altri fabbricanti e utilizzatori d’armi, la manifestazione di oggi vedrà la presenza anche della Rete Ambientalista che è di tutt’altro parere rispetto alla politica dell’attuale e del precedente governo, e lo dichiara apertamente, non nascondendo la volontà di una parte del loro movimento di disertare la manifestazione.
Noi ci auguriamo che questa contraddizione si acuisca e sosteniamo che affidarsi alle richieste, per quanto giuste e legittime in sé possano essere, da presentare al Parlamento ed al Governo, è una via fallimentare e porterà il movimento nel vicolo cieco dell’ipocrisia e della falsità conclamata del Parlamento e del Governo.
Riceviamo dal Movimento di lotta per la salute Maccacaro (attraverso la mailing list della Rete Ambientalista), e volentieri segnaliamo l’uscita dello Speciale Pfas.
A chi ne fa richiesta, è disponibile il Dossier “Pfas. Basta!”: una piccola enciclopedia che in quasi 500 pagine racconta la storia in Italia delle lotte contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90 fino ai processi 2021-2022 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comuni, Province, Regioni, Governi, Asl, Arpa, Sindacati, Magistratura e Giornali.
Ilham Kadri alle prese con lo scandalo Solvay
Il film documentario della televisione belga RTBF, al quale il Movimento di lotta per la salute Maccacaro ha dato il suo piccolo contributo, sta facendo incazzare da cima a fondo la multinazionale Solvay, in primis la presidente Ilham Kadri. Se clicchi qui, puoi vederne alcuni stralci in anteprima. Prossimamente pubblicheremo l’intera pellicola con sottotitoli in italiano.
Sommerso da questo scandalo, la furiosa reazione del colosso chimico che fa capo a Bruxelles scaturisce dal fatto che il film, realizzato in sei mesi da una accurata tecnica investigativa, dimostra inequivocabilmente la condotta dolosa di Solvay senza soluzione di continuità nei decenni, come ho sostenuto dal 2009 tramite 15 esposti denuncia alla Magistratura di Alessandria per il disastro dello stabilimento di Spinetta Marengo.
Effects of per- and polyfluoroalkyl substances on human health.
Rosignano. Il disastro ambientale al vaglio del Parlamento Europeo. Il nostro ministro della ‘finzione ecologica’ si era affrettato a rinnovare l’Autorizzazione integrata ambientale alla Solvay, consentendole di continuare a sversare i residui della propria produzione chimica in mare per altri 12 anni.
Riprendiamo qui tre contributi dal sito Rete ambientalista gestito dal Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro. Da angolature diverse, e con un’attenzione alla dimensione internazionale, ed in particolare agli Stati Uniti, questi articoli denunciano lo scempio che l’industria – l’industria chimica, in tutte le sue articolazioni, da Miteni ad Eni, passando per le concerie venete – sta facendo pressoché ovunque dell’ambiente e della salute umana, dei lavoratori e della popolazione in genere, causando tumori, malformazioni, alterazioni sessuali, etc. Si parla, ovviamente, dei famigerati PFAS.
In queste denunce – a cuinon si dovrà mai fare il callo – viene messo in luce il cinismo inumano del management delle aziende in questione, con il loro corredo di professionisti, ben compresi i medici, affaccendati a negare l’evidenza cristallina dei risultati di ricerche pluridecennali, che dimostrano a iosa l’elevato, inaccettabile livello di rischio ambientale e sanitario di queste produzioni industriali.
Né viene dimenticata l’attiva complicità dello Stato in tutte le sue articolazioni, resa soltanto più schifosa dalla maschera ecologista che ha indossato da qualche tempo – complicità che non cessa quando qualcuna delle istanze di controllo create per i casi più scandalosi di inquinamento ambientale osa affermare, anche solo in parte, la verità dei fatti, perché – di regola – queste affermazioni restano atti senza conseguenze.Ecco perché la via maestra è sempre e solo quella della lotta, e mai quella della delega alle istituzioni.
Ringraziamo il Movimento di lotta per la salute Giulio Maccacaro per la ricchezza della documentazione che rende disponibile. Riprenderemo più sistematicamente queste denunce, di cui condividiamo appieno lo spirito di lotta, e la messa a nudo delle responsabilità del “capitalismo dei disastri”, mortalmente pericoloso per la specie umana e gli esseri viventi in genere. (Red.)
Le accuse in tribunale al medico PFAS di Miteni e Solvay
Il sottoscritto Lino Balza può testimoniare al processo, documenti alla mano, le responsabilità del professor Giovanni Costa, confermando la testimonianza fiume del maresciallo maggiore del Noe di Treviso Manuel Tagliaferri, avvenuta durante il processo Pfas in corso presso la Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza, che vede imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Tagliaferri ha ricostruito il ruolo di Costa quale medico responsabile della Miteni e garante delle problematiche di rischio sanitario e ambientale collegato ai Pfas, e delle correlate azioni di prevenzione e limitazione del loro uso. Costa rappresentava l’azienda anche nei meeting internazionali che si occupavano di queste problematiche. Dalla ricostruzione di Tagliaferri, è emerso come il medico relazionasse sistematicamente i vertici della società sulle novità scientifiche relative al rischio Pfas e sulle sue interazioni con la fisiologia umana. Quindi Costa intratteneva rapporti diretti con Du Pont e i più grandi produttori mondiali, consentendo a Miteni di avere una conoscenza aggiornata e tempestiva su tutte le novità emerse dalla comunità scientifica sui gravissimi rischi connessi ai Pfas. Dunque questo circolo di produttori da decenni conosceva le tecnologie necessarie per rilevare e analizzare la presenza ambientale e biologica dei Pfas. E nasconderla!
Non può emergere nulla di diverso nelle carte sequestrate dai carabinieri nell’abitazione e nell’ufficio del professor Giovanni Costa.
L’accusa a Miteni è valida anche per la Solvay di Spinetta Marengo perché Giovanni Costa era nel contempo responsabile sanitario per lo stabilimento di Alessandria.
Il sottoscritto può testimoniare di aver denunciato pubblicamente le responsabilità del Costa già dal 2009 con l’accusa “di occultare la gravità della condizione sanitaria dei lavoratori e dei cittadini ingannando l’ignavia dell’Arpa [sic.]. Costa, pur conoscendo tutti gli studi (quarantennali) e i divieti e risarcimenti internazionali nonchè i livelli ematici di avvelenamento riscontrati fra i lavoratori, invece di chiedere per primo il bando della sostanza inesistente in natura, vende la sua autorità per reiterare rassicurazioni – mentendo anche in scandalose assemblee con i lavoratori – che essa non provoca malattie, tumori, malformazioni, alterazioni sessuali … ma sarebbe pressoché innocua o benefica all’uomo. L’abbiamo invano sfidato ad un confronto pubblico tramite un fondamentale documento (depositato in Procura) articolato in 24 dettagliatissimi punti, capi di imputazione quanto meno morali”.