Francia: cronaca della nona giornata di mobilitazione contro la “riforma” delle pensioni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una cronaca della caldissima giornata di scioperi e di manifestazioni di ieri in Francia, la nona chiamata dall’Intersindacale. La cronaca è redatta in stile apparentemente asettico, non certo simpatizzante per la lotta, ma risulta interessante proprio per questo in quanto conferma in pieno l’imponenza del movimento e allo stesso tempo l’esistenza, in esso, di spinte alla radicalizzazione che non riguardano solo le forme di lotta (occupazione di stazioni ferroviarie, blocchi stradali, piccole barricate, scontri con la polizia, etc.) ma anche l’innalzamento del contenuto politico del movimento con la “messa in stato di accusa” di Macron.

Come ha notato Christian Mahieux, esponente di spicco di Sud-Rail, la partecipazione agli scioperi non è stata in generale, e neppure ieri, all’altezza delle dimostrazioni. Questo scarto di potenza tra manifestazioni e scioperi (che sono stati comunque molto forti tra i ferrovieri, nelle raffinerie, nel settore energetico e tra gli addetti alle pulizie) è effetto, certo, dell'”anti-sindacalismo militante” dei padroni, pronti ad ogni forma di intimidazione e di rappresaglia contro gli scioperanti (a proposito di autocrazie, ricordiamo che non c’è luogo più autocratico delle imprese capitalistiche), ma c’entra anche, e non poco, la “emarginazione della dimensione intersettoriale del sindacalismo nell’attività quotidiana”, cioè la chiusura dell’azione sindacale nelle singole categorie, che è emersa anche in questa circostanza, e che andrebbe combattuta attivamente dal sindacalismo di classe. Molto interessante, anche ieri, il fatto che ci sia stata un’azione effettivamente congiunta di proletari e lavoratori appartenenti a differenti sigle sindacali, nell’azione di propaganda e nelle forme di lotta, anche in quelle “illegali”. Perfino il presidente della più che moderata Confederazione francese dei lavoratori cristiani ha dovuto ammettere: “Abbiamo tante volte detto che se la gente non si fosse sentita ascoltata, avrebbe avuto voglia di radicalizzarsi, anche tra i nostri militanti che non sono affatto anarchici”.

Benché, purtroppo, la tematica fondamentale della guerra e dell’economia di guerra sia restata del tutto ai margini, se non proprio assente da questa imponente mobilitazione iniziata il 19 gennaio scorso, anche la forte giornata di lotta di ieri conferma che il fossato tra classe proletaria/masse sfruttate e “questa repubblica al servizio della borghesia, costruita sul massacro dei comunardi del 1871” si è ulteriormente approfondito.

Sull’inquadramento di questo movimento ci siamo espressi in questi due post, nei quali si spiega, tra l’altro, che non è affatto vero che si tratti “solo” dell’innalzamento dell’età della pensione di due anni (ossia almeno 3.000 ore di lavoro in più), come spacciato da tutte le tv in Italia; c’è anche l’obbligo di 42 anni di contributi (difficilissimo da raggiungere con questi livelli di precarietà), ci sono anche il brutale taglio del rapporto tra l’ultimo salario percepito e la pensione dal 74% al 55%, e l’incremento del divario tra uomini e donne dal 12% al 36%. (Red.):

RAPIDO RIEPILOGO DELLA GIORNATA DEL 23 MARZO

Riforma delle pensioni: nuova mobilitazione a Parigi e nelle regioni, tensioni in diverse città.  Ultimo aggiornamento giovedì 23 marzo 2023 

All’indomani del discorso di Emmanuel Macron e a pochi giorni dall’utilizzo del 49,3 per far passare la riforma delle pensioni, l’intersindacale organizza la sua nona giornata di mobilitazione contro il testo. 

Gli oppositori della riforma pensionistica sono stati nuovamente chiamati a mobilitarsi per una nona giornata di scioperi e manifestazioni. I manifestanti contro la riforma pensionistica erano chiaramente più numerosi in molte città, come hanno notato i giornalisti di France Bleu ai quattro angoli del Paese. I sindacati speravano in un numero molto elevato di manifestanti, una settimana dopo che il governo ha utilizzato il 49,3 per approvare la riforma delle pensioni. La CGT ha dichiarato di avere 800.000 manifestanti nella capitale.

Questi raduni sono stati talvolta punteggiati da tensioni tra diversi individui e le forze dell’ordine. Azioni, blocchi, manifestazioni: trovate il riassunto della giornata con France Bleu.

I punti principali da ricordare

Questo giovedì è il 9° giorno di mobilitazione interprofessionale.

La CGT rivendica 800.000 manifestanti a Parigi, i dati del Ministero dell’Interno non sono ancora noti.

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La lotta dei lavoratori francesi è la nostra lotta

[Versione in francese]

Mentre dall’America Latina al Nordafrica al Medio Oriente assistiamo a un forte risveglio delle lotte sociali e politiche, con la formazione di fatto di fronti unici dal basso contro governi che tutti, in una forma o nell’altra, difendono gli interessi dei capitalisti, in Europa sono ancora una volta i lavoratori francesi a rompere, per la terza volta in 4 anni, un quadro complessivo di passività, con la loro forte mobilitazione contro la “riforma” delle pensioni voluta da Macron.  Una contro-riforma che intende applicare alla lettera anche in Francia l’imperativo capitalistico per l’oggi e i prossimi decenni: lavorare di più e più a lungo, per salari diretti e indiretti inferiori a quelli attuali.

Il 5 dicembre centinaia di migliaia di lavoratori hanno risposto a questo attacco con  scioperi e  grandi manifestazioni di strada insieme a studenti e pensionati (800 mila secondo i dati ufficiali, 1,5 milioni secondo i sindacati) in centinaia di città della Francia. Forte e chiarissimo il loro no alla controriforma  che è volta ad aumentare l’età pensionabile a 64 anni penalizzando chi va in pensione a 62 (attuale età pensionabile), e a ridurre le pensioni rispetto ai sistemi pensionistici attuali, con un sistema “a punti” analogo al contributivo imposto in Italia, e che può essere ulteriormente manipolato verso il basso.

La partecipazione alla protesta è stata la più ampia dagli anni ’90. Continua a leggere La lotta dei lavoratori francesi è la nostra lotta