Riprendiamo da Carmillaonline la recensione che Sandro Moiso ha fatto al libro di Ernest Mandel, Il significato della II guerra mondiale, edito nel dicembre 2021 da Punto critico.
Concordiamo con lui: quest’opera di Mandel “supera di gran lunga tante analisi precedentemente condotte sullo stesso argomento”, per il suo metodo di indagine e perché si sforza di dare conto del carattere realmente mondiale, non solo europeo, di questa guerra, considerando “gli eventi in Asia altrettanto importanti di quelli europei” – è stato in Asia, molti lo dimenticano, che il super-imperialismo yankee ha conosciuto tra il 1945 e il 1953 le sue prime sconfitte in Cina e in Corea, ben più importanti di quella di Pearl Harbour, quando i suoi consiglieri e le sue manovre diplomatiche non riuscirono ad impedire la vittoria della rivoluzione cinese con la cacciata del prediletto Kuomintang dalla Cina continentale; e quando il suo esercito, guidato dal generale Mac Arthur, non riuscì a piegare l’alleanza tra la Corea di Kim Il Sung e la Cina di Mao, il quale definì l’esito della guerra di 33 mesi contro gli Stati Uniti “una vittoria di enorme significato” (come dargli torto?). Si aggiunsero poi, nei decenni seguenti, le disfatte in Vietnam e nell’intera Indocina, e da ultimo l’Afghanistan – impero del dollaro o non impero del dollaro, diventato per certi ricercatori e attivisti “anti-imperialisti” un invincibile feticcio.
Concordiamo anche con l’apprezzamento da un lato, e le critiche dall’altro, che Pietro Acquilino tributa a Mandel nella sua utilissima introduzione. Senz’altro accettabile è lo schema di Mandel che identifica nella seconda guerra mondiale cinque diversi conflitti di differente natura (p. 63), ma a condizione di considerare “la guerra inter-imperialista per l’egemonia mondiale” l’asse strategico rispetto al quale gli altri conflitti sono semplici articolazioni. E però c’è più di qualcosa da dire sul modo in cui Mandel inquadra queste articolazioni. Nessun dubbio sul fatto che la massa dei proletari e dei contadini poveri russi sentì la guerra anti-nazista come “una guerra giusta di autodifesa dell’Unione sovietica contro il tentativo imperialista di colonizzare il paese e distruggere le conquiste della rivoluzione del 1917” (parole di Mandel). Ma il patto Molotov-von Ribbentrop, la spartizione della Polonia con il regime nazista, le conferenze di Teheran, Yalta e Potsdam con le democrazie imperialiste per definire le rispettive sfere di influenza, fanno forse parte di una strategia per la continuazione su scala mondiale della rivoluzione del 1917, o rientrano in una strategia di segno di classe opposto che sta nel quadro della “spartizione imperialistica del mondo [come] filo conduttore di tutto il conflitto” (parole di Acquilino)?
Ancora: è perfettamente vero, come afferma Mandel, che dal seno della guerra mondiale sono fuoriuscite la “guerra giusta del popolo cinese contro l’imperialismo” e “la guerra giusta dei popoli coloniali dell’Asia contro le diverse potenze militari per la liberazione nazionale e l’indipendenza”. Ma le sue generose gratifiche di socialiste a queste rivoluzioni, come a quelle in Jugoslavia e in Albania, portano fuori strada (anche se ognuna di esse ha le sue particolarità, e in ognuna di esse è stata presente una proiezione ideale minoritaria ad andare verso il socialismo).
A nostro parere Mandel sopravvaluta la forza dei movimenti partigiani in Italia e in Francia, e l’autonomia della loro prospettiva politica. Tuttavia in questo caso Mandel critica “l’ambiguità politica della formula secondo cui le forze attive durante quel conflitto si dividevano in ‘fascisti’ e ‘antifascisti'”, una formula che cancellava un ‘particolare’ di enorme peso – che le potenze occidentali “antifasciste” erano, e sono tutt’oggi, le massime potenze imperialiste del mondo. E che la politica di “alleanza antifascista” portò alla “sistematica collaborazione di classe” con le borghesie europee [leggi: subordinazione della classe proletaria alle classi borghesi dominanti], oltre che al “tradimento sistematico delle lotte antimperialiste dei popoli coloniali, per non parlare della controrivoluzione in Grecia” (Mandel) – tutti temi su cui torneremo, così come sulla teoria dello “stato operaio degenerato” e del suo corollario del “sostegno militare, ma non politico, all’URSS”, che non possono essere considerati dei semplici errori di analisi e di posizionamento.
Nonostante queste rilevanti riserve, questo libro di Ernest Mandel è da leggere. E molto bene hanno fatto i compagni di Punto critico a portarlo all’attenzione dei lettori di lingua italiana perché in ogni caso esso “supera di gran lunga tante analisi precedentemente condotte sullo stesso argomento”. (Red.)
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Ernest Mandel, Il significato della seconda guerra mondiale, Associazione Punto Critico, Sacrofano (RM) dicembre 2021, pp. 316, euro 15,00
Il saggio sul secondo conflitto mondiale, le sue origini, i suoi sviluppi e conseguenze, appena pubblicato in Italia da Punto Critico era uscito in lingua originale già nel 1986; eppure, visto il momento storico che il mondo sta attraversando, si rivela ancora di estrema attualità. Ciò è dovuto al fatto che lo studio di Ernest Mandel, condotto sulla base delle categorie marxiste e di una militanza rivoluzionaria e anti-stalinista, supera di gran lunga tante analisi precedentemente condotte sullo stesso argomento, anche se «raccolti tutti insieme, i libri dedicati alla Seconda guerra mondiale occuperebbero centinaia di metri sugli scaffali di una biblioteca».
L’autore evita infatti di dipingere il quadro in bianco e nero, semplice e rassicurante, ma allo stesso tempo reticente e falso, con cui quel conflitto è stato troppo spesso ridotto, a fini propagandistici, a una titanica lotta tra il “bene” e il “male” ovvero tra la democrazia e la barbarie e il totalitarismo nazifascista. Modello storiografico cui si è, invece, abituati fin dalle frequentazioni scolastiche, utile a rappresentare l’attuale come il solo e il “migliore” dei mondi possibili, da difender “ad ogni costo” contro qualsiasi minaccia o attacco proveniente dall’esterno (o dall’interno).
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