
E’ un piccolo evento in campo operaio. E – indipendentemente dai suoi sviluppi – va registrato con grande soddisfazione, fatto conoscere al più ampio giro possibile, e sostenuto.
Per tre giorni di seguito, e in crescendo, gli operai della Stellantis di Pomigliano d’Arco hanno attuato uno sciopero massiccio sulle linee di produzione della Panda e della Tonale. Ad indirlo è stata la FIOM, tuttora esclusa dai tavoli di contrattazione aziendali, secondo la linea Marchionne. A farlo riuscire in pieno, forse prendendo alla sprovvista gli stessi promotori, sono stati gli operai al colmo di un’esasperazione che si è espressa nella parola d’ordine gridata con rabbia nei cortei interni: “dignità, dignità, dignità”.
Il che significa che nella percezione finalmente lucida di questi proletari, l’azienda, il padrone, si è spinto in questi anni nelle sue pretese schiavistiche fino a calpestare la stessa dignità degli operai con l’imposizione di ritmi sempre più frenetici, con la riduzione ulteriore dei margini di sicurezza, lasciando degradare le condizioni igieniche dello stabilimento (i cessi luridi) pur di ridurre i costi di produzione nel momento in cui, provvisoriamente, il mercato dell’auto sta riprendendosi.
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