I ferrovieri statunitensi verso un grande sciopero generale

Abbiamo già segnalato lo stato di agitazione dei ferrovieri statunitensi in un nostro precedente post, ripreso anche dal sito del SI Cobas. Aggiorniamo ora la situazione riprendendo una nota informativa da Sardegna rossa. Torniamo a dire: la lotta di classe negli Stati Uniti d’America riserverà ‘sorprese’ della più grande importanza per la lotta di classe del proletariato internazionale. (Red.)

I FERROVIERI STATUNITENSI, DEL PIU’ GRANDE SINDACATO DEL SETTORE, BOCCIANO IL CONTRATTO MODELLATO SUI DIKTAT DEL GOVERNO BIDEN!

VERSO LO SCIOPERO GENERALE DELLE FERROVIE DEL 9 DICEMBRE 2022!

LO SCIOPERO E’ INACCETTABILE!” – PETE BUTTIGIEG, MINISTRO DEI TRASPORTI!

Il lavorio del governo Biden per far ingoiare l’accordo sindacale del settore ferroviario è fallito per la seconda volta. Aveva iniziato nei primi di settembre dopo le prime bocciature, Biden, il 19 settembre in una trasmissione televisiva fece del terrorismo mediatico per ostacolare lo sciopero. La Casa Bianca continua la sua campagna contro lo sciopero perché e’ terrorizzata per gli effetti sul capitalismo Usa del blocco: si fermerebbe il 40% delle merci che vengono spedite sulle ferrovie e che costa circa 2 miliardi di dollari al giorno. La burocrazia di SMART-TD, i cui iscritti hanno bocciato l’accordo, continua a lavorare con la Casa Bianca per impedire lo sciopero: “ I membri di SMART-TD con i loro voti hanno parlato, ora si riornat al tavolo delle trattative. Tutto questo può essere risolto attraverso negoziati e senza sciopero. Un accordo sarebbe nel migliore interesse dei lavoratori, delle ferrovie, dei caricatori e del popolo americano”.Jeremy Ferguson il presidente di SMART-TD. Questo sindacato è il più forte del settore, 28.000 iscritti

Repubblicani e democratici potrebbero ricorrere al congresso e far votare un dispositivo di legge per imporre l’accordo come fu fatto nel 1991. Ma oggi l’ampiezza, la profondità degli scioperi della classe salariata negli USA e nel mondo è incommensurabile con lo stato della lotta di classe nel 1991 (1).

Finora, quattro dei 12 sindacati delle ferrovie hanno rifiutato l’accordo, SMART-TD è il più potente con 28 mila iscritti. Il rifiuto di SMART-TD ha dato il via a un periodo di riflessione fino all’8 dicembre, durante il quale i suoi lavoratori manterranno lo status quo sul posto di lavoro mentre il sindacato continua a negoziare con il National Carriers’ Conference Committee (NCCC). In caso di impasse il sindacato potrà scioperare a partire dal 9 dicembre.

Il voto contrario dei Lavoratori di SMART-TD può trascinare nello sciopero i 120 mila ferrovieri statunitensi.

Il capitalismo USA non può fare concessioni ai ferrovieri mentre finanzia con decine di miliardi il governo fascista di Kiev per fare la guerra alla Russia. La classe operaia statunitense è destinata a scontrarsi con l’imperialismo di casa propria.

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CONTRO GUERRA E CARO-VITA: COSTRUIAMO L’OPPOSIZIONE DI CLASSE AL GOVERNO MELONI! Venerdì 2 dicembre: sciopero generale. Sabato 3 dicembre: tutti in piazza a Roma – SI Cobas

CONTRO GUERRA E CARO-VITA: COSTRUIAMO L’OPPOSIZIONE DI CLASSE AL GOVERNO MELONI!

VENERDÌ 2 DICEMBRE: SCIOPERO GENERALE

SABATO 3 DICEMBRE: TUTTI IN PIAZZA A ROMA!

In poche settimane, il nuovo governo a guida post-missina ha già svelato a pieno la sua natura reazionaria e ferocemente antiproletaria.

– un governo guerrafondaio, la cui granitica collocazione atlantista si pone in linea con i piani imperialisti a guida NATO e in perfetta continuità con la corsa al riarmo predicata dall’UE e praticata dai precedenti governi Conte e Draghi: un piano che, in un quadro di crisi capitalistica globale, usa la scellerata invasione russa in Ucraina come alibi per avviare un “regolamento di conti” economico e militare con l’imperialismo russo e, in prospettiva, con la Cina e le altre potenze capitalistiche emergenti; un piano che, dietro la retorica sui “diritti democratici” e l’utilizzo strumentale delle istanze di autodeterminazione da ambo i lati (Ucraina occidentale e Donbass) ha come unico scopo la contesa per il saccheggio e la spartizione delle materie prime e delle “sfere di influenza” ai quattro angoli della terra.

– un governo nemico dei lavoratori: mentre l’inflazione svuota i carrelli della spesa e affama milioni di famiglie operaie, si prepara una nuova ondata di regalíe di stato per padroni e padroncini, con la flat tax e l’innalzamento del tetto al contante, vero e proprio incentivo all’evasione. Intanto, centinaia di fabbriche e di aziende chiudono o delocalizzano, generando migliaia di nuovi disoccupati; le scuole e le infrastrutture cadono a pezzi; la sanità e il trasporto pubblico sono al collasso e la mattanza dei morti sul lavoro continua senza sosta.

– un governo nemico dei disoccupati e dei poveri, che punta a cancellare il reddito di cittadinanza per favorire le forme più brutali di sfruttamento, il lavoro nero e i salari da fame.

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Gran Bretagna: lavoratori in lotta contro il carovita (Combat-COC)

Mentre la sanguinaria Truss sconfessa se stessa annullando il provocatorio abbattimento delle tasse sui più ricchi, quelli con oltre 160.000 sterline di guadagni l’anno, deciso pochi giorni fa, costretta dagli stessi gnomi della City che trovano folle un programma ultra-liberista in questo momento, e dal montante malcontento dei lavoratori, è molto utile questo aggiornamento sullo stato delle lotte contro il carovita in Gran Bretagna, che riprendiamo dal blog Combat COC, curato dai compagni e dalle compagne di Pagine marxiste.

Istruttivi sono anche i rilievi critici contenuti nell’articolo: 1) pur avendo le lotte obiettivi quasi sempre comuni, non c’è un ancora coordinamento delle lotte; 2) ci si batte contro il carovita, ma manca un’adeguata iniziativa contro la guerra; 3) i sindacati stanno svolgendo una sorta di supplenza politica (vista la posizione anti-sciopero, o comunque di non sostegno al movimento degli scioperi, assunta dal Labour, e l’inesistenza di altri organismi politici capaci di essere la guida di queste ampie agitazioni), ma questa supplenza non può essere certo risolutiva della questione dell’autonomia di classe. (Red.)

Ma il governo Truss accentua il programma “meno burro, più cannoni”

In Gran Bretagna negli ultimi mesi si è diffusa un’ondata di lotte dei lavoratori salariati come non si vedevano da un quarto di secolo, a difesa del salario taglieggiato dall’inflazione. Diversi sindacati nel settore dei trasporti e dei servizi le hanno promosse e sostenute, anche contro la linea del Labour Party di Starmer, che dopo la parentesi radicale di Corbyn ha ripreso la linea filo-padronale di Tony Blair. Un esempio anche per i lavoratori italiani, parziale tuttavia perché alla lotta per il “burro” non viene affiancata quella contro i cannoni.

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Stati Uniti: i ferrovieri in agitazione. L’economia americana verso il fermo completo questo fine settimana?

Riprendiamo da Business AM di oggi, 13 settembre, un breve articolo che fornisce le notizie essenziali sullo stato di agitazione dei ferrovieri negli Stati Uniti dovuto al prolungamento indefinito degli orari di lavoro – un tema che abbiamo sollevato da lungo tempo come necessità strutturale del capitalismo imperialista negli ultimi decenni contrapponendogli la necessità operaia e sociale della riduzione drastica e generalizzata dell’orario di lavoro. L’articolino di Ch. Pohu non è il massimo come prosa, ma dice l’essenziale, quanto alle rivendicazioni dei lavoratori del settore, e mostra la strettoia in cui si trova l’amministrazione Biden che, da un lato, dichiara il suo sostegno ai sindacati (e, indirettamente, ai lavoratori) mentre dall’altro fa il possibile per impedire che scioperino, insieme ovviamente agli avversari-concorrenti repubblicani. Sennonché è sempre più difficile trovare punti di mediazione tra le grandi compagnie del settore assetate di profitti e i ferrovieri spossati da orari di lavoro che gli tolgono ogni spazio di vita fuori dal lavoro. Agli anti-americani nazionalisti di “casa nostra” tutto ciò che concerne il risveglio del proletariato statunitense interessa zero, anzi è ingombrante; per noi internazionalisti rivoluzionari è invece di enorme importanza perché è questa la forza principale che può minare davvero dall’interno non solo il predominio yankee nel mondo, ma il dominio del capitale (dell'”immane ammasso di merci”) sui produttori e aprire la strada ad un mondo senza sfruttamento. (Red.)

Uno sciopero ferroviario minaccia di fermare la circolazione del 30% delle merci statunitensi a partire da venerdì. Due miliardi di dollari potrebbero evaporare ogni giorno dall’economia statunitense mentre lo sciopero continua. I lavoratori chiedono un orario di lavoro più rispettoso della loro vita privata.

La forza degli scioperi è quella di fermare l’economia. Questo è esattamente ciò che i ferrovieri e i macchinisti degli Stati Uniti minacciano di fare questo venerdì. Sarebbe il primo sciopero ferroviario nazionale in più di 30 anni.

Con lo sciopero, un terzo del totale delle merci del paese finirebbe in stallo, riferisce CNN Business. In previsione dello sciopero, il trasporto merci su rotaia è già colpito oggi. Diverse compagnie, come Amtrak, hanno già cancellato lunghe tratte, altre non accettano più merci pericolose che richiedono un monitoraggio speciale e continuo, per paura che restino ferme. Per i sindacati, queste misure sono un mezzo di pressione e un modo per evitare lo sciopero, a cui dovrebbero partecipare 60.000 lavoratori.

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Il forte sciopero dei camionisti in Corea del Sud

Per una foto ancora più indicativa della compattezza dello sciopero, clicca qui.

Dopo il tentativo fallimentare di spezzare lo sciopero, il governo di Seul ha ceduto, accettando sia la richiesta fondamentale dei camionisti, sia garantendo che non ci saranno azioni penali contro chi ha organizzato e praticato il blocco.

In Corea del Sud si è appena concluso (ieri sera 14 giugno) un forte sciopero di camionisti salariati indetto dall’organizzazione sindacale Cargo Truckers Solidarity, aderente al KCTU. Lo sciopero è durato una settimana e, benché abbia riguardato solo 22.000 lavoratori su alcune centinaia di migliaia del settore, ha avuto un grande impatto sulla catena logistica del paese, rischiando di averlo anche sulle catene di approvvigionamento globale.

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