Mentre nei teatrini parlamentari va in scena la farsa dello scioglimento, o proposta di scioglimento, o proposta di proposta di scioglimento di Forza Nuova presentata dagli antifascisti di stato, scarseggiano i materiali utili a comprendere ideologia, strategia e tattica politica di questa organizzazione e della galassia neo-fascista, di cui Casa Pound rimane tuttora la componente più forte e influente. Il più che si è letto, in un articolone su Domani del 18 ottobre, riguarda la tattica di “infiltrazione” di Forza Nuova nei salotti della chiesa conservatrice, lefebvriana e oltranzista (da cui peraltro la “chiesa di Francesco” non intende smarcarsi), nelle organizzazioni antiabortiste e anti-gay, tra gli ultras nelle curve degli stadi, ed infine nel movimento “no vax” e, anche, “no green pass”. Ma mentre si indugia parecchio sui business di Fiore&Co. e sui lauti finanziamenti a loro disposizione, poco o nulla si dice circa le loro posizioni e prassi caratterizzanti, e tanto meno ci si occupa di demolirle.
Per questa ragione abbiamo deciso di ripubblicare tre testi che si occupano dell’ideologia e dell’azione politica di questi gruppi e di come combatterli sul terreno – una questione di piena attualità.
Il primo è stato distribuito dalle compagne e dai compagni del Cuneo rosso e del Nur al Congresso mondiale delle famiglie, nella grande manifestazione del 30 marzo 2019 – un congresso al quale fu presente in modo molto organizzato Forza Nuova, che è parte integrante dell’Internazionale oscurantista (o nera) che aveva e ha nell’Amerika trumpiana la sua forza trainante e la sua regia. Si tratta di un testo di propaganda che si misura con la strategia complessiva di questa galassia di organizzazioni nemiche impegnate, a dir loro, in una difesa della famiglia che “è tanto più vomitevole in quanto è sbandierata dai principali distruttori e disgregatori di famiglie attualmente in azione”. Se non ci si confronta a fondo anche con queste tematiche, se le si marginalizza ritenendole secondarie, quali non sono nell’esistenza degli individui e delle classi sociali, non si va lontano. E si lasciano sconfinate praterie sulle quali l’Internazionale nera e i suoi accoliti tricolore possono avanzare indisturbati mietendo successi.
Il secondo materiale (ripreso dal n. 3 di “Il Cuneo rosso”, aprile 2019) riguarda in larga misura Casa Pound, che ha molti elementi in comune con Forza Nuova, ma anche suoi tratti distintivi nella misura in cui appartiene al filone “pagano” del neo-fascismo anziché a quello “bigotto”. Ne emerge la radice profonda e lontana di questa formazione in alcune componenti di quell’MSI che la “Repubblica nata dalla Resistenza” ha legalizzato, nonostante fosse stato fondato da un gerarca della Repubblica di Salò ed avesse tratti evidenti di continuità con il regime mussoliniano. Ed emergono anche l’ambizione di indicare una via di uscita “rivoluzionaria” e “antagonista” alla crisi della civiltà capitalistica occidentale, percepita in tutta la sua drammaticità e in tutte le sue dimensioni, e l’attenzione rivolta agli strati più schiacciati e disgregati del proletariato e del sottoproletariato urbano. La sfida che la rinascita e l’attivismo del neo-fascismo pone, quindi, non è soltanto fisica (di auto-difesa, elemento basilare); è complessiva: ideologica, strategica, politica. Guai a banalizzarne la capacità di attrazione e di manovra, in quanto “alternativa” interamente capitalistica e reazionaria alla gestione democratica delle contraddizioni del sistema. Vale la sentenza di Daniel Guérin: “Solo ridiventando rivoluzionario il socialismo riacquisterà il suo potere di attrazione”.
Il terzo testo, che trovate qui di seguito, colloca il farsi strada di questa melma neo-fascista nel quadro dell’ascesa della destra “sovranista” e “populista” in Europa che oggi appare contingentemente in declino, ma le cui ragioni fondanti sono tutt’altro che superate, e contrappone alle prospettive “sovraniste” ed “europeiste”, e alla propaganda di questa destra – soprattutto in materia di immigrazione e guerra agli immigrati – il nostro internazionalismo, l’anti-fascismo, l’anti-razzismo, l’anti-capitalismo di classe che punta alla “ricomposizione di tutti gli sfruttati in un fronte unico proletario anti-capitalista, internazionale e internazionalista”.
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L’estrema destra “sovranista” e “populista” e il nostro internazionalismo
Il lavoro di pelle bianca non può emanciparsi in un paese dove viene marchiato a fuoco quand’è di pelle nera. (K. Marx)
Quest’articolo riguarda le formazioni “populiste” e “sovraniste” di estrema destra in Italia e in Europa, il loro orizzonte politico-ideologico, la loro natura razzista e anti-proletaria. Impossibile parlare in dettaglio di questa eterogenea galassia. Ci concentriamo sul tratto di fondo dei loro orientamenti: l’agitazione di una lotta tra “nazioni” e “razze” grazie a cui i lavoratori autoctoni potrebbero recuperare terreno sul piano delle loro condizioni materiali e spirituali, d’amore e d’accordo con le classi dominanti. Cercheremo di mostrare come questo richiamo al blocco interclassista, peraltro tipico anche dei sovranisti “di sinistra”, sia un veleno paralizzante che rende lavoratori e masse popolari proni allo sfruttamento e, se necessario, a fare da carne da macello. Diremo che è invece sempre più urgente per i lavoratori tutti – donne, uomini, bianchi, neri, vecchi, giovani, musulmani, atei o cristiani etc. – rendersi conto che sono una classe, e che di lì solo passa la questione del miglioramento materiale e dell’“identità”, e più al fondo la grande questione del “superamento” della società del capitalismo, della rivoluzione socialista.
La rinascita dell’estrema destra
Il trentennio neoliberista ha visto rinascere l’estrema destra un po’ ovunque in Europa. Dalla marginalità in cui era relegata – salvo eccezioni, pensiamo all’italiano MSI -, l’estrema destra ha aggressivamente ripreso il centro della scena, riconquistando larghi strati della cara vecchia piccola borghesia e guadagnando consensi anche tra proletari e sottoproletari; sicché:
l’«elettorato dei partiti di estrema destra sorti negli ultimi anni è sideralmente lontano da quello dei partiti fascisti così come dei partiti conservatori: la prevalenza di operai ma anche di lavoratori autonomi, di giovani e di residenti nelle periferie urbane degradate delinea un profilo sociale inedito, per certi aspetti simile a quello tradizionale dei partiti socialdemocratici, salvo per l’assenza del ceto medio impiegato nel settore pubblico».
Continua a leggere Conoscerli per combatterli. A proposito di Forza Nuova, Casa Pound e altri neofascisti (III)