L’articolo di Hart-Landsberg che pubblichiamo qui sotto mostra che negli Stati Uniti i repubblicani stanno per lanciare un profondo taglio delle tasse in favore del grande capitale e con conseguenze drammatiche per i lavoratori.
Forti sconti fiscali per agenzie immobiliari, grandi studi legali e fondi di investimento, e una drastica riduzione delle tasse anche per corporations e multinazionali, che non dovranno più contribuire al fisco per i profitti macinati all’estero. Questi i punti chiave della riforma già approvata nella sostanza dal partito repubblicano alla Camera e al Senato.
Risultati. Primo, una potente spinta ai profitti. Secondo, un altrettanto forte impennata, per 1,5 miliardi di dollari, del già mostruoso debito pubblico statunitense. Terzo, per pagare il debito pubblico in espansione ed i relativi interessi verrà sferrato un violentissimo attacco ai servizi sociali con pesanti conseguenze sulla vita delle masse, e in particolare delle comunità degli afro-americani e degli immigrati. Le ingenti risorse che verranno succhiate allo stato sociale per sanare il debito verranno di fatto sottratte al salario indiretto dei lavoratori, dal momento che, con un sistema fiscale ormai così platealmente regressivo, sono i lavoratori a finanziare le varie forme di protezione sociale.
Insomma, più che mai la massimizzazione dei profitti si staglierà su un panorama di degradazione umana prodotto dalla rapina del salario indiretto dei lavoratori. Questa degradazione comporterà un ulteriore indebolimento della classe lavoratrice statunitense nel suo complesso, e quindi una vulnerabilità crescente davanti agli attacchi dello Stato e del capitale a stelle e strisce. Quanto sostengono i promotori della riforma fiscale, che grossi profitti equivalgono a lavoro e più alti salari, è dunque falso; è, come dimostra tra l’altro uno studio dello stesso dipartimento del Tesoro, una menzogna.
L’autore dell’articolo,Hart-Landsberg, lascia intendere che l’alta finanza e le grandi aziende, col chiedere a gran voce la riforma fiscale, tradiscano l’impegno preso solo pochi anni fa per la riduzione del debito di Stato. Si potrebbe pensare che questi “business leaders” stiano gettando la maschera rivelando la meschina avidità che in realtà li guida, a tutto svantaggio della più opportuna visione ‘di sistema’ che avrebbero tradito. Non è così. Questa riforma fiscale è voluta dal partito repubblicano tutto, non solo dall’esagerato Trump, e questo perché, come dice lo stesso CEO di J. P. Morgan Chase&Co., questa riforma ha a che fare col capitalismo in generale, “it’s all about capitalism”; è il ‘sistema’ che la vuole, o meglio, la necessita, nel tentativo sempre più aggressivo di rilanciare l’accumulazione negli Stati Uniti. Detassare il capitale quindi, e far schizzare verso l’alto il debito pubblico – debito su cui speculerà più che mai la finanza, innescando nuovi, violenti attacchi allo stato sociale e al mondo del lavoro. Certo, ciò è destabilizzante, contraddittorio, e alimenterà in particolare delle bolle finanziare di dimensioni mostruose. Ma questo è il capitalismo: “it’s all about capitalism”.
In Italia sembra purtroppo essersi spenta ogni voce critica rispetto a quella devastante arma anti-sociale che è il meccanismo del debito pubblico – prodotto dalla detassazione del capitale, o direttamente dall’elusione ed evasione fiscale, occasione di ghiotti investimenti dello stesso capitale nella sua veste finanziaria e vero strumento di tortura contro i lavoratori, sulla cui schiena viene scaricato il deficit attribuendone loro, per giunta, la responsabilità. Quest’indifferenza verso l’arma del debito è pericolosa, in particolare, perché la riforma fiscale statunitense avrà una tale portata, darà un tale slancio al capitale yankee, che tutti, a cominciare dall’UE, dovranno adeguarsi per competere con analoghe misure spremi-lavoratori. Del resto si può già sentire un Pietro Ichino dire che è giusto che l’eta’ pensionabile in Italia sia la più alta d’Europa, perché anche il debito pubblico italiano è il più alto nell’Unione, laddove la causa di questo debito sarebbe il sistema pensionistico e sociale in genere: menzogne odiose.
E’ importante – lo sarà sempre più – essere consapevoli della folle logica del capitalismo, e quanto sta succedendo oltreoceano è un grave monito per l’immediato futuro.

Tax Cuts: Its All About Capitalism, by Marty Hart-Landsberg
Powerful corporations and the rich in the United States continue their winning ways. By narrow margins, both the House of Representatives and Senate have agreed on a budget proposal that calls for an increase in the federal deficit of $1.5-trillion in order to fund a major reform of the U.S. tax system that will make the rich and powerful even more so.
Republicans in each house of Congress still need to work out the specifics of their desired tax reform and then negotiate any differences before they can send the budget to President Trump for his signature. But, there seems to be general consensus on the following business tax changes:
- slash the top tax rate on pass-through business income from partnerships and limited liability companies or sole proprietorships from 39.6 per cent to 25 per cent; most law firms, hedge fund and real-estate companies are pass-through companies in which profits are counted and taxed as the owner’s personal income
- reduce the corporate income tax from 35 per cent down to 20 per cent
- repealing the corporate alternative minimum tax
- replace the current global profit tax on business with a territorial tax, which means corporations will no longer be required to pay taxes on their foreign earnings.
- institute a one-time lower tax rate on repatriated corporate profits currently held outside the country.
Tax Cuts for the 1%
The Tax Policy Center estimates that these and other less significant changes would give corporate America a $2.6-trillion tax cut over the next decade. Continua a leggere U.S.A. Detassazione del capitale, oppressione mondiale del lavoro