Riprendiamo e traduciamo dal sito del Workers’ Front of Ukraine un secondo e più ampio intervento sulle radici della guerra in corso e la posizione che i marxisti non adulterati debbono assumere dinnanzi ad essa, contro di essa. Anche in questo caso, come nel testo precedente, ci sarebbero da discutere molte cose, a cominciare dall’idea particolarmente ingenua, e priva di fondamento, che il capitalismo sia nato in Ucraina e in Russia d’improvviso, e pressoché dal nulla, dopo la dissoluzione dell’Urss nei primi anni ’90. Ma confidiamo che ci sarà tempo e modo di farlo con loro, e con compagni che la pensano come loro, a partire proprio dallo schieramento fondamentale assunto in questa guerra che ci fa sentire vicini questi compagni. In questa seconda traduzione ci pare più corretto denominarli Fronte dei lavoratori dell’Ucraina, anziché, come nella prima traduzione, Fronte operaio dell’Ucraina (Red.)
Fronte dei lavoratori dell’Ucraina. Il marxismo ucraino e l’invasione russa
di Lev Sergeev
La guerra russo-ucraina è nel pieno del suo svolgimento: sta andando avanti da un mese ormai. L’autore di questo articolo ha avuto l’opportunità di prendervi parte personalmente come membro delle formazioni ucraine. Nel frattempo, durante tutto il conflitto, il Fronte dei lavoratori dell’Ucraina, in quanto principale organizzazione marxista-leninista nel nostro paese, non ha smesso di riferire sulle posizioni dei comunisti su questioni urgenti legate a questa guerra. Il primo articolo intorno a cause e natura dell’attuale conflitto è stato pubblicato poco prima dell’inizio della guerra. Diversi materiali essenziali sono stati e continuano a essere pubblicati dall’inizio della guerra. Per comprendere appieno il nostro punto di vista, vale la pena leggere tutte queste pubblicazioni, di cui ce n’è in abbondanza. E ora che la situazione ha raggiunto una certa maturità, possiamo riassumere brevemente le opinioni dei comunisti ucraini e sottolineare i punti salienti dell’atteggiamento del Fronte dei lavoratori dell’Ucraina nei confronti della guerra.
È ben noto che la politica è l’espressione concentrata dell’economia e la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi (violenti). Cos’è l’economia contemporanea? È una varietà grande e molto diversificata di capitali. Ma essi sono piuttosto uniformi sotto un aspetto: ognuno di essi rappresenta valore. La differenza tra loro emerge solo se li compariamo: si scopre che un capitale vale più del secondo, il terzo vale più di questi due insieme, il quarto vale persino meno del secondo, ecc. Nella loro totalità, formano un sistema molto complesso di relazioni tra di loro, prendendo ciascuno il proprio posto sotto il sole. Ma questo complesso sistema è messo in moto dal seguente semplice fattore (insieme ad altri): il capitale non può stare fermo; o aumenta o diminuisce. Dopotutto, cos’è il capitale? Si tratta, in sostanza, di un valore specifico utilizzato per realizzare una determinata operazione, che dovrebbe, al suo completamento, mostrare un valore incrementato – in qualche modo più significativo di quanto inizialmente investito in tale operazione – per portare profitto. Sì, sarebbe anche possibile sprecare o sperperare l’intero profitto o farlo con ogni profitto successivo. Ma prima o poi la bella vita finisce: non bisogna dimenticare che il capitale non esiste nel vuoto; altri capitali lo circondano, il mondo dei capitali è molto affollato e il mercato molto limitato. È un mondo di una corsa senza fine, un mondo della guerra di tutti contro tutti: la competizione (temporanee alleanze sono certamente consentite, ma non cambiano il quadro generale). Per sopravvivere in esso, è necessario gestire saggiamente i profitti, sforzarsi di utilizzare ogni profitto per aumentare i profitti successivi, far crescere il capitale e investire nello sviluppo e nell’espansione del business con ogni mezzo. Chi lo fa, ha una possibilità di successo a lungo termine; chi non lo farà, sarà fregato e sicuramente andrà in bancarotta. Inoltre, più grande è il capitale, maggiore è il suo arsenale di mezzi per sopprimere la concorrenza. E la concorrenza, come ogni lotta, genera vincitori: grandi affari. Essa dà anche forma e regna sovrana nel summenzionato complesso sistema di relazioni tra tutti i capitali. È un ordine economico mondiale in cui le grandi aziende (e le grandi banche) si accaparrano la fetta maggiore del mercato mondiale con i loro network e dettano le regole del gioco da più di cento anni. Ma nessuna azienda, per quanto gigantesca, può riposare sugli allori perché il suo posto è costantemente minacciato da aziende concorrenti, grandi e piccole, tra le quali sussiste a propria volta un rapporto di rivalità. Un buon soldato aspira a diventare un generale, e un buon capitale aspira a diventare sempre più grande e più grande all’infinito, distruggendo i concorrenti.
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