Il crack dell’Amerika (II)

Mentre decine di grandi città degli Stati Uniti sono piene di giovani neri, ma non solo neri, in rivolta; mentre la loro incontenibile furia costringe il duro Trump a rintanarsi come un coniglietto qualsiasi nel bunker della Casa Bianca; mentre la loro minacciosa forza costringe un certo numero di poliziotti a onorare in ginocchio George Floyd; vale la pena riprendere il nostro cortometraggio sul crack della società statunitense proprio dal sistema dell’istruzione, per poi occuparci della inaudita polarizzazione sociale e chiudere le nostre riprese sui punti di forza dell’Amerika, e sui nessi con i suoi punti deboli – sempre, si capisce, con l’aiuto di Massimo Gaggi, giornalista del Corriere della sera. Dopo lo lasciamo libero … (foto e descrizioni tratte da: Joakim Eskildsen, Photo Essay: Deep Poverty in America)

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Europa. Competizione globale e lavoratori poveri, di L. Pradella

[English Version]

La disoccupazione ha raggiunto livelli senza precedenti in Europa occidentale. I salari sono in discesa e si intensificano gli attacchi all’organizzazione dei lavoratori. Nel 2013 quasi un quarto della popolazione europea, circa 92 milioni di persone, era a rischio povertà o di esclusione sociale. Si tratta di quasi 8,5 milioni di persone in più rispetto al periodo precedente la crisi.

La povertà, la deprivazione materiale e il super-sfruttamento tradizionalmente associati al Sud del mondo stanno ritornando anche nei paesi ricchi d’Europa.

La crisi sta minando il “modello sociale europeo”, e con esso l’assunto che l’impiego protegge dalla povertà. Il numero di lavoratori poveri – lavoratori occupati in famiglie con un reddito annuo al di sotto della soglia di povertà – è oggi in aumento, e l’austerità peggiorerà di molto la situazione in futuro.

Alcuni critici sostengono che l’austerità è assurda e contro-producente, ma i leader europei non sono d’accordo. Durante l’ultima tornata di negoziati con la Grecia l’estate scorsa, Angela Merkel ha dichiarato: “Il punto non sono alcuni miliardi di euro – la questione di fondo è come l’Europa può restare competitiva nel mondo.” C’è del vero in tutto questo. Quello che la Merkel non dice è che i lavoratori in Europa, nel Sud dell’Europa in particolare, competono sempre di più con i lavoratori del Sud del mondo. L’impoverimento e l’austerità in Europa sono le due facce della stessa medaglia, e riflettono una tendenza strutturale all’impoverimento e profondi cambiamenti dell’economia globale.

In una società capitalista i profitti provengono dal lavoro-vivo. L’aumento della produttività non è finalizzato a migliorare i livelli di vita, ma ad abbassare il salario relativo, ossia la differenza tra il valore prodotto e il valore appropriato dai lavoratori. L’accumulazione di capitale tende perciò a una crescente polarizzazione tra povertà e ricchezza, una polarizzazione che può coesistere con un aumento dei livelli di vita per alcune sezioni della classe lavoratrice.

Questa dinamica e il rapporto sociale tra lavoratori e capitalisti su cui essa si basa, però, non sono confinati all’interno dei confini nazionali. Per Marx l’impoverimento non è solo una questione di salari reali della classe lavoratrice nel Nord del mondo: l’impoverimento riguarda aspetti quantitativi e qualitativi delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori alla scala globale piuttosto che nazionale.

L’espansionismo economico e militare è parte integrante dell’accumulazione capitalistica. Mediante gli investimenti esteri e le migrazioni esso permette di espandere a livello globale l’esercito industriale di riserva e la forza-lavoro sfruttabile. L’espansione dell’esercito industriale di riserva permette al capitale di abbassare i salari e di prolungare la giornata lavorativa, riducendo così la domanda di forza-lavoro ed ingrossando ulteriormente la riserva di forza-lavoro, in un circolo vizioso di super-sfruttamento e disoccupazione/sotto-occupazione dispiegato alla scala globale.

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