Gli indici di mortalità da Covid-19 sono molto più alti nella classe operaia e tra i salariati. Ovunque

Riprendiamo dal sito WSWS, con colpevole ritardo, questo articolo che mostra come nella prima fase della pandemia/sindemia da Covid-19 la classe sociale più colpita in Inghilterra e nel Galles sia stata la classe operaia.

Abbiamo pubblicato nelle scorse settimane dati analoghi relativi agli Stati Uniti, riguardanti in modo specifico la popolazione afro-americana (dove gli indici di mortalità da Covid-19 sono stati fino a 6 volte più alti tra i neri rispetto ai bianchi) e quella immigrata di recente.

Ed anche in Italia si comincia finalmente a disporre di dati simili. Vittorio Agnoletto, nel suo Senza Respiro, un’utilissima documentazione appena pubblicata da Altreconomia, mette in luce quanto sia stata forte l’incidenza dei contagi avvenuti su tutti i luoghi di lavoro, a cominciare dagli ospedali, e come questa circostanza abbia fatto scendere a 47 anni l’età media dei lavoratori contagiati (p. 133), provocando un numero di morti da contagio sul luogo di lavoro decisamente sottostimato. Denuncia, poi, la sostanziale assenza di controlli sulle aziende che sono andate avanti a pieno regime anche a marzo e aprile – in provincia di Milano sono state (al 19 aprile) 228 su almeno 4.000 aziende, poco più del 5%! Anche Marco Revelli, in un articolo su “La Stampa” del 28 ottobre, osserva: “Non possediamo purtroppo i dati torinesi sulla distribuzione topografica del contagio (…), ma quelli milanesi sì, e ci rivelano che nella fase esplosiva della prima ondata il virus in arrivo da sud-ovest, dal lodigiano, aveva bypassato il centro dell’upper class e dell’ex Milano da bere – l’area interna alla cerchia dei viali -, per concentrarsi tra Niguarda, Affori e Quarto Oggiaro, nei quartieri dormitorio del precariato e del residuo (?) lavoro manuale. Quelli che non avevano potuto ricorrere allo smart working, e che erano stati mandati al ‘fronte’ nei lavori indispensabili, nei servizi alle persone e nella distribuzione (con massima esposizione al rischio). Lo stesso a Roma, dove all’esterno del raccordo anulare il virus aveva corso veloce”.

Insomma sotto tutti i cieli, per il capitale e per lo stato (democratico, o non) del capitale, la classe operaia, il salariato, è carne da macello. Sta a noi, con la lotta e l’organizzazione di classe, sollevarci contro questo ‘destino’, e mostrare che non siamo carne da macello.

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